STRAGE RIGOPIANO : RIEPILOGO DELLA SENTENZA ODIERNA DELLA CORTE D’APPELLO DELL’AQUILA
Otto condanne e 22 assoluzioni. I giudici hanno confermato le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso. Oltre all’ex prefetto Provolo, che dovrà scontare una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio, sono stati condannati Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola
È GIUSTO INFORMARE
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE
#ègiustoinformare #oltrepazzano
R.G. App. n. 1410/2023
CORTE DI APPELLO DI L’AQUILA SEZIONE PENALE
Il Presidente,
in relazione alla richiesta formulata da alcuni organi di informazione in merito alla possibilità di assistere, li giorno 14 febbraio 2024, alla lettura del dispositivo della emananda sentenza del processo “Rigopiano”,
comunica che ciò non può essere consentito, stante la trattazione del procedimento con rito abbreviato in camera di consiglio, essendo possibile la celebrazione in udienza pubblica solo in caso di richiesta di tutte le parti;
comunica altresì che, in conformità alle linee guida del CSM ni materia di rapporti tra uffici giudiziari e
mezzi di comunicazione, darà diffusione, al termine dell’udienza, di un apposito “abstract” esplicativo del dispositivo della emananda sentenza.
Pertanto, al fine di provvedere alla predetta consegna, incontrerà gli operatori degli organi di informazione, che dovranno munirsi di apposito preventivo accredito presso la cancelleria penale della
Sezione mediante specifica richiesta da trasmettere all’indirizzo PEO: cancelleria.penale.ca.laquila@giustizia.it.
La richiesta di accredito dovrà pervenire entro e non oltre il 9.2.2024.
L’Aquila, 26.1.2024
Il Presidente
Dott. Aldo Manfredi
SENTENZA APPELLO PER RIGOPIANO:
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Otto condanne e 22 assoluzioni: è il verdetto della Corte d’Appello dell’Aquila per la tragedia di Rigopiano
I giudici hanno confermato le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso. Oltre all’ex prefetto Provolo, che dovrà scontare una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio, sono stati condannati Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola.
Dopo cinque ore di Camera di Consiglio la Corte d’Appello dell’Aquila ha parzialmente riformato la sentenza del processo per la tragedia di Rigopiano: condannato a 1 anno e 8 mesi l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo
L’ex Prefetto di Pescara Francesco Provolo è stato condannato a 1 anno e 8 mesi e non a otto anni come era stato capito dai molti dei presenti, a causa dell’impianto audio malfunzionante. Nel processo di primo grado Provolo era stato assolto.
Il presidente dei giudici Aldo Manfredi ha annunciato di avere messo a disposizione un abstract esplicativo della sentenza.
Il commento dell’avvocata di parte civile Vania Della Vigna: “Nella sostanza l’impianto accusatorio della Procura della Repubblica di Pescara ha retto. Il segnale di miglioramento c’è”.
Oltre alla condanna a 1 anno e 8 mesi dell’ex Prefetto di Pescara Provolo, le altre variazioni rispetto al primo grado sono: 2 anni e 8 mesi (come la condanna, confermata, del sindaco di Farindola Lacchetta) del responsabile tecnico del Comune di Farindola Enrico Colangeli; 1 anno e 4 mesi a Leonardo Bianco, capo di gabinetto della Prefettura di Pescara. Rimangono immutate le posizioni della Regione Abruzzo e della Provincia di Pescara, che restano fuori dal cono di attribuzione di responsabilità.
Alcuni dei parenti delle vittime hanno espresso rammarico per quella che ritengono una sentenza non soddisfacente e inadeguata, seppure rappresenti un piccolo passo avanti in direzione della giustizia. I famigliari hanno anche detto che valuteranno insieme agli avvocati se presentare ricorso.
In aula il comitato dei parenti delle vittime ha atteso con grande ansia la lettura del dispositivo.
Il disastro risale al 18 gennaio 2017 quando, alle 16.49, una valanga travolse e distrusse il lussuoso resort alle pendici del versante pescarese del Gran Sasso, provocando la morte di 29 persone.
