FUGA SPORTELLI BANCARI: UNA SCELTA SBAGLIATA
L’intervento di Giuseppe Ticchio
È da tempo che in Basilicata si parla di chiusura di sportelli bancari, in qualche occasione anche postali. Ad accorgersi dell’avanzare silenzioso di questo fenomeno, però, inizialmente sono stati solo quei comuni direttamente colpiti, rimanendo il loro grido d’allarme inascoltato sia dalla comunità apparentemente non colpita, sia da parte dell’Anci di Basilicata dimostrando in tal senso strisciante disinteresse e poca solidarietà, tranne che in qualche sporadico caso, che hanno ulteriormente alimentato il fuoco sotto la cenere su tutto il territorio regionale. Non parliamone poi del Governo regionale che ha contribuito ad alimentare queste chiusure con “il tanto peggio, tanto meglio”. Il peggio è arrivato e nei giorni scorsi a titoli cubitali – ahimé – tutti abbiamo appreso delle ulteriori chiusure di filiali. Un colpo al cuore per tutti, residenti e non. Ora, guarda caso, ad un mese delle votazioni regionali tutti si accorgono del problema. Personalmente, mi domando: quando è stato evidenziato negli scorsi anni attraverso la stampa regionale – anche da parte della Federazione Lucana in Svizzera – che questo serpeggiante disagio era in crescita e la desertificazione di ogni genere inghiottiva tutto e tutti, non sarebbe stato meglio ed opportuno intervenire per prevenire una storia già scritta? Spesso si legge che le scelte politiche della Basilicata, in questi anni, si sono concentrate nel mettere soldi nelle tasche dei lucani. Se davvero così fosse stato, però, oggi non si parlerebbe di chiusura delle filiali di banche sul territorio regionale perché l’economia lucana sarebbe stata fiorente, anzi fiorentissima. Purtroppo la realtà è un’altra, cioè che le azioni compiute fino ad oggi hanno contribuito ad impoverire tutto il territorio. Sulla stampa non c’è giorno che la cronaca non ci metta nero su bianco di fronte al fatto compiuto di aziende che chiudono o che non pagano i propri dipendenti. L’attuale Governo regionale ha avuto a disposizione l’immensa risorsa rappresentata dalla Commissione regionale dei Lucani nel Mondo, che non è però stata sfruttata al massimo delle sue possibilità. Si spera che i prossimi amministratori regionali siano più lungimiranti e propositivi di questi uscenti. L’unico sport praticato bene in questo Consiglio regionale uscente è stato quello di turlupinare – cioè prendere per i fondelli – il popolo lucano e praticare ad arte il fenomeno di far mancare spesso e sistematicamente il numero legale nelle convocazioni del Consiglio regionale pur di non legiferare. E oggi, la desertificazione del nostro territorio che produce a raffica anche l’inarrestabile chiusura degli sportelli bancari, non è altro che una conseguenza indiretta della gestione di questa maggioranza. Veniamo ai fatti concreti: come faremo a pubblicizzare il “Turismo delle Radici” se chi decide di venire in Basilicata – in primis – non trova neanche gli sportelli per prelevare? E ancora, se qualcuno decidesse di ristrutturare o acquistare casa in Basilicata come farebbe a trasferire gli averi per tali operazioni? E ancora, chi è in grado di spiegare anche ai residenti, soprattutto agli anziani, come e dove preleveranno la loro pensione e affini, se verranno smantellate anche altre filiali sul territorio, a volta pure gli uffici postali, e con loro via via tutti i Servizi connessi? Qualcuno commenta: le filiali chiudono perché nessuno fa crediti d’investimenti. Ma, tant’è, come farebbe un piccolo imprenditore ad investire sul territorio se le prospettive di sviluppo della nostra regione e soprattutto nei comuni interni e di montagna non hanno sbocco di nessun genere? Questa serie di riflessioni non hanno il mero intento di lanciare una cruda critica alle Istituzioni, bensì di far aprire gli occhi a chi in questi ultimi anni ha intenzionalmente voluto tenerli chiusi. Chi vuole capire, capisca. Spero che la Dirigenza di queste piccole filiali di banche in Basilicata riusciranno a fermare in qualche modo l’estensione del fenomeno di chiusura, garantendo così dignità e serenità ai residenti, ai viaggiatori del “Turismo delle Radici” e di altro genere, ma anche a tutti quelli che desiderano investire nel famoso “mattone”, nell’agricoltura, nella cultura e nel territorio in generale.