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CHIORAZZO? MA QUALE MIRACOLO

TACCO&SPILLO

Con tutti i limiti che ha, compreso il pessimo seguito fiduciario di cui ancora non si sbarazza, a Vito Bardi va riconosciuto una cosa di non poco conto e cioè d’aver finalmente deciso, quando gli altri furbastri menavano a perdere tempo, di smuovere la palude che c’era sulle presidenziali e che ormai era l’assillo amletico della povera Basilicata. Ora mentre il centrodestra proprio in questi giorni è alle prese con l’idea patriottica d’un buon nome o d’una conferma ripiegata c’è da dire che nell’altro campo è rimasto in piedi tutto l’accrocco che quei geni di Lettieri e Speranza si sono inventati col beato Angelico Chiorazzo e che nonostante gli annunci provvidenziali  e di grazia profumata di miracoli proprio non ne ha saputi fare, al punto da rinominare il suo slogan troppo ottimista di “uniti si vince” con quello più modestamente realistico di “divisi si perde”. Eppure al di là dell’erotica per la sconfitta viene da chiedersi quale sia l’arcano della sua inamovibilità così terribilmente indigesta a costruire un nuovo senso della vittoria con 5S, Basilicata Possibile, Basilicata Civica, SI, PSI, Azione, IV. Cantano i Negramaro:“Ma quale miracolo..È solo voglia infinita di resistere…”

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