MORTI DA AMIANTO, EX DIRIGENTI MATERIT-CEMATER CONDANNATI AD 1 ANNO DI RECLUSIONE CIASCUNO
Al termine del processo sullo stabilimento di Ferrandina, il Tribunale di Matera ha dichiarato la prescrizione per le lesioni colpose
Morti per amianto in Basilicata: il Tribunale di Matera, ad emettere la sentenza il Giudice Rosa Bia, ha condannato ad 1 anno di reclusione ciascuno (pena sospesa) ed al risarcimento dei danni patrimoniali e non, alcuni ex dirigenti della Materit di Ferrandina Scalo, nello stabilimento si producevano manufatti in cemento-amianto: Silvano Benitti, Pietro Pini, Michele Cardinale, Michele Bonanni e Lorenzo Mo. L’accusa, nel giugno del 2023, per i 5 citati aveva invocato la pena a due anni e otto mesi di reclusione. Alle condanne per il reato di omicidio colposo, 5 le vittime mortali nell’elenco consegnato dal Pm, tra i ruoli ricoperti dai deceduti, quelli di addetto macchinista materie prime, addetto alle materie prime e operatore alla taglierina a secco delle lastre, addetto ai sacchi, macchinista lastre piane, capo turno e custode dello stabilimento, è seguita la dichiarazione di intervenuta prescrizione per le lesioni colpose in riferimento alle patologie collegate ad esposizione ad amianto, così come sofferte e denunciate da altri operai. La genesi della vicenda è molto datata come si evince anche dalle annualità dei ruoli ricoperti dai condannati: Benitti è stato condannato in qualità di Capo servizio tecnico presso lo stabilimento Cemater di Ferrandina, funzione che ha svolto dal 1975 al 1979, data in cui lo stabilimento ha sospeso le sue attività, Pini, in qualità di direttore dello stabilimento Cemater di Ferrandina, dal ‘75 al ’79, Cardinale, quale vice presidente del Consiglio di Amministrazione della Materit dal 1984 al 1985, Bonanni quale componente del CdA della Materit dal 1986 fino alla cessazione di attività dello stabilimento, avvenuta nel settembre del 1989, e stesso ruolo e durata per Mo. Il Pubblico ministero ha contestato la colpa generica consistita in negligenza, imprudenza ed o imperizia, e la colpa specifica consistita in violazione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. A causa del combinato di- sposto di omissioni e violazioni, il decesso di ex lavoratori della fabbrica Materit (ex Cemater) di Ferrandina, nonché le malattie professionali per altri lavoratori. In estrema sintesi, presso lo stabilimento di Ferrandina Scalo nel quale vi era dispersione nell’aria di fibre di amianto, per l’accusa non furono adottati sistemi idonei di aspira- zione localizzati nei luoghi di produzione delle polveri di amianto pericolose, così come, è stato rimarcato durante il dibattimento, ai lavoratori non erano stati forniti idonei apparecchi personali di protezione volti ad impedire l’inalazione delle fibre di amianto. Gli operai, infine e per concludere il quadro del teorema accusatorio, non erano stati neanche informati dei rischi specifici cui erano esposti, anche con riferimento alla corretta pulizia degli indumenti di lavoro utilizzati. Per esempio, ricordata in aula la tragica vicenda della moglie di un operaio che era solita lavare a casa le tute da lavoro utilizzate dal coniuge con conseguente e fatale esposizione ad inalazione di fibre di amianto depositate sulle tute stesse. Il Giudice Bia ha condannato gli ex dirigenti citati al pagamento di 10 mila euro ciascuno nei confronti delle parti civili Medicina Democratica, rappresentata dall’avvocata Angela Galetta, Associazione italiana esposti amianto, assistita dall’avvocato Andrea Di Giura, e Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro con l’avvocata Mariella Tritto. Il Tribunale di Matera, inoltre, ha disposto anche il pagamento della somma di 50 mila euro per i familiari di quattro operai, e stabilito, infine, il non doversi procedere, per inter- venuta prescrizione dei reati, per episodi riferiti ad altri 16 operai. Per gli ex dirigenti, assoluzioni con la formula per non aver commesso il fatto, in riferimento ad altri episodi.