DOPO 7 ANNI NESSUN PROCESSO PER EQUIPAGGIO NAVE CIVILE IUVENTA IN 21 PROSCIOLTI DALL’ACCUSA DI FAVOREGGIAMENTO
“il risultato di un’indagine viziata e guidata da motivazioni politiche è che migliaia di persone sono morte nel Mediterraneo o sono state riportate con la forza in una Libia devastata dalla guerra. Nel frattempo, la nostra nave è stata lasciata marcire mentre noi siamo rimasti invischiati in un procedimento che è durato anni”
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Dopo 7 anni di indagini, la nave civile Iuventa sequestrata e lasciata marcire, 24 vite in ostaggio, a Trapani la maxi montatura giudiziaria contro il soccorso civile in mare finisce nell’ennesima bolla di sapone: TUTTƏ PROSCIOLTƏ perché
“il fatto non sussiste”
https://x.com/rescuemed/status/1781272848943739039?s=46&t=0OGzK5SQWS1KV1fVjcsL2w
Dopo sette anni di indagini, nessun processo per gli equipaggi delle navi ong: ventuno persone prosciolte dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: “Il fatto non sussiste”
Esultano Jugend Rettet, Save The Children e Msf
L’inchiesta di Trapani
Equipaggi navi Ong, in 21 prosciolti dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Dopo sette anni di indagini nessun processo: “Il fatto non sussiste”
Esultano Jugend Rettet, Save The Children e Msf
{di Giuseppe Asta RaiNews.it}
Dopo sette anni si è chiuso con una pronuncia di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste, chiesta peraltro dall’accusa, il procedimento penale aperto a Trapani a carico di 21 persone, componenti di organizzazioni non governative, accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Non ci sarà dunque nessun processo
I magistrati siciliani ritenevano che dietro le missioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo ci fossero accordi con i trafficanti di esseri umani e che quindi le ong non prestassero soccorso ai migranti ma garantissero solo il loro trasporto.
In diverse dichiarazioni politiche di allora e su alcuni organi di stampa si diffuse l’espressione
“taxi del mare”
per definire l’operato delle navi delle ong.
In aula la decisione del giudice è stata accolta da scene di gioia, cori e applausi.
Le organizzazioni coinvolte dall’inchiesta, costata circa tre milioni di euro, erano Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere
La prima delle tre subì anche il sequestro dell’imbarcazione “Iuventa”, rimasta anni ormeggiata a Trapani fino a subire grandi danni e diventare inservibile.
“Questo processo è una delle origini del male, della diffamazione delle ong chiamate spesso a essere complici dei trafficanti”
ha commentato l’avvocato Alessandro Gamberini, legale di Jugen Rettet
“si chiude un’epoca anche se non chiedo che il nostro ministro Salvini si fermerà”
Secondo l’ong
“il risultato di un’indagine viziata e guidata da motivazioni politiche è che migliaia di persone sono morte nel Mediterraneo o sono state riportate con la forza in una Libia devastata dalla guerra. Nel frattempo, la nostra nave è stata lasciata marcire mentre noi siamo rimasti invischiati in un procedimento che è durato anni”
Tuttavia
“nonostante le gravi conseguenze, il caso Iuventa è diventato anche un simbolo di supporto, solidarietà e resilienza al livello internazionale. L’equipaggio della Iuventa non si lascia scoraggiare e dichiara di voler riprendere le missioni di salvataggio il prima possibile”
“Questa decisione, che arriva a conclusione di una vicenda giudiziaria durata quasi sette anni, riconosce la verità sul nostro operato e sull’impegno umanitario per salvare vite in mare”
afferma Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children
“i membri dell’organizzazione hanno sempre operato nella legalità, al fine di salvare vite in mare, rispondendo al proprio mandato umanitario e con il primario obiettivo di proteggere i soggetti vulnerabili, quali per esempio minori non accompagnati e donne potenzialmente vittime di tratta e sfruttamento. Negli anni in cui la missione di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale è stata attiva, il 2016 e 2017, Save the Children ha salvato quasi 10.000 persone che erano esposte al rischio di annegamento in mare. Tra di loro c’erano circa 1.500 bambini, molti dei quali erano separati dalle loro famiglie, che abbiamo tenuto al sicuro e protetto fino a quando hanno raggiunto un porto sicuro. Di tutto questo siamo estremamente orgogliosi”
“Nel corso dell’udienza è stato possibile illustrare e portare all’attenzione del Giudice tutti gli elementi di prova che – ha aggiunto l’avvocato Jean-Paule Castagno – hanno smentito categoricamente ogni accusa, come acclarato dalla richiesta di non luogo a procedere formulata dai pubblici ministeri. Sono inoltre emerse l’encomiabile professionalità e dedizione con le quali tutto il personale dell’organizzazione, ed in particolare il team leader responsabile per la missione, ha operato per l’intera durata della stessa”
Secondo Medici senza frontiere
“dopo sette anni di false accuse, slogan infamanti e una plateale campagna di criminalizzazione delle organizzazioni impegnate nel soccorso in mare, cade la maxi-inchiesta avviata dalla procura di Trapani nell’autunno del 2016, la prima della triste epoca di propaganda che ha trasformato i soccorritori in ‘taxi del mare’ e ‘amici dei trafficanti. Un mastodontico impianto accusatorio basato su illazioni, intercettazioni, testimonianze fallaci e un’interpretazione volutamente distorta dei meccanismi del soccorso per presentarli come atti criminali”
Tuttavia
“gli attacchi alla solidarietà continuano attraverso uno stillicidio di altre azioni: decreti restrittivi, detenzione delle navi civili, supporto alla guardia costiera libica che ostacola pericolosamente i soccorsi e alimenta sofferenze e violazioni, mentre le morti in mare continuano ad aumentare”
I COMMENTI A CALDO
Matteo Orfini
Membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana
Ma pensa, avevamo ragione noi: salvare vite non è un reato.
Ora che a ribadirlo è una sentenza che smonta le accuse del “processo simbolo” alle ong, qualcuno chiederà scusa a chi per 7 anni è stato ingiustamente criminalizzato?
Elly Schlein Segretaria del Partito Democratico :
Una sentenza storica, prosciolti tutti i membri dell’equipaggio delle ong Jugend Rettet, Save the children e Medici Senza Frontiere perché il fatto non sussiste.
Questo dimostra che soccorrere è un obbligo e che come abbiamo sempre detto la solidarietà non è reato.
Le organizzazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di soccorso in mare devono essere ringraziate e non criminalizzate, perché sopperiscono alla mancanza di una Missione europea di ricerca e soccorso in mare per cui il Partito democratico continuerà a battersi: in sostanza fanno quello che dovrebbero fare gli Stati e l’Unione europea.
Speriamo nessuno si azzardi mai più a chiamarle taxi del mare