GIUNTA, LA PRUDENZA DEL GEN
Il “vecchio esecutivo” è in carica: chi mette fretta o ignora le regole elementari o finge di non saperlo. Nodi da sciogliere: i pesi dei partiti, la quota rosa e gli ingressi in Consiglio
Gli antichi chiamavano la Prudenza con il nome di “auriga virtutum”, ovvero cocchiera delle virtù perché senza di essa nessuna delle capacità può trovare compimento. È una costante del pensiero occidentale da Platone ad Aristotele fino ad arrivare alle virtù cardinali e al pensiero di San Tommaso dire che “prima fra le virtù cardinali, auriga virtutum, è la prudenza, la virtù che fa discernere il bene in ogni circostanza e fa scegliere i mezzi adeguati per compierlo. La prudenza è la capacità di fermarsi un attimo per ben vagliare ciò che è meglio e prendere la decisione più giusta. Come dice la Scrittura, la persona prudente “controlla i propri passi”, per evitare il male, conquistare la sapienza e raggiungere la felicità”. Una virtù che sia l’aquinate che Macchiavelli e Guicciardini attribuiscono proprio al pensiero e all’azione politica. In questo senso appare veramente fuori luogo la pressione che da molte parti dell’opposizione giunge nei confronti di Bardi invitandolo a fare presto per la composizione della Giunta mentre il generale appare come un gigante che per ben deliberare deve prima valutare tutti gli elementi a propria disposizione.
LE VARIABILI IN CAMPO
La politica, infatti, non è arte di approssimazione né può determinare le proprie scelte con l’irruenza o con la passione. Le variabili in campo per la composizione della Giunta regionale sono tante e il Generale ha imparato dalla scorsa legislatura che avere fretta senza valutarle tutte non è foriera di buoni risultati. La coalizione vincente, come tutti sanno, non è costituta soltanto dai partiti del centrodestra ma vede al suo interno uomini di Italia Viva e di Azione e, inoltre, comprende anche i partiti e i movimenti che non hanno eletto consiglieri regionali ma sono stati comunque determinanti per la vittoria. Il Governatore Bardi ha la necessità di ponderare con la giusta Prudenza tutte queste variabili cui si aggiungono altri elementi da non sottovalutare. In primis la quota rosa da assegnare ad uno dei partiti che comporrà la Giunta Regionale. Soltanto Fratelli d’Italia ha eletto una donna (Maddalena Fazzari) mentre Azione ha una donna come prima dei non eletti nella provincia di Potenza che potrebbe entrare in Consiglio Regionale qualora Marcello Pittella fosse eletto al Parlamento Europeo. Poi ci sono gli equilibri tra i partiti. Cinque anni fa la coalizione era composta soltanto dal centrodestra con la Lega che aveva eletto la metà dei consiglieri della maggioranza. Fu gioco facile in quel momento per Bardi affidare tre postazioni su sei alla Lega, due a Forza Italia e una a Fratelli d’Italia. Oggi non si può utilizzare lo stesso schema. Fratelli d’Italia è il primo partito della coalizione ma ha eletto soltanto un terzo dei componenti della maggioranza. Cinque anni fa Forza Italia (secondo partito della coalizione) aveva la metà degli eletti della Lega, quest’anno ne ha soltanto uno in meno di Fratelli d’Italia. La lega, malgrado il tracollo elettorale, ha eletto due consiglieri regio- nali (FdI terzo partito della coalizione cinque anni fa ne elesse soltanto uno) quanti ne ha eletti Azione. Italia Viva nella lista “orgoglio lucano” ha eletto un solo consigliere regionale pur avendo preso soltanto uno 0,5% in meno di Azione e uno 0,8% in meno della Lega.