Non ci sono state repliche dalla pubblica accusa, dalla parte civile e tanto meno dagli avvocati dei 30 imputati per i quali la Procura di Pescara ha fatto ricorso: da qui la decisione da parte del collegio dei giudici presieduto da Aldo Manfredi di ritirarsi subito in Camera di Consiglio.
Poco prima della sentenza d’appello di oggi Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane di 28 anni morto sotto le macerie dell’hotel, aveva dichiarato:
“Se si ripetesse anche in appello un verdetto simile a quello avuto a Pescara, significherebbe che in Italia funziona tutto all’incontrario e, per quanto mi riguarda, sarebbe da rifare tutto. Quest’anno abbiamo comunque seguito l’iter sperando in qualcosa di diverso. Ci auguriamo di non dover rivivere quello che abbiamo vissuto a Pescara”.
Dopo la sentenza lo stesso Feniello ha avuto parole durissime, ha detto che si aspettava la condanna di Regione Abruzzo e Provincia di Pescara e ha citato Massoneria e poteri forti annunciando che ricorrerà in Cassazione.
RIEPILOGO DELLA SENTENZA ODIERNA DELLA CORTE D’APPELLO DELL’AQUILA:
Otto condanne e 22 assoluzioni. I giudici hanno confermato le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso. Oltre all’ex prefetto Provolo, che dovrà scontare una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio, sono stati condannati Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola.
In primo grado furono condannati in cinque: il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta (due anni e otto mesi); i dirigenti della Provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (tre anni e quattro mesi ciascuno); sei mesi ciascuno per l’ex gestore Bruno Di Tommaso e il geometra Giuseppe Gatto.
In quella occasione l’accusa di disastro colposo cadde per molti dei principali imputati, tra i quali l’ex Prefetto Francesco Provolo, per il quale il pool della procura coordinato dal procuratore capo Giuseppe Bellelli e composto dai sostituti procuratori Anna Benigni e Andrea Papalia aveva chiesto 12 anni; l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, per il quale erano stati chiesti sei anni.
Assolti anche tecnici e dirigenti regionali in uno scenario, secondo l’articolato impianto accusatorio, di diffuse responsabilità su vari fronti, dai permessi di costruzione dell’albergo, alla gestione dell’emergenza di quei giorni drammatici sul fronte delle condizioni atmosferiche, alla gestione dei soccorsi, fino ad una presunta vicenda di depistaggio in merito alla telefonata di Gabriele D’Angelo, dipendente dell’albergo e una delle vittime, che aveva allertato la Prefettura sulla situazione di pericolo, fatta sparire.
Altra protagonista del processo è la Carta Localizzazione Pericolo Valanghe (Clpv), mai attivata dalla Regione Abruzzo, tirata in ballo dai legali del sindaco di Farindola per dimostrare che in presenza di quella carta avrebbe avuto strumenti per effettuare interventi preventivi; nel mezzo una lunga serie di perizie che non hanno portato a un quadro di totale chiarezza. In Corte d’Appello, i due pm di Pescara, Anna
Benigni e Andrea Papalia hanno spiegato nei minimi dettagli le ragioni del loro ricorso, ribadendo in maniera approfondita le responsabilità degli imputati, sulla loro scia gli avvocati di parte civile, mentre la gran parte degli avvocati difensori ha attinto alle motivazioni della sentenza di primo grado e, in alcuni casi, ponendo dubbi perfino sulle legittimità dei ricorsi stessi.
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3️⃣ CONDANNE IN PIÙ SENTENZA PARZIALMENTE RIFORMATE
Rigopiano, la sentenza d’Appello per la valanga sul resort alle pendici del Gran Sasso: #condannato l’ex prefetto #Provolo #22assoluzioni
L’appello dei familiari e la sete di giustizia dopo l’ultima sentenza che non aveva riconosciuto il disastro colposo: ma anche stavolta l’impianto è stato confermato, non c’è stato un vero ribaltamento delle posizioni
Condannato a un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti di ufficio (per mancata convocazione della sala operativa) l’ex prefetto di Pescara, #FrancescoProvolo che in primo grado era stato assolto.
L’accusa aveva chiesto per lui la condanna a 12 anni.
Condannati anche Enrico Colangeli (2 anni e otto mesi), tecnico comunale, e Leonardo Bianco (un anno e 4 mesi), dirigente della Prefettura di Pescara, entrambi assolti in primo grado.
