LA SERIE DI ERRORI DEL CENTROSINISTRA
Il commento di Patronimico
Partiamo da un fatto: Piero Marrese è l’ultimo dei responsabili. È stato scelto alla fine, una decisione quasi offensiva – Conte lo ha implicitamente definito undicesima scelta… – e lui da buon politico di professione – non essendoci altro nel suo CV – si è preso il seggio da consigliere regionale. Sempre meglio di niente. Marrese è partito con una comunicazione sbagliata, poi da Roma lo hanno aggiustato: non è un trascinatore di folle, dovrebbe fare qualche corso di public speaking, ma è un buon organizzatore di apparati e di potere, come ha dimostrato alla Provincia di Matera, anche per insipienza del centrodestra materano. Ma da solo poteva poco: ha subito l’esuberanza di Angelo Chiorazzo, che si è mosso sempre da candidato presidente, coprendolo, scavalcandolo e imbarazzandolo. Come quando si è messo a parlare di sanità, subito rintuzzato da Bardi sul suo punto debole: l’enorme conflitto di interessi che si porta con sé. La linea Chiorazzo-Macchia ha indubbiamente danneggiato il Pd e il M5S, a dimostrazione che in politica i soldi non danno la felicità. L’aver seguito la linea impostata da un giornale letto da pochi intimi e da un free lance che l’ultima volta che si è candidato ha preso 4 preferenze tra i colleghi, è stato il termometro del disastro. Chi grida fa notizia, nella sonnacchiosa Basilicata, pensiamo ai sindacati con il loro vuoto comunicativo giornaliero, ma non sposta consenso e non fa opinione. La gente segue le relazioni corte e quindi l’esercito di candidati del centrodestra ha vinto la battaglia: Bardi ha dovuto solo mettere il carro per la scesa. E lo ha fatto bene, senza replicare a chi ha elevato a proprio slogan “meglio tardi che Bardi”, con un’autoironia (dote rara) che in campagna elettorale è sinonimo di sfigato. Bardi ha parlato di Basilicata, per quel che si poteva, ha girato per i comitati elettorali, ha fatto il suo, con presenza e co- stanza. A 71 anni non era scontato. Il centrosinistra aveva liste deboli prima e si è suicidato poi quando ci ha messo 6 mesi per non trovare un candidato: gli elettori e i candidati, che guardavano con attesa a un’alternativa a Bardi, che era anche un candidato facile da affrontare in campagna elettorale, sono rimasti a casa o sono andati con il centrodestra. Insomma, un vero disastro. Avendo dato uno sguardo agli eletti, le prospettive del centrosinistra non sono rosee. In realtà il problema del fu partito regione è che ci sono sempre le stesse facce, mentre nel centrodestra anche c’è stato un ricambio, e la fuga di intere generazioni non aiuta il cambiamento interno e la messa in discussione delle antiche rendite di posizione. Tradotto: il prossimo candidato presidente del centrosinistra lo deciderà ancora Robertino Speranza. Il centrosinistra ha una sola speranza, che non si chiama Roberto, ma centrodestra: se la coalizione che ha vinto inizierà a litigare il giorno dopo, se dopo la solita luna di miele penserà unicamente a come fregare il compagno di banco, il ceto politico che con Bardi ha avuto la ribalta del potere sarà spazzato via. Oggi la gente cambia idea alla velocità della luce e chiaramente il dopo Bardi è già iniziato, con quello che comporterà. Il centrosinistra può mettere in campo l’unica cosa che gli resta da fare, se vuole avere un futuro: nulla. Se fanno qualcosa, la fanno male. Se non fanno nulla, hanno una speranza. Non Roberto, il quale è ormai l’assicurazione sulla vita del centrodestra lucano.