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CSX, NOMI FATTI PER ESSERE DEMOLITI

Bardi commenta il teatrino: «Loro si dividono su poltrone, nomi e postazioni, noi coalizione coesa». Continua il “gioco“ di Chiorazzo: tra smentite e rifiuti è il turno di Valluzzi, Lorusso e Dimona

«Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista. Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande Partito Comunista». È un verso famosissimo di una delle più belle canzoni di Giorgio Gaber nel quale il cantautore milanese raccontava dei vari motivi per cui uno era comunista. Noi non sappiamo se nelle sezioni del Partito Democratico campeggi ancora la foto di Antonio Gramsci ma, certamente, il grande intellettuale più volte ha evidenziato il ruolo centrale del Partito nell’essere avanguardia delle “classi operaie” o, comunque, nell’indirizzare e guidare la scena politica. Il Partito per Gramsci era il Principe di Machiavelli, un Principe collettivo che avrebbe deciso cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato. Un modello che è stato inseguito ed imitato da tutti i partiti del ‘900 italiano, finanche da quelli che avevano nell’anticomunismo la loro stessa ragione d’essere. Noi non lo sappiamo se nelle sezioni del PD ci sia la foto di Gramsci o quella di Berlinguer. Qualora ci fossero consigliamo ai nostri novelli leader del centrosinistra di girarli di spalle, di non far vedere loro lo scempio etico che si sta consumando in queste ore.

IN GINOCCHIO DA CHIORAZZO

Conte e Schlein vorrebbero governare l’Italia. Non sono in grado neanche di governare il loro partito, la loro coalizione, i loro uomini fino al punto che chiunque si alzi e fondi un movimento civico è in grado di tenere sotto scacco le segreterie di due Partiti nazionali. Non riusciamo ad immaginare la scena di Berlinguer, di Andreotti, di Craxi ma anche di Meloni o di Tajani genuflessi in attesa di conoscere le determinazioni di un leader di un movimento locale di una piccola regione. Se sono così proni nei confronti del re delle Coop che vuole legittimamente candidarsi Presidente della Regione Basilicata, quanto saranno genuflessi ai veri “poteri forti” qualora dovessero avere la sventura di governare la nostra Nazione? Le cronache nazionali dedicano poca attenzione allo spettacolino del PD e del M5S in Basilicata, altrimenti più di qualsiasi risultato elettorale offrirebbero l’immagine plastica non della crisi ma del disfacimento della sinistra italiana. Il campo non è né largo né lungo né giusto, il campo è della mortificazione patetica.

IL GATTO CON IL TOPO

Non c’eravamo sbagliati ieri, stante i fatti, a dire che ormai Chiorazzo gioca con il topo come fa il gatto prima di ucciderlo. In questo clima di miserie politiche e di strategia inesistente che stanno offrendo le Presidenze Nazionali del M5S è del PD, spicca come un gigante in mezzo ai nani Angelo Chiorazzo. Sapevamo già che fosse forte e determinato, deciso e assolutamente non incline a compromessi al ribasso. Quello che non immaginavamo è che fosse talmente forte da prendersi gioco di due Partiti Nazionali. Immaginavamo che avrebbe giocato la partita elettorale anche senza alleati non che costringesse i suoi potenziali alleati ad elemosinare una briciola di pane. Da giorni si continua a dire che domani si decide. Sembra Zeno Cosini con l’ultima sigaretta che è sempre la prossima. Il cero si consuma e la processione non cammina, direbbero le nostre vecchie beghine di paese. Oggi è stato il giorno dei nomi gettati là, fatti circolare di chat in chat, senza né ufficializzazioni né smentite, né commenti né valutazioni. L’ultimo nome in ordine di tempo è quello di Nicola Valluzzi, uomo vicinissimo Chiorazzo, davanti alla fuoriuscita del suo nome, come altri, ha preferito non commentare. C’è da dire che Angelo Chiorazzo in un incontro pubblico ha in qualche modo smentito subito questa possibilità. Prima di lui si era parlato del dott. Dimona, presidente dell’Ordine dei Medici di Matera ma, da quanto apprendiamo avrebbe declinato l’invito. Tra i nomi tirati nel tourbillon di queste ore anche Stefano Lorusso, uomo vicinissimo a Speranza (e del quale avevano già in passato paventata l’ipotesi), ma anche lui avrebbe rifiutato. Insomma la candidatura alla Presidenza della Regione per il Centrosinistra sembra essere una cosa che nessuno vuole da cui tutti fuggono come si fugge dalla peste.

LE PAROLE DI BARDI

«La sinistra lucana come al solito si divide sui nomi, sugli interessi e sulle poltrone. Non c’è una proposta per la Basilicata, una regione che la sinistra da sempre ritiene di serie B. In questa fila di nomi, su ognuno dei quali c’è un veto di qualcun altro, sui poteri e gli interessi che sono dietro i vari profili emersi in questi mesi, i lucani si sono fatti un’opinione molto chiara: chi sono e cosa c’è dietro é chiaro a tutti. Il centrodestra é invece una coalizione unita, che ha governato 5 anni, aperta alle migliori esperienze civiche, del territorio, che si rivolge ai liberali, ai moderati, agli europeisti. La Basilicata merita una coalizione politica, capace di governare e di fare sintesi», così il Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi ha commentato il triste teatrino di questi giorni. Impossibile dargli torto, lo spettacolo è avvilente, gli attori sono scarsi e la trama è inconsistente. Diciamoci la verità con una sinistra che ha come leader degli insicuri di tutto come Schlein e Conte, la Meloni le elezioni non può mai perderle. Esiste un divario enorme tra chi sa esercitare la leadership e chi trema davanti a qualsiasi decisione e questo divario si vede tutto.

Di Massimo Dellapenna

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