CASO ALESSIA PIFFERI : ALTRE PSICOLOCHE NEL MIRINO DELLA PROCURA DI MILANO
IL PM FRANCESCO DE TOMMASI INDAGA SU ALTRE PROFESSIONISTE
È GIUSTO INFORMARE
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE CON LA SQUISITA COLLABORAZIONE DELLA DOTTORESSA ELISABETTA SIONIS
CASO ALESSIA PIFFERI : ALTRE PSICOLOCHE NEL MIRINO DELLA PROCURA DI MILANO
IL PM FRANCESCO DE TOMMASI INDAGA SU ALTRE PROFESSIONISTE
Si tinge ulteriormente di giallo la vicenda di Alessia Pifferi, a processo per l’omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana di 18 mesi, lasciata a casa da sola per 6 giorni nel 2022 e morta di stenti.
Secondo quanto riportato ieri da ANSA, il filone di inchiesta parallelo al caso di Alessia Pifferi, che vede indagate due psicologhe del carcere e il difensore Alessia Pontenani per falso e favoreggiamento, sembra sul punto di allargarsi.
Sono infatti in corso accertamenti su altre due professioniste che, come ha sottolineato in Aula anche lo stesso pm Francesco De Tommasi, avrebbero messo mano ai test somministrati all’imputata e alla successiva relazione con la quale le veniva diagnosticato un grave deficit cognitivo.
Secondo le contestazioni, neppure tanto velate del Pm Francesco De Tommasi, una delle due psicologhe indagate, pur non avendo presenziato alla somministrazione dei test cognitivi, avrebbe firmato il documento finale insieme alla collega, mentre una terza avrebbe partecipato all’incontro senza firmare.
Vi sarebbe poi una quarta professionista, esterna al carcere San Vittore, che avrebbe invece revisionato il documento finale, apportando modifiche e correzioni.
Si tratta di sospetti gravi e per i quali il dottor De Tommasi ha sostenuto di possedere le prove “nero su bianco” che proverebbero l’esistenza di una rete criminale.
I nostri lettori ricorderanno come nel corso dell’udienza del 14 novembre 2023, il Pm, riferendosi alla somministrazione dei test da parte delle psicologhe del carcere di San Vittore ed al cospicuo numero di colloqui effettuati con l’imputata Pifferi, rappresentò alla Corte D’Assise che: “quanto è stato fatto in carcere è assolutamente inattendibile, inverosimile, inutilizzabile, perché non conforme, ai protocolli che disciplinano la somministrazione dei test e alle buone prassi in materia e sono accertamenti privi di qualunque fondamento e dignità scientifica”
Per tali motivi, il 24 gennaio scorso sono state effettuate delle perquisizioni presso lo studio delle due psicologhe indagate per favoreggiamento e falso ideologico.
Questo filone d’inchiesta, parallelo a quello per l’omicidio pluriaggravato della piccola Diana Pifferi, ha stimolato un intenso dibattito mediatico in due distinti versanti d’opinione secondo i quali da un lato c’è chi ritiene legittimo l’operato delle due professioniste indagate e, dall’altro, chi concorda con l’ipotesi accusatoria formulata dal Pubblico Ministero De Tommasi.
Abbiamo contattato la Dottoressa Elisabetta Sionis, criminologo clinico esperto in psicologia giuridica, già magistrato onorario per il Tribunale per i minorenni di Cagliari, con una carriera trentennale in veste di criminologo del Ministero della Giustizia all’interno delle carceri e come perito del Tribunale di Sorveglianza.
Dottoressa Sionis, in merito alla ipotesi accusatoria rivolta dal Pm Francesco De Tommasi nei riguardi delle due psicologhe di San Vittore quale è il suo punto di vista?
Ritengo che la Procura abbia fondato motivo di vagliare la genuinità e liceità delle presunte condotte che avrebbero assunto le due esperte del carcere ed eventuali terze psicologhe.
Il nostro Ordinamento penitenziario in accordo con il dettato costituzionale non prevede l’indagine personologica dei detenuti indagati e/o imputati.
Questo genere di accertamenti è consentito all’équipe di osservazione e trattamento del carcere esclusivamente nei riguardi di soggetti con condanna passata in giudicato.
Soltanto l’Autorità giudiziaria può disporre consulenze o perizie tese a valutare la capacità di stare in giudizio e la capacità di intendere e volere al momento del fatto reato.
Nel caso di specie, inoltre, sembrerebbe che l’attività diagnostica intra-carceraria si sarebbe inserita durante l’espletamento degli accertamenti peritali, quindi in un momento processuale che, a tutti gli effetti, ha valore di indagine.
Effettivamente anche la ex Pm Carmen Pugliese, ospite della trasmissione Quarto Grado, ha più volte ribadito la irritualità dell’operato delle psicologhe e in accordo con il Pm De Tommasi ha evidenziato che anche il numero dei colloqui effettuati con la Pifferi sembrerebbe eccessivo.
