SERGIO MATTARELLA È A NEW YORK PER UNA VISITA ALLE NAZIONI UNITE
Visita a New York e alle Nazioni Unite
La visita del Presidente Mattarella a New York si concluderà, al Consolato generale d’Italia, con l’incontro con il personale della sede diplomatica
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È GIUSTO INFORMARE
Il Presidente Sergio Mattarella a New York
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è a New York fino al 7 maggio per una visita alle Nazioni Unite
SERGIO MATTARELLA È A NEW YORK PER UNA VISITA ALLE NAZIONI UNITE
Lunedì 6 maggio, il Presidente Mattarella ha aperto i lavori, al Palazzo di Vetro, della Conferenza sullo stato di attuazione dell’obiettivo di sviluppo sostenibile 16 “Pace, Giustizia ed Istituzioni per lo Sviluppo Sostenibile”. L’evento è organizzato dalla Rappresentanza permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, dal Segretariato dell’Onu e dall’Idlo (International Development Law Organization), nell’ambito dell’Agenda Onu 2030
A seguire, Mattarella ha incontrato il personale della Rappresentanza permanente d’Italia e i funzionari italiani delle Nazioni Unite. Al Metropolitan Club, il Capo dello Stato ha avuto un incontro con gli esponenti della comunità italiana nel corso del quale gli è stato consegnato il Premio GEI 2024.
Nel pomeriggio, il Presidente Mattarella ha avuto un colloquio, al Palazzo di Vetro, con il Segretario generale Antonio Guterres.
Martedì 7 maggio, il Presidente Mattarella terrà un intervento di fronte all’Assemblea Generale dal titolo
“Italia, Nazioni Unite e multilateralismo per affrontare le sfide comuni”
preceduto da un colloquio con il Presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, Dennis Francis.
La visita del Presidente Mattarella a New York si concluderà, al Consolato generale d’Italia, con l’incontro con il personale della sede diplomatica.
New York, 05/05/2024 07/05/2024 (II mandato)
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Discorsi
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Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Conferenza di alto livello “Pace, Giustizia e Istituzioni per lo Sviluppo Sostenibile”
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Address by the President of the Italian Republic Sergio Mattarella at the High-Level Conference “Peace, Justice and Institutions for Sustainable Development”
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Indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del ricevimento con la collettività
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Saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Conferenza di alto livello “Pace, Giustizia e Istituzioni per lo Sviluppo Sostenibile”
New York, 06/05/2024 (II mandato)
Signora Vice Segretario Generale delle Nazioni Unite,
Signor Sottosegretario Generale per gli Affari Economici e Sociali,
Signora Direttrice Generale dell’Organizzazione Internazionale di Diritto per lo Sviluppo,
Signore e Signori,
sono molto lieto di aprire i lavori di questo incontro su “Pace, Giustizia e Istituzioni per lo Sviluppo Sostenibile”, dedicato all’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Ringrazio i Rappresentanti dell’Onu e dell’Organizzazione Internazionale di Diritto per lo Sviluppo per aver lavorato a questo evento, che si tiene per la prima volta qui a New York, dopo le precedenti edizioni svoltesi in Italia.
Rivolgo un saluto a tutti i partecipanti, rappresentanti di governi, delle organizzazioni internazionali, delle istituzioni giudiziarie, delle università, della società civile, inclusi in particolare giovani e donne, impegnati nella promozione di società pacifiche e inclusive, di sistemi giudiziari equi e di istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti.
Pace, inclusione, giustizia, sono capisaldi irrinunciabili per lo sviluppo sostenibile di ogni Paese e di ogni società, e mi piace sottolineare come siano principi portanti anche dell’ordinamento costituzionale italiano.
L’esistenza di un sistema di tutele e di garanzie giuridiche è pre-condizione al godimento dei diritti della persona e, appunto, per lo sviluppo umano, inteso nel suo senso più alto.
Si tratta di fondamenti riaffermati dalla stessa Carta delle Nazioni Unite, che sin dal suo preambolo ha enunciato l’impegno “a creare le condizioni in cui la giustizia e il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti” e “a promuovere il progresso sociale e un più elevato tenore di vita in un contesto di accresciute libertà”.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, ha il merito di avere fornito un orizzonte concreto per il loro realizzarsi, indicando un percorso che tutti gli Stati Membri si sono impegnati a perseguire nell’interesse dei popoli, e che passa anzitutto dalla preservazione del pianeta, il luogo che abitano.
Giunti alla seconda metà del cronoprogramma di attuazione dell’Agenda, una decisa accelerazione verso il raggiungimento dei nostri obiettivi comuni appare imprescindibile, come riaffermato, lo scorso settembre, durante l’ultimo Vertice Onu in materia.
Ci troviamo, purtroppo, in un contesto più complesso di quanto si immaginava poco tempo addietro.
All’intensificarsi degli effetti negativi del cambiamento climatico si aggiunge il proliferare di drammatici conflitti che allontanano dall’impegno di dare priorità a quell’agenda.
