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IL RAPPORTO DELLA BANCA D’ITALIA: «L’ECONOMIA LUCANA HA RALLENTATO»

La Banca d’Italia: «L’evoluzione demografica e la mobilità studentesca concorrono a spiegare la scarsa capacità di accumulazione di capitale umano in Basilicata»

Tra le incertezze, le dinamiche industriali: nubi sull’automotive e royalties petrolifere in calo per Regione e Comuni

Banca d’Italia, il rapporto annuale “L’economia della Basilicata”: «Nel 2023 l’economia lucana ha rallentato per effetto dell’indebolimento della domanda interna e del ciclo economico globale». Secondo le stime dell’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) sviluppato dalla Banca d’Italia, l’attività economica è aumentata dello 0,5 per cento a prezzi costanti, in misura più contenuta rispetto al Mezzogiorno e all’Italia (rispettivamente 0,7 e 0,9 per cento). La variazione è risultata maggiore nel primo semestre, per poi ridursi nella seconda parte dell’anno.

INDUSTRIA E IMPRESE: AUTOMOTIVE NELL’INCERTEZZA, PETROLIO MENO ROYALTIES

L’andamento del settore industriale «è stato debole: l’attività nel comparto automobilistico, seppur lievemente aumentata rispetto al 2022, è rimasta su livelli contenuti nel confronto storico; l’estrattivo ha registrato un calo della produzione e delle quotazioni degli idrocarburi». La dinamica degli investimenti« è stata negativa nell’industria, per effetto del peggioramento del contesto economico e del sensibile aumento dei costi di finanziamento». Un parziale recupero ha riguardato anche le vendite in Italia e all’estero di auto prodotte a Melfi, ma le informazioni disponibili sul primo trimestre del 2024 «indicano una riduzione dell’attività»: le prospettive dello stabilimento rimangono legate, nel quadro delle strategie del gruppo di appartenenza, «all’avvio delle nuove produzioni di auto elettriche e ibride, programmato per la fine dell’anno». Nel settore estrattivo, «la produzione di petrolio greggio è diminuita del 3,4 per cento nel 2023 rispetto all’anno precedente; quella di gas naturale, che riveste minor rilievo in regione, si è ridotta in misura più intensa (-9,3 per cento)». Il valore della produzione a prezzi correnti, che era aumentato marcatamente nel 2022, ha risentito inoltre del calo delle quotazioni, «riducendosi in base a nostre stime di quasi un quinto per il petrolio e di quasi un quarto per il gas». Questo determinerà una riduzione delle royalties corrisposte alla Regione e ai Comuni lucani interessati dalle attività estrattive per l’anno in corso. Secondo le stime della Banca d’Italia, per effetto della riduzione dei prezzi degli idrocarburi nella me- dia del 2023, le royalties erogate nel 2024 dovrebbero registrare una flessione, «portandosi approssimativamente a 160 milioni di euro» Nelle costruzioni l’attività ha «rallentato significativamente: vi ha inciso l’andamento del comparto residenziale, sul quale ha pesato il minor ricorso agli incentivi fiscali». In un contesto di debolezza dei consumi, anche l’attività del terziario ha decelerato, nonostante sia proseguita la ripresa dei flussi turistici. Le presenze sono tornate prossime a quelle del 2019, anno in cui Matera era stata Capitale europea della cultura. Nell’agricoltura l’andamento delle principali produzioni è risultato «moderatamente positivo». Nel 2023 i risultati economici delle imprese si sono confermati nel complesso favorevoli beneficiando anche del calo del prezzo dell’energia e del venir meno delle tensioni negli approvvigionamenti, che in Basilicata avevano riguardato soprattutto il comparto automobilistico. L’aumento dei tassi di interesse conseguente all’irrigidimento della politica monetaria ha determinato un forte aumento degli oneri bancari e ha indebolito la dinamica dei prestiti, divenuta significativamente negativa per le imprese più piccole. Alla fine del 2023 i prestiti bancari erogati al settore produttivo hanno registrato una contrazione dell’1,9 per cento su base annua , riflettendo soprattutto la riduzione del credito relativo alle relazioni banca-impresa già in essere a inizio anno. In Basilicata i prestiti so- no risultati sostanzialmente stabili per le imprese medio-grandi (0,3 per cento), mentre hanno registrato un calo marcato per quelle più piccole (- 7,4 per cento

