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DEMOCRAZIA CANCELLATA DAL MORALISMO

A pochi giorni dal voto arriva la dichiarazione di impresentabilità per alcuni candidati. Nessuno di loro è mai stato condannato. La Costituzione italiana si fonda sulla presunzione di non colpevolezza: la politica la applichi

Puntuale come le tasse arriva a pochi giorni dal voto la dichiarazione di impresentabilità per alcuni candidati. Non ne ripeteremo i nomi perché è una pubblicità negativa, assolutamente immotivata e contraria ad ogni regola delle civile convivenza e dello Stato di Diritto. Le motivazioni sono varie. C’è quello che è stato rinviato a giudizio, c’è quello che è sotto indagine, c’è quello che era amministratore quando il suo Comune è stato sciolto per mafia. Non ci sono condannati, non ci sono persone che sono in condizione di ineleggibilità, non ci sono persone che sono in condizione di incompatibilità. A nessuno di loro sarà vietato candidarsi. A nessuno di loro sarà eliminata la possibilità di correre per le elezioni o di essere eletto. Sono semplicemente impresentabili, come un invitato vestito male alla festa di matrimonio ma che nessuno può cacciare.

UNA CONDANNA MORALISTICA

L’impresentabilità è un giudizio moralistico. Sei sotto processo, qualcuno ti ha denunciato, qualcun altro ti ha indagato, ancora ti devi difendere dalle accuse, ancora le accuse rivolte a te devono essere provate ma ti viene appiccicata una lettera scarlatta. Come la colonna infame di Manzoni, come la gogna pubblica del medioevo produce il solo effetto di danneggiare la dignità di un candidato che deve concorrere in un collegio che copre porzioni immense di territorio nazionale e che si trova addita- to ad un elettorato che non lo conosce personalmente come indegno. I più giustizialisti obietteranno che un politico non deve essere neanche indagato. Sono gli stessi che si sciolgono in lacrime ricordando la vicenda di Enzo Tortora che, da innocente, fu arrestato. La nostra è una Nazione che non fa mai i conti con la propria storia e che si diverte a parlare di casi specifici come se fossero generici e viceversa.

LA PRESUNZIONE DI NON COLPEVOLEZZA

Le colonne di questo giornale non daranno mai spa- zio a visioni giustizialiste e, ancora meno, a letture moralistiche della società. La morale non è l’etica della politica. L’etica della politica è la contrapposizione, l’etica della politica è il conflitto. La morale è materia che non afferisce gli interessi collettivi ma le scelte individuali. Il moralismo inquina la coscienza collettiva. I moralisti, diceva Andreotti, molto spesso impiegano talmente tanto tempo a parlare della morale altrui che dimenticano di praticare la loro. Noi crediamo nello stato di Diritto e nei valori della Carta Costituzionale che ci insegnano che nessuno può essere considerato colpevole fino a sentenza definitiva. La follia giaco- bina dei cinque stelle ha trasformato una condanna provvisoria in un elemento che produce interdizione delle cariche pubbliche, la definizione di “Impresentabilità” anticipa questo giudizio al mero rinvio a giudizio e, in alcuni casi, addirittura a condizioni nelle quali non c’è neanche il rinvio a giudizio. Noi diciamo basta a questo modo di incidere nella politica.

IL SILENZIO DELLA POLITICA

Purtroppo, però, dobbiamo prendere atto che la politica è sempre più pavida. Si nasconde, asseconda la follia giacobina, si nasconde dietro dichiarazioni di facciata senza il coraggio di incidere. Quello che noi scriviamo dovrebbero dirlo i politici, dovrebbero riformarlo i parlamentari. Ogni 25 Aprile ed ogni 2 Giugno assistiamo assuefatti alla retorica domi- nante sui valori della Carta Costituzionale più bella del mondo. In quella stessa carta costituzionale è stabilito il principio di presunzione di non colpevolezza e di stretta legalità del reato e della pena. Valori che vengono calpestati ogni giorno con queste dichiarazioni da Savonarola, con queste affermazioni da dulcinei. Ci piacerebbe che la politica trovasse il coraggio per fermare questa spirale di offensività alle democrazia e allo stato di diritto che oltraggia il valore del voto sacrificandolo sull’altare delle valutazioni extragiuridiche. Per noi non esistono impresentabili. Esistono innocenti in attesa di giudizio e condannati. Ci piacerebbe che chi ha il potere di legiferare fermasse una volta per tutte questo scempio. Noi amiamo la democrazia e la libertà più della morala e la difenderemo, per quanto possibile, con tutte le nostre forze sempre.

Di Massimo Dellapenna

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