AttualitàBasilicataBlog

BES, SALI E SCENDI BASILICATA

Benessere equo e sostenibile: tra i posizionamenti in fascia medio-bassa e quelli in fascia medio-alta, quasi parità. Tra le criticità, l’abusivismo edilizio: oltre 50 costruzioni non autorizzate ogni 100 autorizzate

Per la Basilicata, dal rapporto sul “Benessere equo e sostenibile” redatto dall’Istituto nazionale di statistica Istat, note per lo più dolenti. Il rapporto annuale offre un ritratto multidimensionale dell’Italia fissato al 31 dicembre scorso. Per analizzare le disuguaglianze territoriali, 132 indicatori per complessive 12 aree tematiche. Di questi, per la Basilicata, il 31,8% collocano la regione in fascia bassa, il 24,2% in quella mediobassa, il 18,2% in quella media, il 15,9% in fascia medio-alta ed il 9,8% in fascia alta. I “verdi”, i buoni punteggi ottenuti dalla Basilicata, quasi tutti nella categoria sicurezza.

SANITÀ

Per il “dominio” Salute, confrontando per ogni indicatore dell’area tematica la distanza di ciascuna regione dal valore nazionale, si osserva una notevole eterogeneità nelle distribuzioni. Le province autonome di Trento e Bolzano si collocano tra le realtà più virtuose, con 5 indicatori su 15 che assumono i valori massimi di benessere, mentre la Campania e la Basilicata si attestano più spesso delle altre aree del Paese sui valori minimi (rispettivamente in 5 e in 4 indicatori su 15). Tra gli indicatori con maggiore variabilità territoriale rispetto alla media nazionale ci sono la speranza di vita in buona salute alla nascita (con il valore migliore rispetto alla media nazionale nella provincia autonoma di Bolzano e il valore più critico in Basilicata), la mortalità infantile (con il livello peggiore in Calabria e il migliore in Valle d’Aosta) e la mortalità per incidenti stradali (per la quale il valore minimo rispetto alla media nazionale si osserva in Abruzzo e quello più elevato in Basilicata). Per l’indicatore sulla sedentarietà, la Basilicata registra un valore di quasi il 60% superiore rispetto alla media italiana (53,7% vs la media italiana del 34,2%), mentre il valore minimo si rileva nella provincia autonoma di Bolzano, dove solo circa il 15% delle persone di 14 anni e più non pratica- no né sport né attività fisica. La proporzione maggiore di persone che consuma giornalmente quantità adeguate di frutta e verdura si osserva in Piemonte (+54% rispetto al valore medio italiano) e la più bassa in Basilicata (- 57% dalla media). La Basilicata, inoltre, è la regione con il più basso numero di anni di speranza di vita in buona salute (52,8 anni degli 82,5 da vivere) nel 2023, seguita da Molise (54,9) e Calabria (55,4) rispettivamente con 82,4 e 82,0 anni di speranza di vita. Basilicata, Calabria, Campania e Puglia sono le regioni con valori elevati di emigrazione ospedaliera e bassa attrazione, cui si aggiungono anche Sicilia e Sardegna. Le emigrazioni ospedaliere, è stato spiegato, sono un fenomeno che caratterizza soprattut- to le regioni più piccole del Sud: il Molise ha il maggior numero di ricoveri ospedalieri fuori regione (30,4% di dimissioni), seguito dalla Basilicata (28,4%).

ISTRUZIONE E FORMAZIONE

Tra il 2022 e il 2023 tornano ad aumentare i bambini che frequentano i servizi educativi per l’infanzia. Alcune regioni e riparti- zioni hanno raggiunto e superato il target europeo del 33% previsto per il 2010, mentre il target del 2030 del 45% di bambini frequentanti è stato raggiunto per ora solo dalla Valle d’Aosta (48,3%) e dalla Sardegna (46,5%). Oltre queste due regioni, un incremento particolarmente accentuato della quota di bambini iscritti al nido si è registrato nel 2023 per le Marche, l’Emilia-Romagna, l’Abruzzo, la Basilicata, la Lombardia e la Calabria. Nel 2023, i giovani di 25- 34 anni che sono in possesso di un titolo di studio terziario sono il 30,6% (erano il 29,2% nel 2022). Nel 2023, nel Nord-ovest la quota ritorna ai livelli del 2019, mentre cresce nel Centro e nel Sud. Rimangono sotto la media nazionale le percentuali in Piemonte (29,5%), Abruzzo (29,1%), Basilicata (27,8%), Calabria (27,6%), Sardegna (27,0%), Campania (26,6%), provincia autonoma di Bolzano (23,0%), Puglia (22,8%) e Sicilia (21,8%).

INNOVAZIONE E RICERCA

Le distribuzioni regionali dell’intensità di ricerca e della propensione alla brevettazione, invece, mettono in luce divari più marcati. Il primo indicatore raggiunge il massimo in Emilia-Romagna, in Piemonte e nel Lazio, con valori che nel 2021 superano di oltre il 40% la media Italia (rispettivamente 2,09%, 2,04% e 1,99% del Pil regionale) e sorpassano ampiamente anche il resto delle regioni del Centro-Nord; lo stesso indicatore è ai livelli minimi in Basilicata e Calabria, dove è circa due terzi più basso della media Italia (0,54% e 0,58% del Pil). In termini di incidenza della spesa totale per Ricerca e sviluppo sul Pil, buone performance sono registrate in Emilia-Romagna (2,09%), Piemonte (2,04%) e Lazio (1,99%). Due importanti regioni del Nord quali la Lombardia (1,25%) e il Veneto (1,24%), storicamente leader della Ricerca e sviluppo, nel 2021 si posizionano sotto la media nazionale. I valori più bassi si rilevano in Valle d’Aosta (0,58%), Calabria (0,58%) e Basilicata (0,54%). Intensità di ricerca delle imprese: l’Emilia-Romagna e il Piemonte sono in testa, seguite dalla Lombardia. A grande distanza sono le regioni del Mezzogiorno, con Calabria, Sardegna e Basilicata che «restano fanalino di coda».

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti