ACCIAIERIE ITALIA, DURO SCONTRO CON ARCELOR MITTAL
Verso il commissariamento dell’ex Ilva, il pressing dei sindacati
È GIUSTO INFORMARE
Fiom – Cgil: “Non si perda altro tempo”.
Ugl Metalmeccanici: “Si salvino i posti di lavoro”.
Usb: “Attenzione ai lavoratori dell’indotto”
La replica di Arcelor Mittal alla decisione:
“C’è una grave violazione dell’accordo di investimento”
Ex Ilva, si va verso il commissariamento 2
Invitalia, socio pubblico di Acciaierie d’Italia, ha chiesto al ministero delle Imprese e del Made in Italy di avviare le procedure per l’amministrazione straordinaria.
Arcelor Mittal replica attraverso AdI, proponendo una domanda di concordato con riserva, con richiesta di misure protettive.
Ora la decisione spetta al governo
La testimonianza di Paolo Morea (CAN, Bari):
«Pagamento a otto mesi, conclusione inevitabile»
ACCIAIERIE ITALIA, DURO SCONTRO CON ARCELOR MITTAL
Verso il commissariamento dell’ex Ilva, il pressing dei sindacati
Fiom – Cgil: “Non si perda altro tempo”. Ugl Metalmeccanici: “Si salvino i posti di lavoro”. Usb: “Attenzione ai lavoratori dell’indotto”.
La replica di Arcelor Mittal alla decisione: “C’è una grave violazione dell’accordo di investimento”
“Siamo a poche ore dall’amministrazione straordinaria e dalla nomina dei commissari straordinari, come annunciato – ieri, ndr – dal Governo nel corso del tavolo a Palazzo Chigi sulla vertenza ex Ilva. Come Fiom-Cgil chiediamo che non si perda altro tempo, Governo e commissari garantiscano lavoratori, produzione, salute e ambiente. La Fiom-Cgil ha sempre sostenuto la necessità della salita pubblica come garanzia della messa in sicurezza degli impianti, dell’ambiente e dei lavoratori. L’amministrazione straordinaria è una scelta del Governo su cui abbiamo chiesto chiarimenti”
Con queste parole, espresse in una nota, è intervenuto Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, a margine dell’articolata riunione dell’ex Ilva con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
A presiedere per il Governo la riunione, i ministri dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone:
nelle prossime ore, massimo nei prossimi giorni, il ministero procederà alla nomina dei commissari per Acciaierie d’Italia e della presa in carico dell’azienda per garantirne la continuità e dare rilancio.
conclude la nota della Fiom-Cgil
“C’è una prima questione che riguarda i tempi. In tutti gli stabilimenti c’è il rischio del fermo degli impianti. Questo rischio va assolutamente scongiurato. Occorre garantire nello stesso tempo la continuità aziendale e la continuità produttiva. Su questo punto abbiamo chiesto di modificare il decreto in sede di conversione per assicurare la continuità produttiva anche per l’indotto e la garanzia degli ammortizzatori sociali. Ci sono problemi legati alla situazione degli impianti, alle condizioni di salute e sicurezza e di manutenzione. In questi mesi, inoltre, non sono state messe in campo le iniziative necessarie per la manutenzione degli impianti da parte della direzione aziendale e assistiamo ad un deterioramento delle relazioni industriali tra i lavoratori e l’azienda”
Al tavolo tra governo e sindacati l’esecutivo ha assicurato:
“Previsto un ammortizzatore sociale unico, dl migliorabile nel passaggio in Aula”
con la precisazione, arrivata in tarda serata, che il ministro Adolfo Urso, nel corso del tavolo con i sindacati sull’ex Ilva, non ha mai dichiarato che
“il governo metterà a disposizione della Regione Puglia un miliardo di euro per sostenere i lavoratori dell’indotto”
la dichiarazione del Segretario Nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera :
“È stata affrontata la situazione generale dell’ex Ilva, responsabilmente possiamo affermare che basta dover apprendere di anomalie insensate da una multinazionale, vogliamo che veramente ora si volti pagina e si garantisca il rilancio dell’azienda e soprattutto, si salvi la continuità produttiva e l’occupazione che sono primarie”
Reazioni a caldo anche dal sindacato Usb:
“Auspichiamo che tutti i lavoratori vengano messi in condizione di vivere con un minimo di serenità questa fase di passaggio. C’è l’assoluta necessità di aprire tavoli specifici nell’ambito dei quali affrontare tematiche diverse, non solo il futuro dell’ex Ilva e la situazione dei dipendenti diretti, ma anche quella altrettanto preoccupante, se non di più, in cui si trovano i lavoratori dell’indotto – dice Usb – Non facciamo mistero del fatto che ad alcuni è stata addirittura interrotta l’erogazione dell’energia elettrica, altri non possono fare la spesa. Questa è la fotografia della drammaticità del momento e, come abbiamo detto diverse volte, si parla di stipendi già ridotti”
sostiene il sindacato Usb :
“A questo punto bisognerà capire come stanno le cose, auspicando che davvero si possa evitare in tutti i modi il dramma sociale delle tantissime famiglie dei lavoratori che attendono il pagamento delle mensilità maturate, gennaio e tra pochi giorni febbraio. Certamente non va dimenticato il capitolo di Ilva in Amministrazione Straordinaria: va aperta una discussione e considerato il pacchetto di proposte che abbiamo preparato guardando a tutti i lavoratori ed in particolare a questa parte, che è in cassa integrazione dal 2018 e che deve rimanere agganciata all’attività dello stabilimento”
L’Associazione Italiana Giuristi d’Impresa ha consegnato al Governo un
“documento tecnico che, partendo dalla definizione di indotto strategico, riassume la gravità della situazione economico occupazionale derivante dalla situazione di ex Ilva”
e
“sottolinea la necessità che venga adottata nell’immediato una soluzione urgente al fine di creare un fondo per definire i pagamenti dei crediti maturati sia diretti che ceduti ad istituti bancari o factoring”
Subito dopo il vertice con il Governo il presidente Fabio Greco si è recato al Mimit dove era atteso dal capo dell’ufficio legislativo, per proseguire la discussione sul documento tecnico redatto dall’ufficio legale ed amministrativo di Aigi che contiene una
“serie di misure finalizzate a contenere gli effetti devastanti che il commissariamento potrebbe determinare sulla scorta della drammatica esperienza che le aziende hanno già vissuto con la prima amministrazione straordinaria di ex Ilva che nel 2015 è costata all’indotto ben 150 milioni di euro”
Aigi “ha chiesto e parzialmente ottenuto la possibilità che venga istituito un tavolo con gli istituti bancari per definire la cessione del credito in prosoluto dopo la conversione in legge del decreto”
Proposti, inoltre,
“il recupero immediato dell’Iva e la sospensione immediata dei tributi, mutui e oneri finanziari”
Con Acciaierie d’Italia che va verso l’amministrazione straordinaria
all’orizzonte si prospetta un duro scontro con Arcelor Mittal, secondo cui così c’è
“una grave violazione dell’accordo di investimento”
Il governo lavora per definire tempi e modi dell’operazione, con il pressing costante di sindacati e aziende dell’indotto ricevuti in serata a Palazzo Chigi per fare il punto sulla situazione.
Si partirà da un solo commissario
ha assicurato il ministro delle Imprese Adolfo Urso con
“una gara nel minor tempo possibile perché si sono affacciati numerosi investitori italiani e stranieri”
Nelle intenzioni del governo il commissariamento, con l’estromissione di Arcelor Mittal, dovrebbe fare da ponte per l’ingresso di nuovi investitori privati.
Il ministro Urso ha portato l’esempio anche
“dei recenti accordi che riguardano il sito industriale di Piombino”
Il riferimento è al recente protocollo siglato con gli ucraini di Metinvest, Danieli e Officine Meccaniche, per il rilancio del sito toscano.
La strada è tracciata ma i timori rimangono
ha detto il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia :
“L’amministrazione straordinaria è un salto critico, problematico vogliamo dal governo la certezza di un percorso che non faccia affondare ulteriormente l’azienda”
Paure che riguardano anche l’indotto.
Ma il percorso è comunque tutto in salita.
Le avvisaglie sono quelle di una schermaglia che si potrebbe trasformare in una battaglia legale tra il Governo e Arcelor Mittal.
Accierie d’Italia ha annunciato di aver fatto richiesta di ‘concordato con riserva’ che dà spazio ad una procedura di ‘concordato preventivo’ in 60-120 giorni.
Una contromossa preventiva.
E subito dopo l’azionista Mittal scrive in una lettera ad Invitalia: “Siamo delusi e sorpresi”
La richiesta al governo italiano di avviare il processo per porre Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, aggiunge,
“è una grave violazione dell’accordo di investimento” perché non si è avvisato il Cda di questa mossa.
