LAVORO, C’È POSTO PER OLTRE 23 MILA ASSUNZIONI
La quota rilevante della domanda lucana (il 45% del totale) destinata a dirigenti, specialisti e tecnici. I numeri del fabbisogno regionale per il quinquennio ‘24-’28: pericolo mismatch
Tra il 2024 ed il 2028 il mercato del lavoro italiano potrà esprimere un fabbisogno compreso tra 3,1 e 3,6 milioni di occupati, a seconda dello scenario macroeconomico considerato: lo stock occupazionale 2023 potrebbe crescere nel quinquennio da un minimo di 238mila unità nello scenario negativo fino a un massimo di 722mila occupati in un contesto più favorevole. I dati sono stati elaborati da Unioncamere e diffusi tramite lo specifico report che traccia lo scenario previsivo sui fabbisogni occupazionali, professionali e formativi dell’economia italiana nel “medio termine”, cioè per l’orizzonte temporale del quinquennio 2024-2028. In Lombardia, con un fabbisogno atteso pari a 669mila occupati nello scenario positivo, si concentrerà oltre il 18% dell’intera domanda nazionale, seguita da Lazio (356mila unità pari al 9,8%), Campania (320mila unità, 8,8%), Emilia-Romagna (306mila unità, 8,4%) e Veneto (302mila unità, 8,3%). Le previsioni dello scenario positivo per macro area geografica «evidenziano che la ripartizione del Sud e Isole è quella che concentra la maggiore quota di fabbisogni occupazionali, attorno a 1,1 milioni di unità nel quinquennio, pari al 30,4% della domanda totale». I
L FABBISOGNO E LE FIGURE
Secondo lo scenario positivo, il fabbisogno totale della Basilicata per il quinquennio 2024-2028 è di 23mila e 400 unità, pari allo 0,6% del totale nazionale. Soltanto il Molise, ha, in termini predittivi, un fabbisogno inferiore: 17mila e 200 unità, pari allo 0,5% del totale italiano. La Basilicata, inoltre, risulta avere il tasso di fabbisogno più basso d’Italia: 2,4. Il tasso di fabbisogno è il rapporto percentuale in media annua tra fabbisogni e stock di occupati. Per la Basilicata, pertanto, si prevede un fabbisogno di oltre 23mila occupati nel quinquennio, «con una quota rilevante della do- manda destinata a dirigenti, specialisti e tecnici (il 45% del totale); il 33% sarà rappresentato da impiegati e professioni commerciali e dei servizi e il 14% da operai specializzati e conduttori di impianti». La domanda di formazione terziaria, «peserà per il 43,4% sul fabbisogno totale regionale, mentre quella di formazione secondaria per il 48,3%».
ECONOMIA E TURNOVER
L’impostazione seguita per lo sviluppo delle stime si basa, in estrema sintesi, sull’impianto che fornisce previsioni occupazionali come somma algebrica delle due componenti di expansion e replacement demand: «La prima di queste due componenti evidenzia gli andamenti legati alla tendenza dell’economia mentre la seconda quelli legati al turnover dei lavoratori». In termini dei valori assoluti e percentuali dell’expansion demand, la Basilicata è l’unica regione con valore zero. Indicazioni utili, invece, dalla componente replacement demand. Per la Basilicata, dall’incrocio dei dati e relativamente al turnover, la domanda stimata è stata quantificata in 23mila e 400 unità, pari allo 0,8% del totale italiano. Delle 23mila e 400 unità, 10mila e 700 (lo 0,7% del totale italiano), riguardano il comparto dipendenti privati. In analogia con l’analisi sugli stock e sulle uscite dal sistema del mercato del lavoro registrate nel 2021 per i dipendenti privati over 59 anni, analizzati i relativi indicatori rispetto al territorio. Al 31 dicembre 2020 ed in valori assoluti, lo stock dei dipendenti privati in Basilicata era pari ad 88mila e 500 unità. Con relativa quota di over 59 anni sullo stock lucano pari ad 8,6%, tasso di uscita over 59 pari al 18,7%. I costi derivanti dal minor valore aggiunto che sarà possibile produrre nei diversi settori economici a causa del ritardato o mancato inserimento nelle imprese dei profili professionali necessari, già all’attualità ed a livello generale, stanno aumentando proprio a causa del progressivo innalzamento della difficoltà di reperire personale. In Italia, per Unioncamere la stima per il 2023 del costo del mismatch tra domanda e offerta è di 43,9 miliardi, cifra corrispondente a circa il 2,5% del Prodotto interno lordo italiano. Per cercare di invertire il trend, causato anche dall’andamento demografico, consigliato di «lavorare sempre di più sul fronte dell’orientamento e avvicinare i percorsi formativi alle grandi trasformazioni in atto».