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CHIORAZZO COME DE LUCA E LASORELLA?

Speranza da stratega a novello Todde lucano in un amen anche se “Roma val più di Potenza”

Speranza crea, Speranza disfa. E se fosse proprio lui la Todde lucana? Ma per comprendere va fatto uno sforzo di memoria. Per primo ci fu Lacorazza nell’estate del 2013 per le Regionali che, nonostante il favore dei pronostici, rimase al palo. Poi venne il giorno di Luigi Petrone nel 2014, un anno dopo al Comune di Potenza che fermatosi al quasi 48 per cento al primo turno fu spazzato al ballottaggio dal candidato del centrodestra Dario De Luca. Nel 2019, di nuovo Regionali, fu sacrificata sull’altare niente poco di meno che la giornalista di caratura internazionale e potentina Carmen Lasorella che prima fu illusa e poi scaricata per arrivare alla fine su Carlo Trerotola. Non contenti pochi mesi dopo per le Comunali a Potenza, 5 anni dopo prima ci fu il siluramento improvviso di Dario De Luca che nel frattempo era diventato “alleato” per arrivare alla “speranzissima” Bianca Andretta. È cronaca. Ma se è vero come diceva Agatha Christie che «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova», in questo caso siamo almeno alla doppia prova. E quindi non è difficile immaginare come andrà a finire anche questa volta. A pagarne le spese sarà Angelo Chiorazzo. Del resto, come in tutte le altre occasioni, c’è la “firma” di Roberto Speranza. Schemi visti e rivisti che al netto del risultato e dei nomi anche prestigiosi e autorevoli hanno il comune denominatore di un finale “a carte e quarantotto”. Speranza, si sa, è stato il primo “sponsor” e ideatore della “scesa in campo” dell’imprenditore di Senise. Ma nelle ultime settimane la sua candidatura come “pacificatore” del centrosinistra e unitore di un agognato “campo largo” pare abbia avuto uno stop. Decisivo il “no” di Giuseppe Conte e dei militanti dei 5 stelle. Insomma sembra ben confezionato il re- make degli ultimi anni tranne che Chiorazzo ha ben altro peso specifico in Basilicata. Lui nel frattempo, infatti, ha convinto molti di essere una sorta di “uomo della provvidenza” per stoppare le mire di conferma del centrodestra alla guida della Basilicata. Intanto però il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle cercano una nuova soluzione per uscire dal “pantano” in cui si sono infilati con un nuovo nome che magari possa essere “digerito” dai grillini, dal Pd compresi quelli che su Chiorazzo non erano d’accordo, e magari dai riformisti del Psi e delle forze moderate. In tutto questo c’è un chiaro identikit per chi potrebbe essere il nome della “svolta”. Potrebbe essere proprio l’ex ministro potentino il “piano B”, per il dopo Chiorazzo nella corsa alla presidenza della Giunta regionale della Basilicata. Del resto che siano in arrivo a Potenza due mastini della segreteria nazionale inviati direttamente da Elly Schlein – cioè il responsabile Enti locali della segreteria Pd Davide Baruffi insieme a Igor Taruffi che è stato delegato direttamente dalla Schlein per coordinare il tavolo lucano – è cosa nota anche alla stampa nazionale. E la nota dell’ultima ora a firma di Donato Lettieri e Gianni Rondinone dei Verdi – Sinistra, del PSI di Livio Valvano, di “La Basilicata Possibile” di Valerio Tramutoli e di Azione di Donato Pessolano che chiedono un passo indietro a “Basilicata Casa comune” di Chiorazzo è un altro indizio. Ma Chiorazzo pare non avere alcuna intenzione di ritirarsi dopo essere stato per mesi corteggiato e dopo averci messo la faccia. Intanto Roberto Speranza si è subito affrettato a smentire dicendo che ormai vive a Roma e che il candidato presidente non può farlo. Basterà un certificato di residenza per mettere a tacere il dibattito?

Di Giovanni Nero

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