Il socio privato sostiene inoltre di aver partecipato “pienamente e in buona fede” alle “intense discussioni per cercare di raggiungere un accordo equo”
si legge nella missiva :
“respingendo il tentativo di incolparci per il loro esito insoddisfacente, e di assolvere voi stessi e il governo italiano per il fallimento del nostro partenariato pubblico-privato”.
L’ormai prossima uscita di Arcelor Mittal da Acciaierie d’Italia non sembra indebolire la posizione del colosso indiano sui mercati, anzi.
Moody’s ne ha infatti migliorato l’outlook a ‘positivo’ da ‘stabile’, confermando il rating a lungo termine a Baa3.
Si prospetta un secondo, doloroso commissariamento per Acciaierie d’Italia, (l’ex Ilva di Taranto), il gruppo controllato dalla multinazionale ArcelorMittal, che sta cercando di rilanciare – con scarso successo – la più grande fabbrica siderurgica d’Europa. Il polo è da mesi in uno stato di confusione totale, con la produzione a singhiozzo e i pagamenti alle imprese (tra cui gran parte di trasporto) insoluti o rimandati a 6/8 mesi.
Invitalia chiede il commissariamento
Ieri Invitalia, il socio pubblico di AdI con il 38% del capitale, ha chiesto formalmente al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) di mettere in amministrazione straordinaria la società. In una nota stampa Invitalia spiega di aver tentato «negli ultimi mesi, e da ultimo in queste settimane, ogni tentativo possibile di accordo con il socio privato», ma che quest’ultimo non ha dato disponibilità «a contribuire a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint venture in modo equilibrato e conforme alle normative vigenti». In questo senso la società ha sottolineato che lo stato di crisi non dipende «dalla volontà né da responsabilità gestionali della parte pubblica» e ha quindi chiesto al Mimit un’istanza «delle conseguenti valutazioni tecniche e amministrative per la procedura di amministrazione straordinaria di Adi spa». Ricordiamo che ArcelorMittal possiede la maggioranza delle azioni del polo siderurgico.
Controproposta di ArcelorMittal: un concordato con riserva
Il gruppo franco-indiano ha risposto dichiarandosi «sorpreso e deluso» dalla richiesta di Invitalia, accusando il socio pubblico di «non aver condiviso questa intenzione nel consiglio di amministrazione di AdI Holding» e di non aver informato successivamente né AdI né ArcelorMittal, «con una grave violazione dell’accordo di investimento».
L’AD di Acciaierie, Lucia Morselli, ha poi rivelato di aver presentato nei giorni scorsi al Tribunale di Milano una proposta di concordato con riserva, lo strumento che un’impresa insolvente può stipulare con i propri creditori per cercare una soluzione equa e vantaggiosa per entrambe le parti coinvolte, consentendo all’azienda di negoziare e raggiungere un accordo con essi e stabilendo nuove condizioni di pagamento o una ristrutturazione del debito. Si tratta tuttavia di un concordato in bianco, perché non contiene un piano specifico da parte dell’azienda. Fra 60-120 giorni verrà presentata ai giudici l’istanza vera e propria di concordato preventivo
Che cosa può succedere
Al di là dell’ipotesi di accordo, la palla passa ora al governo e in particolare al ministro Adolfo Urso, che dovrà verificare che ci siano i presupposti del commissariamento. In caso affermativo, sarà poi compito del Tribunale di Milano in seduta collegiale accertare lo stato di insolvenza della società. Se ciò avvenisse AdI spa, ovvero la società che ha in affitto gli stabilimenti dell’ex-Ilva già in amministrazione straordinaria dal 2015, sarà affidata a uno o più commissari nominati dal Mimit che dovranno stabilire se procedere con il funzionamento dell’azienda oppure liquidare le attività per far fronte alle passività. Citando il precedente degli accordi sul sito industriale di Piombino, Urso ha comunque affermato che «ci sono molteplici interessi di più imprese multinazionali a investire sulla siderurgia in Italia».
Quanto alla mossa del concordato, pare che i commissari dell’Ilva avessero dichiarato ai giudici milanesi che non fosse possibile dissequestrare gli impianti alla scadenza contrattuale del 31 maggio. L’acquisto degli impianti era peraltro soggetto al completamento del piano di ambientalizzazione, effettivamente concluso nell’agosto 2023, ed era stato facilitato da un decreto del governo della scorsa estate che consentiva l’acquisto anche senza il consenso della magistratura, a patto di vincolare i soldi per eventuali richieste danni. A questo punto, secondo AdI, non si porrebbe più un tema di continuità aziendale ma sarebbe venuto meno l’oggetto sociale, quello per cui ArcelorMittal entrò in azienda dopo aver vinto la gara nell’autunno 2018.
