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CORRUZIONE, IL SUD PREOCCUPA L’ANAC

Verso la presentazione della relazione annuale: ecco alcune anticipazioni. Per l’Autorità nazionale anticorruzione, la Basilicata e le altre sono «a maggior rischio»

Regioni italiane e malaffare, l’analisi matematico-statistica effettuata dall’Autorità nazionale anticorruzione Anac attraverso i propri sistemi di misurazione della corruzione a livello provinciale ha messo in evidenza che «le aree territoriali ricadenti nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia presentano il maggior rischio di corruzione». È uno dei passaggi contenuti nella relazione annuale dell’Anac che fornisce un quadro completo delle attività svolte nel 2023 e che verrà presentata martedì alla Camera dei Deputati. La tendenza lucana emerge dal dato disaggregato a livello provinciale relativo al cosiddetto “Indicatore composito dei compositi”, che, in estrema sintesi, misura «efficacemente il rischio corruttivo» in quanto sintetizza 4 distinti “indicatori compositi di dominio”, rispettivamente relativi a economia, istruzione, capitale sociale e criminalità. Le valutazioni emerse dal- l’analisi dei dati, come spiegato dall’Anac, hanno spinto l’Autorità a focalizzare l’intervento prioritariamente sugli enti ricadenti nelle Regioni del Mezzogiorno, e in particolare Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, «elaborando una proposta progettuale per la realizzazione di un sistema informatico che “guidi” il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (Rpct) alla redazione di un Piano triennale conforme alle indicazioni del Piano nazionale anticorruzione, basato quindi su un insieme di contenuti obbligatori che aiuteranno il Rpct ad impostare una corretta strategia di contrasto alla corruzione suggerendogli possibili misure adottabili e gli indicatori per misurarne l’attuazione, lasciandolo comunque libero di integrarle ed adattarle al proprio contesto». Con il potenziamento dei presìdi anticorruzione realizzato attraverso l’apposito strumento ideato nell’ambito del progetto citato, per l’Anac sarà possibile, in Basilicata e nelle altre regioni a maggior rischio corruzione, «produrre effetti positivi anche in termini di miglioramento dell’economia e della qualità dei servizi forniti ai cittadini ed o alle imprese, del benessere collettivo dei territori interessati, rafforzando così la fiducia nelle istituzioni».

AFFIDAMENTI DI SERVIZI PUBBLICI DI RILEVANZA ECONOMICA

L’importanza della trasparenza sugli affidamenti di servizi pubblici locali di rilevanza economica. Alla data del 1° marzo 2024, in via generica, dalla distribuzione dei 633 affidamenti analizzati, distinti per tipologia, il servizio maggiormente affidato è quello dei rifiuti (18,96%), seguito dagli impianti sportivi (8,85%) e dai servizi cimiteriali (7,90%). La Regione con il maggior numero di affidamenti è la Lombardia (29,23%), seguita dalla Puglia (9,95%) e dal Veneto (8,85%). Ultima in graduatoria è la Valle d’Aosta (0,63%) con solamente n. 4 affidamenti comunicati, mentre nessun affidamento è pervenuto dal Molise. La Basilicata al 10° posto con 18 affidamenti comunicati pari al 2,84% del to- tale nazionale.

OBBLIGHI TRASPARENZA

Ai fini dello svolgimento delle verifiche sul corretto assolvimento degli obblighi di pubblicazione, per l’anno 2023 l’Autorità ha realizzato una nuova piattaforma ad uso degli Organismi indipendenti di valutazione o degli Rpct. Dati raccolti e catalogati in base a indicatori che valutano il risultato sulla base dell’assegnazione di uno dei seguenti punteggi a seconda del grado di completezza e aggiornamento: 0 (0%); 1 (1%-33%); 2 (34%-66%); 3 (67%- 99%); 4 (100%). Le percentuali indicano il grado di assolvimento dell’indicatore emerso dalle verifiche effettuate sui dati, documenti e informa- zioni oggetto di attestazione. Dalle analisi di rilevazione al 30 giugno 2023 sul grado di pubblicazione de- gli obblighi oggetto di attestazione Oiv dei 303 enti riferibili alla Basilicata, il punteggio medio sui 4 indicatori di qualità del dato (completezza, completezza uffici, aggiornamento e apertura formato) è risultato pari a 2,40. Il risultato consuntivo, 2,51%.

SPESA PER SERVIZI: IN BASILICATA ELEVATO IMPORTO MEDIO

Interessante il dato relativo alla spesa per servizi per Regione, sulla base della localizzazione dell’esecuzione dei contratti pubblici. La spesa per i relativi appalti è distribuita in misura più rilevante nelle Regioni Lazio e Lombardia (rispettivamente per il 4,9% e per il 4,5% del valore complessivo dei servizi), seguite dall’Emi- lia-Romagna (2,5%). Gli appalti di servizi di rilevanza nazionale o sovraregionale rappresentano, in- vece, il 3,3% del totale. A livello di numerosità, la Lombardia e il Lazio (rispettivamente con il 5,3% e il 5,1%) rappresentano le due Regioni dove si affidano più appalti in relazione ai servizi, seguite dalla Regione Veneto (3,3%). Gli importi medi più elevati, «sempre a livello di servizi, si registrano, invece, nelle Regioni Basilicata e Sicilia». Basilicata, mille e 233 Codici identificativi di gara dal valore complessivo di quasi 2 miliardi di euro per un importo medio pari ad 1 milione e 598 mila euro. Su base regionale, l’importo medio più elevato d’Italia.

CASI SIGNIFICATIVI

Particolare riferimento contenuto nella relazione annuale è quello relativo alle «criticità» dell’appalto del servizio di ristora- zione a ridotto impatto ambientale nelle mense obbligatorie di servizio per il personale della Polizia penitenziaria nelle sedi degli Istituti penitenziari, della scuola superiore dell’esecuzione penale, delle scuole di formazione e degli istituti di istruzione della Circoscrizione territoriale della Puglia e della Basilicata. Nel caso di specie è stato accertato che «la genericità dell’atto di regolamentazione, cioè dell’atto in forza del quale contrattualmente sarebbe stato possibile specificare dettagliatamente i controlli ammissibili e concordati e la loro tempistica, ha costituito un punto debole per gli addetti ai controlli medesimi, rendendo l’operato della stazione appaltante carente ed ampiamente migliorabile». Per esempio, non è stato pressoché «mai verificato il rispetto dei parametri qualitativi dell’offerta e di quelli contenuti nei criteri ambientali minimi (Cam). Infine, «sono state accertate gravi lacune relative alla mancanza delle relazioni mensili o semestrali dei direttori operativi, oltre a talune carenze nella predisposizione della documentazione relativa al grado di soddisfazione dell’utenza fruitrice del servizio mensa».

Ferdinando Moliterni

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