PEPE NERO, C’È FANELLI
In caso di presidenza leghista non è detto che sia proposto il nome del segretario lucano. Il vicepresidente della Giunta potrebbe non dispiacere ad Azione e dialoga con Italia Viva
Iniziano a riscaldarsi i motori del centrodestra verso le elezioni regionali della prossima primavera. In attesa di conoscere se l’election day si farà e se il voto sarà a giugno per tutti, all’interno della coalizione si comincia a parlare di leadership e di candidatura a presidente. Come sempre accade nella coalizione, sarà una decisione romana adottata ascoltando i territori e presa all’ultimo minuto utile. È stato così in Sardegna, è stato così nel Lazio, sarà probabilmente la stessa situazione in Basilicata. Dopo le bordate di Fratelli d’Italia durante il congresso provinciale, immaginavamo una forte presa di posizione della Lega a rivendicare la presidenza della Regione Basilicata. Non è ancora avvenuto, verosimilmente impegnati negli ultimi adempimenti formali per la presentazione delle liste in Sardegna, i leghisti staranno aspettando il momento giusto per potersi muovere e decidere come rivendicare una postazione di compensazione. Le notizie in nostro possesso ci dicono che la Lega e soprattutto Salvini non possono rinunciare alla Basilicata a cuor leggero, in considerazione del fatto che non è immaginabile per via Bellerio che non ci sia neanche una presidenza prima delle elezioni regionali e che la Basilicata è l’ultima speranza per il progetto nazionale di Salvini che, in mancanza, sarebbe costretto a chiudersi negli angusti confini bossiani della Padania.
NON SOLO PEPE
La novità in casa Lega è che qualcuno fa notare che non è soltanto Pasquale Pepe ad avere i titoli per provare a rivendicare la presidenza della Regione a nome di Alberto da Giussano. L’ex senatore, infatti, è attualmente “soltanto” il sindaco di Tolve e l’incarico consulenziale ottenuto nel ministero di Salvini certamente non gli dà galloni di valore politico particolare. Pepe, pur essendo indubbiamente il pioniere della Lega, è anche il protagonista della stagione di disgregazione del partito stesso in Basilicata. Le fuoriuscite di Coviello e Cicala hanno in comune la presa di distanza dal modo in cui Pepe ha gestito il partito. Da quando è segretario regionale si è registrata anche la fuoriuscita di Aliandro e di Merra e il recupero forzoso di Dina SIleo motivato più da ragioni tattiche e assessorili che da reale convinzione.
FANELLI HA I TITOLI SUFFICIENTI
Cinque anni sono un tempo in cui si cambia la posizione degli uomini. Cinque anni fa Francesco Fanelli era un appena eletto consigliere regionale, suffragato da migliaia di preferenze (il più votato dopo Pittella) che si affacciava per la prima volta non solo nella massima Assise regionale ma anche con il compito di guidare la pattuglia leghista in Giunta. Dopo cinque anni ha un bilancio al suo attivo più che positivo. È l’unico assessore della squadra di Governo che ha retto cinque anni in Giunta ed è stato per tutta la durata della legislatura vicepresidente della Giunta regionale. Per capire il profilo della crescita dell’uno e della decrescita dell’altro basti pensare che, cinque anni fa, Pepe era Senatore e Fanelli un candidato alla Regione che si apprestava ad essere il più votato del centrodestra. Oggi Fanelli è l’assessore di più lungo corso della Regione Basilicata, Pepe è soltanto il sindaco di un paesino sulla collina lucana. Una differenza sostanziale che non è possibile colmare soltanto con la segreteria regionale e con un incarico romano. La politica ha i suoi ritmi ed i suoi tempi ed, evidentemente, nel momento in cui la Lega dovesse chiedere e rivendicare la presidenza della Regione non potrebbe non dare una attenzione al suo vicepresidente della Giunta che, tra le altre cose, come assessore alla Sanità sta lasciando un segnale positivo nella gestione della principale voce di spesa della Regione. La nomina di Mancini quale Direttore Generale del Dipartimento, infatti, segnala la differenza operativa tra una gestione superficiale ed una dedicata alla crescita della Sanità lucana. Una scelta che delinea chiaramente la levatura politica e di visione di Fanelli che dimostra di avere la giusta lungimiranza della politica.
UNA CAPACITÀ IMPORTANTE DI DIALOGO
A tutto ciò si deve aggiungere che Francesco Fanelli dimostra una importante capacità di dialogo. Suonano ancora nell’aula di via Verrastro le parole di Marcello Pittella che lo definì pubblicamente come «capace ad ascoltare» e anche con l’opposizione centrista più volte ha mostrato una volontà dialogante che potrebbe essere una chiave di volta importante per il centrodestra. Il centrosinistra sta mostrando tutta la sua capacità innata di autodistruzione che ha lasciato “fuori casa” i socialisti di Valvano e Azione di Pessolano e Pittella che potrebbero trovare in Fanelli un ottimo interlocutore con cui relazionarsi. Situazione analoga potrebbe esserci anche in Italia Viva con Polese che più volte ha mostrato una certa “corsia preferenziale” di dialogo con il vicepresidente della Giunta regionale.
Di Massimo Dellapenna