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MENSE SCOLASTICHE, LA BASILICATA LA PIÙ CARA

Scuole dell’infanzia e primarie, a potenza costi più elevati: la media annuale regionale è pari a 978 euro. Strutture e Pnrr: 38 gli interventi previsti in regione per complessivi oltre 12 milioni di euro

È 109 euro la cifra che spende una famiglia in Basilicata per la mensa nell’anno scolastico in corso, in diminuzione dello 0,37% rispetto ai circa 85 euro (circa 4 euro a pasto) che rappresentano la media nazionale. La regione più costosa in Italia è proprio la Basilicata mentre quella più economica è la Sardegna (61€ nell’infanzia e 65€ per la primaria). È quanto emerge dalla settima indagine di “CittadinanzAttiva” sulle mense scolastiche che ha analizzato le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. In Basilicata, in particolare, si va dai 4,63 euro a pasto nelle scuole di Matera ai 6,24 euro di Potenza. In Basilicata, in particolare, si va dai 4 euro e 63 centesimi a pasto nelle scuole di Matera ai 6 euro e 24 centesimi di Potenza. Di conseguenza, la media lucana risulta pari a 5 euro e 44 centesimi. In relazione ai costi mensili, 93 euro per Matera e 125 euro per Potenza: con, in merito all’anno scolastico in corso, media regionale pari a 109 euro al mese. Infine, i costi annuali. Marcata la differenza tra i due capoluoghi di provincia. Se a Matera il costo annuale della mensa scolastica risulta pari a 833 euro, a Potenza sfonda quota mille euro arrivando alla cifra di mille e 123 euro all’anno. In conclusione, la media regionale riferita all’intero anno scolastico è risultata pari a 978 euro.

IL CONFRONTO CON LE ALTRE REGIONI ITALIANE

L’incremento rispetto alla precedente indagine, riferita al 2022-23, è stato di oltre il 3% per quanto riguarda il dato nazionale, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente di circa il 9%. A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro). Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32 euro in entrambe le tipologie di scuola. Ai fini dell’indagine di “CittadinanzAttiva”, da specificare che la famiglia di riferimento considerata è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di 44 mila e 200 euro, con corrispondente Isee di 19 mila e 900 euro. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali ed o mensili. Secondo l’Anagrafe nazionale, un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40160, sono dotati di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea, in quanto nelle Regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (al Centro è il 41% e al Nord il 43%) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti in un edificio su quattro. Il Pnrr «non viene incontro alle esigenze delle scuole del Sud, almeno non nella misura sperata: su 1052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il Sud riceve, da graduatorie di giugno 2023, le ultime disponibili, la metà delle risorse, contro il 58% previsto dal piano originario».

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