I CONSIGLIERI SUPPLENTI
Basterebbe capire questo schema di partenza per avere ben chiaro come faccia bene Bardi ad attendere il risultato delle elezioni europee e anche quello delle comunali di Potenza. Se, infatti, Fanelli fosse eletto sindaco della città capoluogo, stante l’incompatibilità tra questo ruolo e quello di Consigliere Regionale, toccherebbe a Blasi essere il subentrante nel caso in cui Pepe fosse indicato come assessore. Inoltre, il meccanismo del subentro dei non eletti in Consiglio Regionale, determinerebbe uno scompenso tra le forze politiche sicuramente maggiore di quello dato dal dato elettorale. Qualora, infatti, sia Azione che la Lega dovessero indicare nominativi in Giunta Regionale i due partiti, malgrado una differenza neanche di un punto percentuale da “Orgoglio Lucano” si troverebbero con una rappresentanza istituzionale tripla rispetto a quella di Italia Viva, potendo disporre di un assessore e di due consiglieri regionali contro il solo consigliere regionale di IV. Un effetto che non sarebbe totalmente coerente con il risultato elettorale.
I NOMI IN GIOCO
Pur non amando le supposizioni non fondate su elementi oggettivi proviamo a giocare anche noi ad un’ipotetica composizione della Giunta partendo dalla considerazione che i ruoli di primaria importanza sono sei (i cinque assessori e il Presidente del Consiglio Regionale). Di questi sei due sicuramente sono appannaggio di Fratelli d’Italia (la Lega cinque anni fa ne ebbe tre), uno di Forza Italia, uno della Lega, uno di Azione e uno di Italia Viva. Come distribuire queste deleghe è tutto da verificare. FdI spinge per avere due assessorati (di cui uno con delega alla vice presidenza) ma, verosimilmente, per farlo dovrà mettere in pista la quota rosa nella persona di Maddalena Fazzari. Ovviamente questo non risolve l’equilibrio ma lo spinge un po’ più avanti. Volendo indicare un assessore a Potenza e uno a Matera il primo eletto nella provincia dei sassi è Latronico. In Fratelli d’Italia non esistono le correnti ma certamente diventerebbe difficilmente spiegabile un doppio assessorato a due uomini che fanno capo a Fitto ed, inoltre, sarebbe decisamente ingiusto non dare l’assessorato a Cicala che è stato il più votato del centrodestra. Indicare Cicala e Fazzari risolverebbe la possibile questione del riconteggio tra Galella e Merra ma lascerebbe scoperta la provincia di Matera. Verosimilmente i due indicati in Giunta saranno Cicala e Latronico ma questo significherà che un assessore dovrà essere una donna da prendere fuori dal Consiglio Regionale e che, soprattutto, sarà da assegnare ad uno dei partiti che prenderà una postazione soltanto. In questa ipotesi, infatti, due tra Forza Italia, Lega, Azione ed Italia Viva dovrebbe rinunciare a portare in Consiglio il Primo dei non eletti. Vincenzo Taddei ha l’esigenza di portare Picerno in Consiglio Regionale. La Lega non può rinunciare a Pepe in Giunta. Resterebbe un ballottaggio tra Azione e Italia Viva per accaparrarsi la quota rosa. Come detto, se Pittella fosse eletto in Europa sarebbe gioco facile indicare la Laino in Giunta per fare entrare in Consiglio il fedelissimo Aurelio Pace. Se così non fosse ci sarebbe una partita tutta da giocare con la possibilità che Pittella rinunci all’assessorato (che gli spetta in nome delle preferenze) per indicare Laino in Giunta. Fuori dalla Giunta resterebbe Italia Viva che dovrebbe “accontentarsi” della Presidenza del Consiglio come quinta forza della coalizione ma non è detto che Polese voglia accettare questa diminutio senza chiedere dei pesanti bilanciamenti. Come è facile comprendere la decisione di Bardi non è semplice da assumere e le variabili sono tante. Chi invita il Generale a fare subito ignora o finge di ignorare la complessità del quadro politico e delle logiche della politica ma anche il sistema normativo istituzionale della nostra democrazia. Non esiste un periodo senza la “Giunta” in carica. Gli assessori nominati nella passata legislatura sono regolarmente alla guida dei dipartimenti e possono tranquillamente agire pur con i limiti politici e amministrativi della transizione.
Di Massimo Dellapenna