Le conseguenze sono disastrose: allo stato attuale solo una parte modestissima degli obiettivi dell’Agenda 2030 sarebbe raggiungibile nei tempi indicati.
Il lavoro che attende questa Conferenza preparatoria sarà prezioso, come avvenuto per le edizioni precedenti di Roma, in particolare in vista del “Summit per il Futuro”, previsto il prossimo settembre.
Il quadro giuridico entro cui si colloca la capacità di perseguire gli obiettivi dell’Agenda è strumento essenziale.
Affidarsi esclusivamente alla buona volontà degli attori in gioco si è rivelato, spesso, illusorio.
Ecco perché l’Obiettivo 16, oggetto della riflessione di questa giornata, costituisce – e comporta – un passaggio ineliminabile.
Come potremmo parlare, infatti, di pace come sviluppo se non sostenendo i diritti delle persone e dei popoli?
Come potremmo, se non affermando la pratica, nei conflitti, dei principi delle Convenzioni di Ginevra in materia di diritto umanitario, oggi apertamente violati?
Se non ponendo in campo norme e iniziative a tutela della condizione femminile, contro la violenza sui fanciulli e sulle donne, sullo sfruttamento da parte della criminalità organizzata, sulla marginalizzazione dei disabili?
Sono questioni che riguardano da vicino le istituzioni e l’amministrazione della giustizia.
Si tratta di por fine alla insicurezza cui sono confinate troppe popolazioni e troppe persone.
Siamo particolarmente onorati, in proposito, di avere proposto e ottenuto l’assenso dell’Assemblea Generale, poco più di un mese fa, su una Risoluzione che, a ventiquattro anni dalla Convenzione di Palermo, ha dichiarato, ricordando la figura di Giovanni Falcone, il 15 novembre di ogni anno, “Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata transnazionale”.
La stabilità degli stessi Stati, la vigenza dello Stato di diritto, troppo spesso vengono messi in causa da queste forme di pervasiva criminalità.
Se questi sono temi di urgenza particolare, la prospettiva verso la quale ci muoviamo è quella di rendere le nostre società più coese e giuste, allargando gli spazi civici e politici di partecipazione a tutte le componenti delle società; rendendo le istituzioni, a ogni livello, più inclusive e più rappresentative: in ultima analisi rinsaldando il “contratto sociale” tra popoli e istituzioni.
Si tratta di condizioni essenziali per lo sviluppo della persona, purtroppo fragili o assenti in tante parti del mondo.
Anche per questo l’Italia è impegnata con convinzione a far avanzare l’attuazione di questo obiettivo e a collaborare a questo fine con organizzazioni come l’Idlo, che ospitiamo a Roma.
Signore e signori,
pace e sviluppo hanno destini incrociati.
Non può esservi l’uno, senza l’altra.
Viviamo in un’epoca con il maggior numero di conflitti dalla fine della Seconda guerra mondiale che divorano enormi risorse nella corsa agli armamenti, sottraendole allo sviluppo.
L’appello alla costruzione delle condizioni necessarie per la pace e per porre fine ai conflitti non potrebbe essere più necessario e urgente.
Fronteggiamo oggi un pericolo ulteriore che mina il rapporto di fiducia con le istituzioni e tra i Paesi, quello della disinformazione.
È di venerdì scorso la Giornata mondiale per la libertà di stampa che ammonisce, ogni anno, sul valore della libertà dell’informazione per il mantenimento della democrazia.
Temi come l’accesso all’informazione, la libertà di espressione, la tutela della privacy, appartengono, a buon diritto, alle mete incluse nell’Obiettivo 16, oggetto di questa discussione.
Con – e nelle – Nazioni Unite dobbiamo lavorare per ricostituire la fiducia tra le nazioni, rinsaldare la cooperazione internazionale e tessere nuove reti di comprensione e di collaborazione.
È sulla base di questo approccio che l’Italia dispiega la sua azione, con ferma determinazione nel sostenere gli strumenti di dialogo basati su quel principio di multilateralismo che oggi vediamo così drammaticamente messo in discussione dall’aggressione russa all’Ucraina e dalle conseguenze dell’irrisolto conflitto israelo-palestinese.
Non possiamo continuare ad attardarci in relazioni tra Paesi basate su visioni ed eredità ottocentesche, su pulsioni di potenza.
A chiedercelo con forza sono i cittadini, i giovani, le donne, che chiedono un avvenire ispirato agli obiettivi che l’Agenda 2030 ha delineato.
Con questi auspici auguro a tutti voi buon lavoro.
*^*
Indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del ricevimento con la collettività
New York, 06/05/2024 (II mandato)
Signora Ambasciatrice,
Signor Console Generale,
Signor Ambasciatore alle Nazioni Unite,
Autorità,
Care italiane e cari italiani,
è per me forte l’emozione di tornare, dopo 8 anni, e incontrare di nuovo rappresentanti della collettività italiana che qui risiedono.
È un gran piacere questo incontro di cui vi sono grato, di poterlo fare insieme a mia figlia, al Viceministro degli Esteri, che mi accompagna, alla delegazione che mi accompagna da Roma.