Come mai la Procura si concentra anche sul numero di colloqui intrattenuti dalle psicologhe con la Pifferi?
Suppongo che a suscitare l’attenzione della Procura oltre al numero dei colloqui sia stata la loro frequenza quasi incalzante ed il fatto che sembrerebbe vi siano stati atteggiamenti di particolare intimità tra le esperte e l’imputata detenuta, quali la condivisione di un pasto, scambio di abbracci e baci, quindi condotte che mal si accorderebbero con un rapporto professionale istituzionale e super partes tout court.
Essere empatici e accoglienti nei confronti della persona detenuta non implica comportamenti di quella natura che anzi, vanno accuratamente evitati al fine di non dare adito a fraintendimenti di sorta, invischiamenti e false aspettative.
Va specificato che nel momento in cui le esperte hanno visitato la Pifferi, questa ricopriva la posizione giuridica di indagata e successivamente di imputata, quindi il loro mandato istituzionale riguardava esclusivamente la valutazione del rischio che potesse compiere gesti anti-conservativi, di violenza auto od etero-diretta e il rischio di subirla da terzi.
Non sembrerebbe sia emerso nessun rischio del genere e, sempre secondo quanto mi sembra di dedurre dalle parole del Pm De Tommasi, anche qualora le esperte avessero valutato l’opportunità di effettuare dei colloqui di sostegno, la tempistica, la modalità e forse, persino certi contenuti, si sarebbero rivelati incongrui rispetto al loro mandato istituzionale.
Di non minor pregio, inoltre, assumerebbero alcuni contenuti registrati nelle captazioni effettuate dalla Procura, relativamente a presunte omissioni, come quando, ad esempio una delle esperte avrebbe evitato di trascrivere di aver pranzato con l’imputata.
Dottoressa Sionis vorremmo anche una sua opinione in merito a quanto proferito dalla dottoressa Bruzzone, durante la puntata della trasmissione Ore 14 di Rai 2, del 14 novembre scorso, in merito alle ipotesi accusatorie del Pm De Tommasi
{FONTE : RAIPLAY.IT dal minutaggio 0:20:00 in poi}
In quella circostanza, la dottoressa Roberta Bruzzone ha assunto una posizione nettamente differente dalla sua e da quella della ex Pm Carmen Pugliese, quando ha sostenuto che a suo avviso le due psicologhe dovrebbero intraprendere una azione contro il Pm De Tommasi, considerato che stessero svolgendo un non meglio specificato progetto che viene fatto su qualunque detenuto, soprattutto per reati così gravi
“! No, No! Non è il suo lavoro, perché lui (il pm ) deve avere prove molto consolidate per accusare due professioniste di falso ideologico. Ragazzi, non scherziamo! Io se fossi nelle colleghe del carcere una volta chiusa la buriana tutto positivamente sinceramente ci farei (nda incomprensibile) contro questo Pm, sono accuse gravissime nei confronti di un professionista, intollerabili sotto tanti profili.”
Ribadisco, non sono previsti dal nostro Ordinamento Penitenziario progetti da destinare ad indagati ed imputati, se non nelle forme di cui ho già accennato, ossia interventi tesi alla valutazione del rischio di violenza auto ed etero diretta e eventuale motivato sostegno.
Ritengo fondata l’azione posta in essere dal Pm De Tommasi tesa a far luce su aspetti francamente poco cristallini, considerato, inoltre, che sarebbe emerso come quei colloqui avessero la finalità di rivisitare i fatti secondo un’ottica difensiva.
Dottoressa Sionis, sempre in quella puntata del 14 novembre scorso, la Bruzzone ha sostenuto di avere copia della relazione stilata dalle due psicologhe del carcere e di non aver ravvisato alcun errore nei risultati.
Come si spiega che un documento così riservato e delicato, tanto da essere divenuto oggetto di indagine da parte del Pm titolare della accusa di omicidio a carico della Pifferi, sia stato divulgato durante la fase processuale e nelle more della perizia psichiatrica conferita al dottor Pirfo?
Le riportiamo le testuali parole di Roberta Bruzzone:
“la Wais a meno che non sia ravvisata una macroscopica serie di errori, io ce l’ho la relazione e francamente non mi sembra che siano avvenuti questi errori, quindi sarei propensa a escluderlo, quello è un test che oggi è scienza! “
Ritengo che questo interrogativo non vada rivolto a me, ma caso mai, potrebbe essere un quesito d’interesse del Pm Francesco De Tommasi.
Quello che posso affermare è che non possono essere ceduti o divulgati atti derivanti dai fascicoli personali, giudiziari e clinici di detenuti, senza le debite autorizzazioni previste dalla legge e ciò vale soprattutto per quanto attiene documentazione carceraria relativa a soggetti indagati o imputati.
In merito alla validità dei risultati del test Wais in questione, sono più propensa ad affidarmi alle conclusioni alle quali è giunto il perito, dottor Pirfo
#sapevatelo2024