IMPRESE AD ALTA CRESCITA: LA FUGA

La rapida espansione di un gruppo ristretto di piccole e medie imprese può contribuire in modo significativo alla crescita eco- nomica e alla creazione di nuova occupazione. concentrandosi sulle sole società aventi un fatturato di almeno 50.000 euro nell’anno successivo alla propria nascita , si definiscono ad alta crescita quelle in grado di triplicarlo nel triennio seguente. Tra il 2014 e il 2019 le imprese ad alta crescita in Basilicata sono state poco più di 150, pari a 2,7 ogni 10.000 abitanti, un valore inferiore alla media italiana (3,7) e a quella del Mezzogiorno (3,2). Tra i circa 30.000 soci fondatori di imprese ad alta crescita in Italia, 286 sono nati in Basilicata; quasi la metà di questi ultimi ha fondato la società in un’altra regione, una quota superiore alla media nazionale, che evidenzia la minore attrattività della regione rispetto ad altre aree del Paese. Il numero di soci nati in Basilicata e operanti in altre aree del Paese (138) «è di molto superiore a quello di coloro i quali operano in regione pur essendo nati altrove in Italia (56)».

FINANZA PUBBLICA DECENTRATA E ATTUAZIONE PNRR

Nel 2023 la spesa corrente degli enti territoriali lucani è aumentata, sospinta dagli acquisti di beni e servizi; di contro, quella per il personale è diminuita soprattutto a causa della contrazione degli organici nel settore sanitario, in corso da alcuni anni. La progressiva riduzione del personale potrebbe ostacolare il potenziamento dell’assistenza territoriale previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La spesa in conto capitale è cresciuta sensibilmente per effetto dei maggiori investimenti, in particolare nelle opere pubbliche, favoriti dall’attuazione del Piano. Le risorse assegnate nell’ambito del Pnrr ai soggetti attuatori pubblici per interventi in Basilicata sono quasi il doppio della media nazionale a livello pro capite. Nel periodo 2020-2023 le Amministrazioni pubbliche hanno bandito gare per interventi (opere pubbliche, forniture e servizi) da realizzare in Basilicata per un importo complessivo stimato di circa 870 milioni, che rappresentano quasi il 60 per cento delle risorse da sottoporre a gara. Poco meno dei tre quarti delle gare bandite risultava aggiudicata. Alla fine del 2023 circa il 77 per cento delle gare bandite relative a opere pubbliche risultava aggiudicato, un dato in linea con la media nazionale. In regione, inoltre, regione tra novembre 2021 e febbraio 2024 sono stati aperti cantieri collegati al Pnrr per un importo pari a circa il 40 per cento del valore dei bandi aggiudicati, un dato inferiore a quello del Mezzogiorno e dell’Italia (circa 60 per cento). SANITÀ Al costo delle strutture sanitarie in gestione diretta e in convenzione ubicate in regione, si aggiunge quello relativo al rimborso dell’assistenza prestata ai residenti che si curano in altre regioni. In Basilicata, come nella media delle regioni del Mezzogiorno, tali esborsi continuano a superare le entrate connesse alle prestazioni erogate dagli enti sanitari lucani a favore di residenti fuori regione. La mobilità sanitaria ha riflessi sotto il profilo economico-finanziario poiché genera flussi monetari connessi ai rimborsi versati dai sistemi sanitari delle regioni di residenza dei pazienti a quelli ove hanno sede le strutture che hanno erogato le prestazioni. Nel 2022, secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in Basilicata il costo totale della mobilità passiva era quantificabile in circa 95 milioni di euro, pari a 178 euro pro capite: «Un dato sensibilmente maggiore di quello del Mezzogiorno, pari a 71 euro». Nel confronto con la macroarea, il costo pro capite risulta superiore sia per la mobilità connessa ai ricoveri ospedalieri (di oltre 90 euro), alla quale sono ascrivibili oltre i quattro quinti del costo complessivo, sia per quella ambulatoriale, che rappresenta la gran parte della mobilità residua. Di contro, i ricavi totali della mobilità ospedaliera attiva si commisurano a circa il 40 per cento dei costi di quella passiva; i costi netti della mobilità assorbono una quota del fondo sanitario regionale elevata e maggiore di quella della macroarea (4,4 contro 2%). Considerando la mobilità ospedaliera effettiva, cioè quella riconducibile a scelte dei pazienti, l’indice di fuga, pari alla quota dei ricoveri fuori regione sul totale di quelli dei residenti, è risultato infatti pari al 34,6 per cento nel 2022, un dato superiore di oltre 17 punti percentuali a quello del Mezzogiorno.

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