“RUOTI GATE”, AVANTI A POTENZA
L’ex sindaco Salinardi tira in mezzo Conte per trasferimento a Catanzaro: il Gup Valente dice no
Un buco nell’acqua l’eccezione di incompetenza funzionale formulata all’udienza del 6 febbraio scorso dall’avvocato difensore di Angelo Salinaro, Pasquale Bartolo, che, unitamente al difensore di Rosario De Carlo e Pierluigi Mario Saponara, l’avvocato Francesco Sabatelli, puntava ad ottenere la trasmissione degli atti del “Ruoti Gate” alla Procura presso il Tribunale di Catanzaro o, in subordine, a quella presso il Tribunale di Lecce: il Gup del Tribunale di Potenza, Francesco Valente, ha rigettato la richiesta. Ininfluente, ai fini dell’inchiesta in questione, la posizione, in qualità di magistrato onorario, di Giovanni Conte. La difesa dell’ex sindaco di Ruoti, ha fatto presente che Salinardi e Conte risultano, ad opera della Procura presso il Tribunale di Catanzaro, essere stati iscritti sul registro delle notizie di reato relativamente ad ipotizzate con- dotte di corruzione, truffa ed abuso d’ufficio e, ad opera della Procura presso il Tribunale di Lecce, con riguardo al delitto di corruzione in atti giudiziari. Il Gip dell’ordinanza del “Ruoti Gate” ha fatto accenno al fatto che Conte fosse il «miglior consigliere di Salinardi per quel che riguarda le vicende comunali amministrative», ma il dato non ha rilevanza dato il non contestato concorso dei due nei medesimi reati ipotizzati. Come rilevato e rimarcato dal Gup Valente, Conte, nell’ambito del “Ruoti Gate”, nè ha mai assunto la qualifica di indagato, imputato o persona offesa, nè risulta essere stato mai indicato come autore di condotte criminose di sorta nella notitia criminis. Più precisamente, il suo ruolo non è «mai» stato descritto quale quello di autore di delitti connessi con le condotte ascritte all’ex sindaco di Ruoti, Angelo Salinardi, o di concorrente nelle stesse. Per il Gup, «radicale» diversità fra le condotte addebitate a Conte dalle Procure di Catanzaro e Lecce, e quelle inerenti al “Ruoti Gate” per cui si procede a Potenza, quali, in estrema sintesi, accesso abusivo a sistema informatico, atti persecutori ed associazione a delinquere finalizzata alla corruzione tra privati e calunnia. Per questi ed altri motivi, eccezione respinta: sul “Ruoti Gate”, avanti a Potenza. Tra i diversi filoni di indagine del “Ruoti Gate”, quello sulla «gestione politico-amministrativa del Comune di Ruoti da parte della famiglia Salinardi» che ha visto avvicendarsi, alla carica di sindaco dal 1997 al 2017, vari componenti dello stesso nucleo familiare. Poi, nel 2017, l’elezione a primo cittadino di Anna Maria Scalise. Scalise è il primo nominativo dell’elenco delle individuate parti offese nel quale compaiono anche l’attuale sindaco di Ruoti, Franco Gentilesca, e il Commissario di Polizia Pasquale Di Tolla (al- l’epoca dei fatti Ispettore in servizio alla Questura di Potenza), «pedinato, molestato e velatamente minacciato», oltre che il Ministero dell’Interno. Nell’udienza preliminare, ammessa la costituzione di parti civile di sindaco ed ex sindaco, ovvero rispettivamente Gentilesca e Scalise. Tra le parti civili, anche il Comune di Ruoti. Le indagini si sono sviluppate su differenti filoni investigativi paralleli, ma gravitanti intorno alla figura di Angelo Salinardi. Altro filone investigativo, come da originario “Ruoti Gate”, riguarda le contestate attività corruttive fra private relative all’in- dotto Fca, ora Stellantis, laddove soggetti inseriti nelle aziende ritenute riconducibili a Salinardi pagavano utilità varie ai gestori di importanti società appaltatrici di Fca per ottenere commesse e subappalti. Per l’accusa, Salinardi intendeva perseguire risultati politici ed economici anche mediante il ricorso a mezzi penalmente illeciti, adoperati in maniera sistematica per raggiungere gli scopi. La strategia di gestione e controllo dal tessuto politico-amministrativo, secondo l’impianto accusa- torio, si estendeva a quello economico-imprenditoriale. In una intercettazione captata, Salinardi pronunciava la frase: «Il paese è mio e comando io». Nel filone investigativo da unire, nell’elenco imputati anche la Logistica Cassino Srl con Francesca Conte in qualità di rappresentante legale, la Logivultur Srl, con Maria Lucia Salinardi in qualità di rappresentante legale, la Logistica Meridionale Srl e la Loginord Srl, di Angelo Salinardi, e la S.g.l con Nicola Matturro in qualità di legale rappresentante. Il teorema accusatorio è imperniato sulla figura di Angelo Salinardi che quale amministratore unico e legale rappresentante della Logistica Meridionale Srl e della Loginord Srl, avrebbe avuto anche la gestione ed il controllo delle altre società citate e «con funzioni di promotore ed organizzatore», al fine di commettere delitti nell’interesse e a vantaggio delle società, avrebbe creato il «sistema illecito» per ottenere, nell’ambito dell’indotto automotive, subappalti, commesse e assegnazioni lavori, tramite corresponsione di utilità quali denaro ed altri benefits.
Di A.Carponi