La vostra comunità, questa collettività italiana, ha tanto contribuito, e tanto contribuisce, al continuo sviluppo di questa realtà.
Questa città costituisce il cuore pulsante degli Stati Uniti. È un avamposto incredibile di progresso per il mondo intero, che qui guarda costantemente: per la sua capacità di anticipare i tempi; per essere, ormai da quasi un secolo, centro straordinario di tolleranza, irradiazione di culture e di innovazione.
New York rappresenta un esperimento unico di integrazione multiculturale, multietnica, e multilinguistica.
Vorrei però ribadire, in primo luogo, la mia grande soddisfazione per questo incontro con la collettività italiana.
Per gli italiani arrivati qui a partire dalla fine del XIX secolo non sempre è stato facile; direi anzi che la laboriosità che li ha contraddistinti è stata accompagnata da sacrifici notevoli.
Sacrifici ripagati dai riconoscimenti in ogni ambito della vita di questo grande Paese.
L’immagine dell’Italia negli Stati Uniti è articolata e ricca di sfaccettature, e non potrebbe essere altrimenti.
Ad essa concorrono, nell’immaginario di questa grande nazione, grandi esploratori come Cristoforo Colombo, come Giovanni da Verrazzano, di cui ricorrono quest’anno i cinquecento anni dallo sbarco nella baia di Hudson.
Vi contribuiscono, in tempi più recenti, anche numerosissime personalità distintesi nel campo della cultura, delle arti, dell’imprenditoria.
Tengo a ricordare il ruolo che in questo proficuo scambio fra Italia e Stati Uniti hanno da sempre svolto le Università e quei fenomeni di migrazione intellettuale transnazionale, in tanti posti nel mondo, di carattere culturale, che costituiscono fattore di arricchimento reciproco.
Ad Harvard trovò ospitalità Gaetano Salvemini durante gli anni dell’esilio dal regime fascista. Enrico Fermi, prima di recarsi a Chicago, insegnò alla Columbia, dove insegnano e studiano circa 180 fra professori e ricercatori italiani, e che ospita l’Italian Academy, che auspico sappia sempre essere punto di riferimento attivo per la cultura europea e italiana in questo angolo degli Stati Uniti.
Si tratta di un patrimonio di cui dobbiamo andare particolarmente fieri in un periodo in cui la collaborazione fra Atenei – così importante per costruire ponti di dialogo e luoghi di libero dibattito – viene messa in discussione, nel contesto di crescenti tensioni internazionali.
Alle nuove generazioni italiane e italiani che scelgono di vivere negli Stati Uniti si prospetta un’esperienza unica. Fare tesoro del privilegio di vivere fra “due mondi e fra due culture”, potendo avvalersi della Patria di origine e di quella che li ospita.
Nel vostro impegno quotidiano, in una realtà affascinante e purtuttavia non priva di difficoltà, sapete di poter contare sulle istituzioni della Repubblica italiana, a cominciare dalla Rete diplomatico-consolare.
Care italiane e cari italiani,
è questa anche l’occasione per celebrare oggi la vita di un’Associazione come GEI, Gruppo Esponenti Italiani – che quest’anno festeggia – come è stato poc’anzi ricordato – il cinquantesimo anniversario, segno di profonde radici, di vitalità e di prestigio riconosciuto nel mondo economico-finanziario, imprenditoriale e delle professioni di questa città.
Mi congratulo e, insieme, ringrazio il suo Presidente Mario Platero, il Vicepresidente Daniele Bodini, i membri del Consiglio, che hanno voluto – come già accadde per i miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano – conferirmi il riconoscimento del GEI Award.
Sono riconoscente per questo gesto che conferma i sentimenti di attaccamento della comunità italo-americana di New York alla madrepatria.
Prima di concludere, vorrei aggiungere i miei espressi e pubblici auguri a Stella Levi per il suo compleanno e per la sua figura, con grande affetto da parte di tutti.
Rinnovo quindi a tutti voi, in conclusione, il saluto più cordiale, unito all’apprezzamento per l’opera meritoria che compite – ognuno in modo diverso, ma altrettanto efficace – per consolidare il già fortissimo vincolo di amicizia che lega – e legherà sempre – Italia e Stati Uniti.
Saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres
New York, 06/05/2024 (II mandato)
La ringrazio molto, Signor Segretario generale, per questa accoglienza e per la possibilità di dialogare con lei in questo momento così delicato della vita della comunità internazionale.
Sono lietissimo di poter analizzare con lei le crisi che vi sono. Occorre, in questo momento, riuscire a interrompere ovunque le spirali di violenza; la spirale di azione e reazione che fa aggravare i problemi e non consente di risolverli.
Sono qui all’ONU per testimoniare, ancora una volta, quanto l’Italia abbia fiducia nelle Nazioni Unite e anche nella sua azione, Signor Segretario generale.
Tanto più nel mondo crescono le crisi, le difficoltà, le contrapposizioni, i contrasti, tanto più si afferma quanto vi sia indispensabile bisogno dell’azione delle Nazioni Unite.
La ringrazio dell’accoglienza, Signor Segretario generale.
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