Paolo Morea (CAN):
«Il commissariamento era nell’aria da tempo»
Sulla vicenda abbiamo sentito il parere di Paolo Morea, direttore della CAN Cooperativa Autotrasporti Noci (Bari), che in passato aveva lavorato per lo stabilimento siderurgico tarantino.
«Dopo il primo commissariamento non abbiamo più avuto contatti di lavoro con l’ex Ilva – ci ha raccontato Morea – Vantiamo un credito di circa 350 mila euro, siamo in attesa di vedere che fine faranno, ma nel frattempo sono due anni che non lavoriamo più per loro. Il motivo è semplice: non abbiamo ritenuto alla ripresa delle attività che ci fossero le necessarie garanzie, sia in termini di pagamento che di solidità aziendale. Purtroppo, i fatti ci stanno dando ragione».
«Quando il gruppo franco-indiano si è fatto avanti – ha svelato il direttore della CAN – abbiamo tentato di mettere insieme i fornitori storici in modo da formare un unico interlocutore. Con un consorzio di secondo grado avremmo avuto una forza contrattuale ben diversa. Invece ognuna delle aziende di trasporto ha voluto seguire una strada diversa, registrandosi singolarmente sulla piattaforma creata da ArcelorMittal, con contratti differenti e facendo un’offerta separata. Una soluzione che, in termini di listini e tariffe, non prometteva nulla di buono. La politica di Arcelor era chiaramente quella di dividere il mondo dell’autotrasporto ed è riuscita perfettamente».
«Nel tempo – continua il direttore – la situazione è andata peggiorando, con molti vettori del Tarantino, ma anche del Napoletano, che hanno continuato a lavorare con cifre importanti, anche perché AdI era il loro unico cliente, ma con condizioni di pagamento anche a 8 mesi. In più i nuovi proprietari hanno allargato l’accesso dello stabilimento ad altri fornitori italiani ed esteri, complicando ulteriormente il tutto. A noi dispiace soprattutto per i piccoli trasportatori, i primi che ci stanno rimettendo pesantemente».
«È una situazione che si trascina da almeno un anno – spiega ancora Morea – Ora con un nuovo commissariamento i crediti dei trasportatori verrebbero nuovamente congelati e i padroncini rischiano il fallimento e la chiusura, anche se il governo ha promesso che le imprese dell’indotto – comprese quelle di trasporto merci – verranno comunque tutelate. Per quello che mi arriva all’orecchio so che qualche pagamento arretrato è stato fatto, ma si parla solo di 3-4 mesi, una goccia nell’oceano. Ritengo quindi che il commissariamento sarà inevitabile».
Ma Moody’s alza il rating da “stabile” a “positivo”
In un quadro così sfavorevole suscita perplessità la scelta di Moody’s di migliorare l’outlook di ArcelorMittal da “stabile” a “positivo”, confermando il rating a lungo termine a Baa3. La decisione, dicono alla società statunitense che valuta qualità e indice di affidabilità dei titoli, «riflette principalmente i progressi che ArcelorMittal sta facendo nel rafforzamento del proprio profilo di business e nel miglioramento strutturale della propria redditività, pur mantenendo un flusso di cassa positivo e una disciplina nell’allocazione del capitale»
AGGIORNAMENTI
Acciaierie d’Italia commissariata, arriva Quaranta
Mimit avvia procedura amministrazione straordinaria ex Ilva
“Con decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, Acciaierie di Italia S.p.A. è stata ammessa, con decorrenza immediata, alla procedura di amministrazione straordinaria. È nominato commissario straordinario il dott. Giancarlo Quaranta, professionista con lunga esperienza nel settore siderurgico”
Lo fa sapere il Mimit in una nota
MIMIT: Acciaierie di Italia S.p.A. ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria
Nominato commissario straordinario il dott. Giancarlo Quaranta
Con decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, Acciaierie di Italia S.p.A. è stata ammessa, con decorrenza immediata, alla procedura di amministrazione straordinaria.
È nominato commissario straordinario il dott. Giancarlo Quaranta, professionista con lunga esperienza nel settore siderurgico
Il decreto ministeriale segue l’istanza del 18 febbraio scorso, con cui Invitalia, il socio pubblico di AdI titolare del 38% del capitale, ha richiesto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l’ammissione immediata alla procedura di amministrazione straordinaria della società Acciaierie d’Italia S.p.A. ai sensi dell’articolo 1 del decreto-legge del 18 gennaio 2024, n. 4. (Disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico)
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