LAMORGESE HA DETTO NO
L’ex Ministro si defila. Lettieri cerca soluzioni capitoline. Ipotesi Piemonte al Pd, Basilicata ai 5S. Bardi dopo la gestione dell’emergenza hacker, sarà a Roma per fissare la data delle elezioni
Da quello che siamo in grado di apprendere dai rumors del transatlantico, l’ipotesi di una coalizione di campo largo unita intorno alla Lamorgese è definitivamente tramontata. Il Partito Democratico nelle sue massime espressioni ci avrebbe provato, avrebbe avuto anche il sostegno di Speranza e di Conte ma le parti avevano fatto i conti senza l’oste. A dire di no, stando alle voci di corridoio, sarebbe stata proprio l’ex ministro degli Interni più interessata a proseguire il suo lavoro prefettizio che a tornare nell’agone politico. Il Prefetto, infatti, fu nominata come tecnico puro senza mai aver svolto alcuna attività politica è non parrebbe interessata ad una ipotesi in prima persona. Come nella tela di Penelope, dunque, quanto intessuto la domenica viene distrutto il lunedì. I Proci attendono un responso ma, per dirla in modo meno aulico, il cero si consuma e la processione non cammina. Ad oggi l’unica ipotesi in campo è quella di Angelo Chiorazzo che, però, non riscuote il consenso di parte del Partito Democratico, di Italia Viva, di Azione e del Movimento Cinque Stelle. Partito lancia in resta per la campagna elettorale, il re delle coop potrebbe essere obbligato ad una fuga ignominiosa a meno che non decida di continuare anche senza il sostegno del “campo largo”.
LA EXIT STRATEGY DI LETTIERI
Le cronache politiche ricordano che il primo entusiastico sostegno a Chiorazzo venne da Giovanni Lettieri. In una tumultuosa riunione della Direzione regionale del Partito, il segretario Dem non ascoltò il saggio consiglio di Salvatore Margiotta, forzò la mano e diede un sostegno eccessivamente anticipato al candidato proposto da “Basilicata Casa Comune” alzando bandiera bianca all’ipotesi di una candidatura del Pd da mettere al tavolo delle trattative. Dopo aver accertato l’indisponibilità di Pittella, Valvano e dei Cinque Stelle a sostenere Chiorazzo, lo stesso segretario del Pd è stato costretto ad aprire all’ipotesi trattativistica delle primarie per scegliere la candidatura a Presidente. Ipotesi scartata sia dal Movimento pentastellato che da Azione e Italia Viva con gli ultimi due che restano in attesa delle definitive scelte delle due coalizioni e il primo che aspetta di capire cosa accade a livello nazionale nel campo largo. Domani Giovanni Lettieri sarà a Roma per cercare di capire come risolvere la questione e provare a dipanare la matassa che sembra sempre più complicata. Sul tavolo degli scenari possibili c’è anche una exit strategy per Chiorazzo che gli consenta di rinunciare in modo non traumatico alla candidatura.
IL PIEMONTE AL PD, LA BASILICATA A M5S?
Come sempre accade la Basilicata non è una monade isolata, ha porte e finestre e comunica con il resto d’Italia. In queste ore il “campo largo” è attento a capire come bilanciare i vari rapporti di forza tra i partiti per cercare di non presentarsi divisi in ogni regione. Il confronto è principalmente tra Movimento Cinque Stelle e Parti- to Democratico. In Piemonte il tavolo regionale non ha trovato la quadra. Ad oggi i punti programmatici tra M5S e il Pd sono distanti e la forbice non sembra facilmente riducibile. Il Partito Democratico ha avanzato la proposta di candidatura di una schleinana di ferro come la Gribaudo. Ufficialmente il Movimento fa muro ma, a quanto pare, ci sarebbe una ipotesi di apertura che passa per l’esclusione di Azione, il non allargamento della coalizione ad Alessandria e alcune smussature sui punti programmatici che vedrebbero la rimodulazione di quanto previsto su gestione dei rifiuti, rapporti tra sanità pubblica e privata e alcune altre questioni marginali. Il segreto sarebbe quello di sostituire l’indicativo della certezza con un più politicamente accettabile congiuntivo del dubbio. In aiuto della politica verrebbe la grammatica e i giochi di parole, come ai tempi delle convergenze parallele. La grammatica, però, vale per la propaganda da dare in pasto al Popolo. La politica è soprattutto sostanza. Nell’ambito dell’accordo per il Piemonte passerebbe, al di là dei giochi di parole sui programmi, la consegna al Movimento Cinque Stelle della candidatura unitaria per il campo largo. In questo caso, ovviamente, porte chiuse (ma la chiusura sarebbe reciproca) per Azione e Italia Viva e ritiro di Chiorazzo che, al massimo, potrebbe provare a percorrere una strada solitaria.
IL CENTRODESTRA ATTENDE
Il centrodestra, intanto, attende. Il Generale Bardi aspetta di capire quando è consigliato indicare la data delle elezioni. Il pendolo misura l’oscillazione tra il fissarlo subito o attendere l’election day. Una decisione più politica che tecnica. La storia recente del centrodestra insegna che, quando la Presidenza non è certa, le accelerazioni non sono consigliate. Solinas ha provato ad accelerare stabilendo in anticipo la data delle elezioni ed è stato silurato immediatamente dopo e anche Toma in Molise ha avuto un destino più o meno analogo. Bardi non vorrebbe attendere fino a giugno ma aspetta consigli romani. La Lega in silenzio si muove per ottenere la candidatura per un proprio uomo, Fratelli d’Italia già soddisfatto per la Sardegna (che si aggiunge ad Abruzzo, Marche e Lazio) resta sorniona avendo già messo nel mirino il Veneto che Zaia dovrebbe lasciare per raggiunti limiti di mandati. Il senso della politica lo vorrebbe a Roma ma il senso del dovere lega Bardi al territorio. In questi giorni sta lavorando con i tecnici pancia a terra per cercare di risolvere i problemi determinati dall’attacco Hacker che ha colpito il sistema informatico della sanità lucana. In settimana il Generale dovrebbe salire a Roma per incontrare Tajani e per cercare di capire con lui se esiste un consenso alla sua ricandidatura e, soprattutto, quando stabilire la data delle elezioni. Parrebbe già pronto un decreto per fissare a metà aprile le elezioni regionali ma il Generale non intende muoversi senza una autorizzazione o, quanto meno, un placet romano. Il caos del centrosinistra consente al centrodestra di aspettare. L’esperienza politica insegna che la mossa giusta non è quella prima ma quella fatta nel momento più adatto e qualcuno, tra in consiglieri del presidente, comincia a fargli notare che votare insieme Comunali e Regionali potrebbe essere per lui un vantaggio.
Di Massimo Dellapenna