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CANDIDATURA MARATEA, LA TAPPA ALL’ARA PACIS

Capitale italiana della cultura, protagonisti all’Ara Pacis l’attore Papaleo, Nicoletti (Apt) ed i sindaci lucani Stoppelli e Rubino

La “lucanità” mi ha fatto prigioniero col vecchio trucco di lasciarmi libero di andare dove mi pareva: la lucanità vive nella sua geografia, a tratti rigogliosa ed esplicita, a tratti lunare e taciturna, da una parte boschi, vigne, grano, dall’altra occasioni per fare la poesia». Così a Roma presso l’Ara Pacis, Rocco Papaleo, con la sua multiforme sensibilità artistica di attore, regista, sceneggiatore e musicista ha espresso lo spirito e la visione della candidatura di Maratea a Capitale Italiana della Cultura 2026: «La Basilicata è timida, gentile, discreta, interna e per lunghi anni praticamente irraggiungibile, molti di noi i nostri sogni siamo andati a realizzarli altrove, ma è lì che li abbiamo fatti, è da lì che abbiamo immaginato il mondo, è lì che inconscia- mente abbiamo allenato la capacità di affrontare il viaggio». Quella di Maratea a Capitale Italiana della Cultura 2026, è una candidatura diffusa e partecipata, fatta di alleanze e soprattutto comunità, dei lucani che vivono in Italia e nel mondo e possono essere ponti per lo sviluppo economico, sociale e culturale non solo della Basilicata, ma dell’Italia intera. Di fronte a una platea di oltre duecento persone e in un luogo dal valore simbolico come l’Ara Pacis, si sono alternati esponenti della cultura e delle istituzioni, dal Ministero degli Esteri alla Basilicata, da Maratea a Moliterno che hanno condiviso un progetto innovativo e allo stesso tempo teso al recupero della condivisione, della fusione di popoli e culture. «Credo che sia importante per portare avanti questo progetto riferirsi a cinque parole che sono l’emblema di quello che rappresentano questa candidatura e questo dossier -ha dichiarato il professor Nicola Cavallo, prorettore del- l’Università degli Studi della Basilicata -. Queste parole sono coinvolgimento, coesione, comunità, condivisione e cultura per costruire tutte assieme una nuova narrazione di questo territorio che è il crocevia nel Mediterraneo tra Nord e Sud, tra l’Europa, l’Africa e l’Asia». Ambasciatori, ma anche interpreti e narratori, i lucani, riuniti nelle tante comunità sparse per il Paese e nel mondo. Un milione, fuori dai confini nazionali, orgogliosi interpreti di una storia millenaria fatti di accoglienza e fusione di civiltà a cui si rivolge il progetto lanciato dal Ministero degli Esteri legato al Turismo delle Radici che vede la sua celebrazione proprio nel 2024. «Il progetto del turismo delle radici è volto proprio a far scoprire agli 80 milioni di italiani e italo discendenti che sono sparsi in tutto il mondo la bellezza dei luoghi delle proprie origini, di quelli da cui sono partiti gli antenati e punta sulla valorizza- zione del patrimonio storico, tradizionale e culturale che tutto il nostro territorio ha da offrire e non solo le località maggiormente visitate dai turisti – ha illustrato Paolo Monea, responsabile del progetto Turismo delle Radici presso la Direzione Generale Italiani all’estero del Maeci, Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. Per questo il connubio tra manifestazioni culturali come quelle di Maratea: destinazione 2026 con la sua candidatura a Capitale Italiana della Cultura e il nostro progetto possono essere un’accoppiata vincente per promuovere il turismo nel nostro Paese. Sosteniamo quindi le attività dei territori per valorizzare tutte le eccellenze che l’Italia può offrire». Capitale della Cultura, ovvero luogo che accoglie tutta la cultura che l’Italia esprime, da Nord a Sud, da quella più popolare dei territori, a quella di respiro internazionale. Un progetto che vuol dare risposta ad un bisogno reale e sentito, di coesione del Paese, di messa in comune dei patrimoni di bellezza e valori. Gli strumenti ci sono e vanno dal turismo consapevole, alla valorizzazione delle reti tra Comuni, come testimoniato dal sostegno alla candidatura di Maratea dei borghi di Moliterno e Melfi e non solo. Il tutto in perfetta sintonia con la visione del “Turismo della Radici” su cui la Basilicata ha già puntato da alcuni anni, come ribadito da Antonio Nicoletti, Direttore dell’Apt della Regione Basilicata, attraverso la Borsa Internazionale del Turismo delle Radici e il progetto legato al Turismo delle Passioni. «Questa candidatura per noi è un piano strategico per progettare il nostro futuro e per poter essere anche un modello per altre realtà piccole, ma grandi allo stesso tempo che rappresentano la nostra Italia», ha spiegato Valentina Trotta, assessore al Turismo del Comune di Maratea. «I processi di candidatura che le nostre città e i nostri territori esprimono sempre più spesso rappresentano un’indiscussa occasione per migliorare l’offerta culturale e l’accessibilità, sviluppare l’imprenditorialità nei settori culturali e creativi e favorire il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dal- l’Agenda 2030 dell’Onu», ha aggiunto l’assessore all’Ambiente, Energia e Territorio della Regione Basilicata Cosimo Latronico. «In particolare, la candidatura di Maratea a Capitale Italiana della cultura del 2026, tra le 10 finaliste in attesa dell’audizione presso il Ministero il 5 marzo prossimo, segna per la Basilicata un momento importante – ha concluso l’assessore -. Si inserisce appieno nella strategia finalizzata a rigenerare i borghi e ad attivare nuove economie nei nostri comuni minori. In particolare, questa candidatura nasce con un altro obiettivo strategico in termini di equilibrio territoriale. Diventa un progetto di area vasta, che si estende alle aree interne, appennine, accogliendo in particolare il progetto di Moliterno e proponendo, quindi, una candidatura integrata che ritrova nella costa da un lato e negli ecosistemi di pregio naturalistico delle aree interne i propri punti di forza. Sono certo che il Ministero apprezzerà la proposta lucana, che la Regione sosterrà convintamente».

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