SANTARSIERO PIANGE DA SCHLEIN, GALELLA CONTRO GIORGIA
L’ex sindaco parte contro Lettieri per la scelta di sostenere Telesca e chiede aiuto al segretario nazionale. Il capo ultras ex assessore critica le decisioni romane e si auto elogia: toglietegli Facebook
Le elezioni erano un rito sacro. Un rito nel quale i partiti risolvevano all’interno delle segreterie e all’esterno con le preferenze le questioni, strutturando e definendo o rapporti di forza. In quel tempo nessuno si sarebbe mai permesso di uscire pubblicamente contro la decisione del proprio segretario regionale. Dopo le elezioni arrivava il momento dell’analisi e della verifica. Era quello il tempo in cui, per esempio, nel centrosinistra veniva candidato sindaco Vito Santarsiero.
SANTARSIERO PIANGE DALLA SCHLEIN
Credevamo che uno storico dirigente del Partito Democratico mai avrebbe rotto quel patto di onore e di prassi con il quale mai nessuno ha criticato pubblicamente le decisioni del proprio partito prima di votare. Ci sbagliavamo. Vito Santarsiero, già Sindaco di Potenza e Presidente della Provincia, già assessore regionale ha deciso di riscoprire in tarda età l’infantilismo della politica. Il segretario regionale Lettieri ha dato il sostegno a Telesca. Vito Santarsiero, invece di accettare la decisione del partito e di mettersi a disposizione, ha scelto di mettersi a battere i piedi frignando come un bambino. In un suo post su facebook ha deciso di attaccare la decisione di Giovanni Lettieri, accusandolo pubblicamente di non conoscenza delle dinamiche di Potenza e di aver trascurato il capoluogo. Piange Santarsiero e scrive sui social che lo sarebbe an- dato a dire alla Schlein, nascondendosi sotto la gonnella del Segretario nazionale. Una fine in- gloriosa per quello che è stato un grande protagonista della politica lucana. Qualcuno sulla sua pagina fb gli ha ricordato che quando le decisioni erano a favore suo non c’era mai niente da dire.
PIRGOPOLINICE GALELLA
Tra le più belle commedie plautine c’è il “Miles gloriosus” il cui protagonista è il soldato fanfarone Pirgopolinice. Il protagonista della commedia vanta se stesso come grande eroe capace di grandi imprese in un crescendo di equivoci. Senza voler approfondire l’opera plautina, potremmo da domani apostrofare Galella come Pirgopolinice. In un crescendo di eccitazione e di autocompiacimento, l’ex assessore comunale e regionale e (forse) primo dei non eletti e quasi subentrante in Regione ha affidato la sua analisi politica a facebook. Alla città ho dato tanto, ho ricevuto meno di quello che ho dato. Avrei potuto fare il sindaco e sarei stato un grandissimo sindaco che avrebbe fatto cose eccezionali. Quelli che decidono, purtroppo, non capiscono niente e hanno fatto scelte sbagliate. Questo in sintesi il Pirgopolinice-Galella pensiero. Senza volersi soffermare troppo sull’atto di presunione e senza voler ricordare che in politica è l’unico posto dove si raccoglie quello che si semina, ci colpisce vedere il capo ultras insofferente verso la città che non lo ha capito abbastanza. Quello che, però, colpisce è l’attacco diretto a «quello che decidono senza conoscere il territorio». Conoscendo le dinamiche del centrodestra Galella parte lancia in testa contro Meloni, Tajani e Salvini. Chissà cosa ne pensa il Presidente del Consiglio di un suo dirigente che la critica pubblicamente. Qualcuno insegni a Galella le regole della logica. Sono quegli stessi vertici romani che lo hanno imposto prima come assessore al Comune di Potenza e poi, senza essersi neanche candidato, come assessore alla Regione. Ci dica Galella se comprendevano poco anche in quel momento o se hanno smesso di capire appena hanno fatto scelte diverse. Considerato che, come assessore regionali in carica è stato superato in termini di preferenze da due assessori comunali della sua stessa città e dal Presidente del Consiglio, è evidente che la scelta che fece il suo Partito per fargli fare l’assessore non era conforme al merito. Altro avrebbero meritato più di lui come ha dimostrato il voto. Forse Galella farebbe meglio a comprenderlo invece di lanciarsi in vanagloria e lamentele.
Di Massimo Dellapenna