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FACCIAMO CHIAREZZA, UNA RISPOSTA A GRASSO

L’editoriale di Paride Leporace

Da addetto ai lavori, la mattina di buon’ora leggo l’articolessa di migliaia di battute che il collega Nino Grasso invia sul telefonino, essendo i giornali di carta in crisi e risultando l’artificio un buon metodo gratuito per essere letto. La lunghezza del suo ragionare è novecentesca, incastonata in un format obbligato e per i miei gusti demodè, ma così è se vi pare. L’ultimo grido dedicata al riconfermato candidato a sindaco di Potenza, Mario Guarente, ha guadagnato una critica alla mia attività professionale. Da una recente puntata della mia trasmissione “Oltre il giardino” su Cronache Tv, Grasso ha posto querelle con Guarente includendomi parte attiva della contesa. Già un ventennio addietro, spesso e volentieri, incrociai le spade della polemica con il Nino furioso dalle colonne del Quotidiano, ma con molti capelli bianchi in più e spero con più saggezza, oggi con resilienza cercherò di ristabilire la verità dei fatti che riguardano me, la mia testata e il mio editore salvaguardandone onore e magari anche disciplina. Vengo accusato di essere stato un intervistatore poco incalzante e quasi complice di Mario Guarente. Peggio, di aver assunto il ruolo di intervistatore reggi microfono per combine pubblicitarie del mio editore. Ohibò Grasso, scendi dal pulpito. Trasformarti da columnist di Basilicata in autore di postverità non rende onore alla tua lunga carriera. Sono riuscito ad ottenere la “vituperata” intervista con il candidato sindaco appena sono stato certo della conferma decisa dalla sua alleanza politica. Un’esclusiva, si chiama in gergo. “Oltre il giardino”, centinaia di puntate e ospiti di ogni partito e condizione sociale, è un salotto tv che si preoccupa del dibattito pubblico legato alla più stretta attualità. Non ti sarà sfuggito l’apprezzamento che riceviamo per questa funzione. L’editore, Giuseppe Postiglione, che sempre ringrazio della fiducia data, mi ha concesso piena autonomia nella scelta degli ospiti, figurarsi sulle domande che calibro sempre con cortesia ma senza rete, come possono testimoniare i numerosi partecipanti che si sono seduti da circa due anni nel mio Giardino. Esattamente come accaduto nella recente intervista a Mario Guarente. Il quale, su una mia domanda ha colto il là per polemizzare con “certa stampa”. È mia abitudine, quando sento questa espressione, riportare la fonte in modo preciso per rispetto del telespettatore e per completezza di notizia. Nel corso del dialogo, quando il sindaco ha accusato Grasso di scrivere da Berlino senza sapere delle vicende di Potenza, ho fatto cenno alla globalizzazione, volendo significare con espressione breve che ormai qualunque questione locale se vuoi la puoi affrontare da qualsiasi parte del mondo, e non ho certo rincarato la dose. Forse, meglio, sarebbe stato riferirmi allo smart working. Questa è solo una facezia. Andiamo alla sostanza. Grasso nel suo editoriale, mi accusa più volte di essere stato accondiscendente con Guarente, e si allarga anche alla cavolata. Al fustigatore di costumi e politica altrui, infatti, sfugge che Mario Guarente è stato ospite più volte del Giardino. Io stesso ne ho perso il conto. Ricordo con certezza di averlo intervistato a poche ore della classifica del Sole 24 ore che gli ha assegnato la maglia nera dei sindaci d’Italia, là dove c’era poco da edulcorare. Quindi, questa piroetta immaginaria da parte mia come conduttore televisivo dove la rintraccia Grasso? Se Guarente è stato più volte mio ospite evidentemente accetta e condivide le mie regole del gioco. Ripeto, la trasmissione ha una sua autonomia, che mi sforzo di adattare il più possibile anche alla linea editoriale del giornale scelta dai suoi direttori, senza pur essere questa un blocco monolitico da dover idolatrare. Grasso avvolge tutto questo mio lavoro, e se mi si consente la mia onestà professionale, con un complottismo da terrapiattista disegnando un quadro inesistente tutto teso all’estorsione pubblicitaria. Se Cronache ha inserzionisti lo deve ai suoi account e alla politica editoriale che attrae investitori e non certo alle mie (inesistenti) interviste compiacenti. Comunque, non sono un venditore di almanacchi e a prova di quanto sostengo invito i dubbiosi a riguardare la puntata messa alla berlina. Uno dei motivi di successo della trasmissione è che è fruibile sui social quando ognuno ritiene di guardarla. Caro Nino, mi hai molto offeso nel dipingermi come un giornalista-tappetino. Appartengo, molto modestamente, a ben altra categoria, quella che nel porgere le domande è mosso innanzitutto dalla curiosità. Scrisse Rossana Rossanda sul punto: “La vera intervista è un dialogo e abbisogna di una umana curiosità delle due parti”. Tra l’altro, come i giocatori di bridge, io svelo sempre il colore con cui gioco, e posso aggiungere di essere carta conosciuta. A “Oltre il giardino” ricevo diversi rifiuti a parteciparvi. Con il tempo ho constatato che accampano scuse o non rispondono al telefono soprattutto politici che non hanno nulla da dire o che temono le mie domande. In questo elenco, mi è finito anche Angelo Chiorazzo, il quale ha molto da dire e non so se teme le mie domande, onestamente non credo. Penso, invece, ci sia stata soprattutto a novembre un risentimento di lesa maestà, per aver io troppe volte chiesto ai miei ospiti dei suoi conflitti d’interessi in particolar modo legati alle attività comuni con il l’editore di Nino Grasso. Da parte mia, posso rivendicare di essere stato tra i primi a invitare più volte i numerosi partecipanti ai tavoli del laicato cattolico e ad avere in seguito il salotto pieno degli aderenti a Basilicata Casa Comune. Comunque, il mio giardino per Chiorazzo è sempre aperto. Anche per te Nino vale l’invito, se avrai la voglia (il coraggio non ti manca) di confrontarti con me a viso aperto in trasmissione, come ben ti consta per averlo io già fatto in passato, ricevendo anche da te un garbato rifiuto. Mi prendo anche l’aggio e la libertà però di osservare che la presunta neutralità dietro cui ti nascondi è ormai solo una tigre di carta. Sei giornali- sta di parte da molto tempo e non ci vedo niente di sconveniente. Difendi legittimamente gli interessi del tuo editore. Constato che le vostre comuni battaglie di parte molto tignose sono sempre più sonoramente ignorate dalla maggioranza degli elettori lucani. Quindi, o non vi capiscono, oppure le ritengono profondamente sbagliate. Nonostante tutto, ti saluto cordialmente.

Di Paride Leporace

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