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VIOLENZA SULLE DONNE, DOTT.SSA SOLA: «UN IMPEGNO CHE COINVOLGE TUTTI»

L’analisi della psicologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e sociologa: «La violenza può manifestarsi in diversi contesti quali quelli lavorativi, familiari o di coppia»

La necessità di continuare a celebrare le donne o di dover istituire una giornata nazionale contro la violenza su di loro ci fa comprendere quanto ci sia ancora molto da fa- re e tanto da parlare. Il processo culturale in atto, per stigmatizzare alcune modalità di pensiero, porterà a dei risultati concreti almeno tra 132 anni. Nel mentre, non fermiamoci. Salari più bassi, disparità di genere, demansionamento sul lavoro, soprattutto quando si diventa madri, e poi violenza in famiglia. Tante, troppe, spesso insostenibili le insidie che riempiono le vite delle donne. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Laura Sola, Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo comporta- mentale e Sociologa. «La violenza sulle donne – ci spiega – è una ferita profonda nella nostra società: lacrime silenziose, sguardi carichi di dolore, storie di abusi che dilaniano l’anima. La violenza assume diverse forme, ognuna con le sue peculiarità e i suoi devastanti effetti. Possiamo parlare di violenza fisica, percosse e lesioni, di quella psicologica (minacce, denigrazioni, controllo ossessivo, isolamento sociale), di quella sessuale e di quella economica (privazione di denaro, controllo delle risorse finanziarie, impedimento al lavoro o all’istruzione)». Dunque tante sono le forme di violenza che lasciano, spesso, dei segnali indelebili. Ma come riconoscerli? «La violenza non si limita solo alle mura domestiche – ci mette in guardia la dottoressa- ma può manifestarsi anche in diversi altri contesti. Diventa fondamentale, quindi, saper cogliere i segnali che possono indicare una situazione di abusi. Quel- li più visibili sono i segnali fisici: lividi, ferite, dolori inspiegabili, cambiamenti di peso, disturbi del sonno e dell’alimentazione. Ansia, depressione, bassa autostima, isolamento sociale, paura, ipervigilanza, flashback e incubi sono invece dei segnali psicologici da non sottovalutare. Infine anche i segnali comportamentali, quali ritardi o assenze dal lavoro o da scuola, cambia- menti di abitudini, cancella- zione di appuntamenti, hanno un loro peso. Dannosi sono anche quegli atteggiamenti di controllo (sul telefono, sulle uscite, sulle amicizie, sui social media, sull’abbigliamento) che fanno sentire la donna in trappola e priva di libertà». «Le donne che subiscono violenza sono spesso isolate e sole – spiega la dottoressa – Il loro carnefice può averle private di contatti con amici e familiari, creando un clima di terrore e di controllo. In questo contesto, il ruolo di chi sta vicino assume un’importanza fondamentale. Non sottovalutate la situazione e non minimizzate la sofferenza della donna, ascoltatela con attenzione, senza giudicarla. Importante poi incoraggiarla a cercare aiuto. La violenza sulle donne è un problema radicato nella nostra società, che affonda le sue radici in stereotipi di genere e in una cultura di maschilismo e misoginia. Per contrastare questo fenomeno, è fondamentale educare le nuove generazioni al rispetto e alla non violenza». Se la famiglia è il primo luogo in cui si apprendono i valori del rispetto e dell’uguaglianza, è doveroso sottolineare che anche gli educatori, come i genitori, assurgono al ruolo di modello comporta- mentale da prendere in considerazione dai bambini e dai ragazzi. «È necessario educare i bambini, fin dalla tenera età, all’empatia, al rispetto delle differenze e alla risoluzione non violenta dei conflitti. La scuola – spiega la dottoressa – può svolgere un ruolo fondamentale nell’educare attraverso programmi specifici e attività di sensibilizzazione. È importante farlo soprattutto sul tema della violenza sulle donne, fornendo agli studenti informazioni e strumenti per riconoscerla e contrastarla. La scuola può promuovere la cultura del rispetto e dell’uguaglianza attraverso attività di educazione di genere e di sensibilizzazione sulle pari opportunità». Infine non da meno é il ruolo dei media. «Insieme – conclude Sola – possiamo costruire un futuro libero dalla violenza sulle donne».

Di Anna Tammariello

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