LA PRIORITÀ DEL LAVORARE MENO
Il commento di Antonella Pellettieri
Il VII rapporto del Censis-Eudaimon su “Il welfare aziendale e la sfida dei nuovi valori del lavoro” è un affresco inaspettato e rivoluzionario sull’Italia: vi consiglio di leggerlo con estrema attenzione. Risulta inaspettato perché regala l’immagine di un’Italia matura e più intelligente e rivoluzionario perché, finalmente, donne e uomini hanno capito che non si vive per lavorare ma si lavora per vivere meglio. Senza voler entrare nel merito delle esaustive tabelle piene di percentuali “parlanti” che non serve commentare ma solo memorizzare, il rapporto è la perfetta immagine dell’Italia che si trasforma, esce da pregiudizi e modus vivendi antichi, pone l’attenzione sul vivere meglio e a misura d’uomo… e spero di donna! Vorrei solo esplicitare un dato importante: nel 2022 i lavoratori in Italia sono 23,1 milioni ed è il dato più alto di sempre. Anche se il rapporto non lo dice esplicitamente, non è stata solo la crisi finanziaria del 2008 a trasformare il pensiero dei lavoratori italiani. Finalmente, spunta qualche positività dopo la terribile pandemia del 2020- 2023 e le trasformazioni climatiche dell’Antropocene: donne e uomini italiani hanno capito che bisogna vivere il presente nel presente e smettere di consumare la vita. Eh sì consumare la vita è la frase giusta: il consumismo sta morendo e ci stiamo liberando dall’idea che bisogna possedere, distruggere ciò che posse- diamo e cercare di procurarcelo di nuovo. E non ho usato il termine acquistare anche se sarebbe più giusto per commentare un rapporto del Censis che ci spiega che le donne e gli uomini non sentono più questa esigenza e, dunque, non vogliono guadagnare per distruggere ma per vivere meglio, insomma preferire al benessere il benestare. I lavoratori di oggi cercano di lavorare solo nelle ore previste e non un minuto in più; tutto il tempo rimanente è tempo dedicato alla famiglia, agli amici, agli svaghi e alle passioni. Se un datore di lavoro chiede ore di lavoro ulteriori i lavoratori di oggi pretendono di essere pagati molto bene perché non vogliono più rinunciare agli affetti, al tempo libero. In definitiva è in atto una trasformazione nelle piccole e grandi aziende che prevede un welfare completamente diverso: sta prendendo piede la figura del welfare coach, qualcuno che in ogni azienda si possa occupare di ogni singola persona in base al modus vivendi e alle esigenze di ogni lavoratore. Il nuovo welfare consentirebbe di cercare soluzione alle difficoltà quotidiane o straordinarie: trova- re il modo di potersi procurare certificati e documenti, ad esempio, o la possibilità di accedere a visite mediche agevolmente. Anche perché nelle aziende vi è una reale difficoltà a cercare nuovi lavoratori ma vi è la stessa difficoltà nel trattenerli sui posti di lavoro e per trattenerli non bisogna solo offrire salari migliori. I lavoratori devono esse- re parte integrante dell’azienda, devono collaborare per la crescita dell’azienda ma questo è possibile se possono avere ruoli diversi e sentirsi in un ambiente che li aiuta a vivere meglio e con meno difficoltà. Non vi è alcuna fuga dal lavoro ma una maggiore mobilità e si cercano luoghi di lavoro, una specie di corsa da un lavoro all’altro, cercando aziende dove il welfare è presente in maniera preponderante perché il lavoro non debba essere fonte di stress e ansia. Purtroppo vi è il solito neo del mondo del lavoro e sono le donne: le percentuali sulle donne sono in miglioramento ma sempre molto differenti da quelle maschili e, quelle italiane, più basse non solo rispetto alla Germania o alla Francia ma anche alla Grecia e alla Spagna. Con la pandemia sono state le donne ad abbandonare i posti di lavoro, sono le donne che con l’arrivo dei figli decidono di non lavorare più: il welfare dovrebbe dedicare più spazio alle lavoratrici mamme per cercare anche di dare a più donne la possibilità di partorire figli senza dover fare rinunce inspiegabili e, ormai, anacronistiche. L’arrivo dei figli fa riemergere quel modello tradizionale di famiglia con la consueta divisione dei compiti in base al genere. E le donne continuano a essere le più bistrattate!
Di Antonella Pellettieri