Sono le tre novità della sentenza d’Appello per la strage di Rigopiano, arrivata dopo 5 ore di camera di consiglio.
L’impianto della sentenza di primo grado è stato confermato, non c’è stato un vero ribaltamento delle decisioni prese l’anno scorso:
sono state 22 le assoluzioni, tra cui l’ex presidente della provincia di Pescara, Antonio Di Marco.
Confermate le sentenze di condanna del primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, e per i 2 funzionari della provincia, Mauro Di Blasio e Paolo D’Incecco, responsabili della viabilità e pulizia della strada che conduceva al resort.
Condanne confermate per Bruno Di Tommaso, gestore dell’albergo, deceduto e condannato per falso, reato estinto, e Giuseppe Gatto, il consulente che produsse la relazione tecnica, su richiesta della Gran Sasso spa società che gestiva il resort, per tettoie e verande che poi cedettero con la valanga.
Il disastro risale al 18 gennaio 2017 quando, alle ore 16:49 una valanga travolse e distrusse il lussuoso resort alle pendici del versante pescarese del Gran Sasso, provocando la morte di 29 persone.
I familiari delle vittime, presenti oggi in aula, non hanno mai smesso di chiedere giustizia: lo hanno fatto con processioni, con magliette a occupare simbolicamente le sedie di aule di tribunali spesso svuotate in pochi minuti per i continui rinvii.
E oggi non esultano, di fronte a questa sentenza:
«Oggi abbiamo avuto una piccola prova che tutti i sacrifici hanno avuto un senso, soprattutto quello di onorare i familiari delle vittime, ma non è abbastanza», ha detto uno dei parenti.
La mamma di Alessandro Riccetti, morto a 33 anni, ricorda:
«Lo aspettavo il 24 gennaio per la sua festa di compleanno. Non è mai tornato. Lui era il mio ragazzo d’oro, dopo la morte del padre si è laureato, è andato a Parigi in Erasmus, ha preso la magistrale, è andato a lavorare in Germania e poi è tornato per stare con noi. Qualsiasi sentenza non mi riporta mio figlio: ma loro potevano essere salvati. La giustizia è così»
Egizio Bonifazi, papà di Emanuele, ritiene che il vero colpevole, la Regione, non sia stata coinvolta: «Con questa sentenza muore la prevenzione, nessuno dei vertici è stato condannato, avrebbero dovuto chiedere aiuto, si sono affidati ai loro sottoposti che non hanno fatto niente»
Mentre Alessandro Di Michelangelo, fratello di Dino, parla di una
«una sentenza che ripaga, seppur in parte, la delusione di quella di primo grado. Certo, non ci sono vincitori né vinti, ma si intravede la luce della verità»
Deluso Alessio Feniello, padre di
Stefano, 28 anni, morto nella tragedia:
«Ci aspettavamo di più.
La condanna della Regione e della Provincia. Non penso che sia una
cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l’ex prefetto per depistaggio. Andavano condannati altri personaggi. Se oggi avessero preso tutti l’ergastolo a me non cambiava nulla. Potevo guardare la foto di mio figlio e dire ho fatto il mio dovere per darti giustizia»
La delusione era stata bruciante per quanto stabilito in primo grado dal Gup del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea.
Venticinque assoluzioni e cinque condanne lievi suscitarono proteste forti in aula: una sentenza ritenuta «inaccettabile», «una nuova offesa» per le 29 vittime della valanga che travolse l’hotel a Farindola.
Per quella strage, la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Giuseppe Bellelli e dai pm Andrea Papalia e Anna Benigni, aveva chiesto 26 condanne per un totale complessivo di 151 anni e mezzo di reclusione e quattro assoluzioni.
Il 23 febbraio dello scorso anno il Gup ridusse a poco più di 10 anni la pena totale, divisa tra il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, due dirigenti della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, l’ex gestore dell’Hotel Bruno Di Tommaso e il geometra Giuseppe Gatto.
Non venne riconosciuto il disastro colposo e, a dispetto di un’inchiesta meticolosa portata avanti per quasi due anni dagli inquirenti, vennero assolti da responsabilità l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, oltre ai dirigenti regionali e prefettizi.
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