RAMUNNO: «ALL’ARPAB GRANDI PROFESSIONISTI»
L’intervista a cronache il numero uno dell’agenzia per l’ambiente si racconta a 360 gradi. Il direttore generale: «Spero di esercitare il mio ruolo nel migliore dei modi»
Donato Ramunno, direttore generale dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata dal 2022, ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Cronache.
Donato Ramunno, io e Lei ci conosciamo da prima che nascesse Fratelli d’Italia…ricordo una riunione di partito di Forza Italia che allora raccoglieva tutte le destre lucane e io ero venuta lì perché l’allora sottosegretario al MUR mi avrebbe ricevuta in quell’occasione. E proprio in quell’occasione io, lei e altri seduti agli ultimi posti facemmo un gran chiasso che quasi ci cacciavano. Altri tempi? Era il 2010 forse e noi eravamo molto giovani, io una 40enne, già diri- gente di ricerca del CNR ma piena di sogni e lei un trentenne di belle speranze. Mi dice cosa è accaduto dopo?
«Beh, credo che si potrebbe scrivere un libro…ma non voglio tediare né lei né i lettori; per farla breve posso raccontarle, che mentre continuavo ad esercitare la professione di Geologo, ho avuto l’occasione nel 2011 di essere candidato Sindaco a Rionero con il Popolo delle Libertà, e da consigliere di minoranza, di essere eletto in Consiglio Provinciale, dove ho rivestito il ruolo di Presidente della commissione Bilancio e componente della Commissione Ambiente della Provincia di Potenza; dopo il tramonto del PDL e alla vigilia delle elezioni Politiche del 2013 ho avuto l’onore di essere tra i fondatori di Fratelli d’Italia, quando la componente “Italia protagonista” all’interno del PDL, della Presidente Giorgia Meloni, del Presidente Larussa e del Senatore Gasparri, scelsero di non aderire a Forza Italia. Poi diciamo che è storia moderna. Iniziando dalla storica vittoria di Dario De Luca al Comune di Potenza, ma anche quella di Raffaello De Ruggeri a Matera, che ritengo essere un uomo straordinario, siamo arrivati al 2019 e la competizione Regionale alla quale ho partecipato con la lista Idea, con l’affermazione del Presidente Bardi e del centro destra, per la prima volta in Regione Basilicata. Arriviamo infine al 2022. Dopo aver partecipato ad un bando di evidenza pubblica per la selezione del DG di Arpa Basilicata, sono stato scelto per ricoprire questo prestigioso, quanto importante e delicato ruolo, che spero di esercitare nel miglior modo possibile. E questi, in sintesi, sono stati gli accadimenti politici e istituzionali che mi hanno riguardato e che hanno contrassegnato la storia della Basilicata».
In molti dicono che l’ARPA Basilicata con lei abbia cambiato abito: ha innovato gli uffici, ha modernizzato le idee ed è in atto una rivoluzione di intenti, l’ARPAB deve essere in contatto con i cittadini e fortemente con il Terzo settore….é vero?
«Dal mio insediamento ho provato e provo ogni giorno solo a far emerge- re quello che è che realmente l’agenzia ARPAB: un ente ricco di grandi professionalità, vecchie e nuove, che svolgono quotidianamente un grande servizio per la Basilicata e per la comunità Lucana. Certo, abbiamo in- novato i laboratori esistenti e ne abbiamo crea- ti di nuovi; abbiamo arricchito l’agenzia con nuovi funzionari e nuovi dirigenti, ci siamo dotati di un nuovo regolamento organizzativo e del piano triennale del fabbisogno del personale, mediante l’aggiornamento del quale confido di arricchire ulteriormente l’agenzia. Ma come dice lei, ho instaurato ottime relazioni con l’esterno: con i cittadini, con il mondo della scuola, l’università, le associazioni, ma anche con i rappresentati delle sigle Sindacali, che ritengo essere elemento essenziale di confronto e di crescita, e con il terzo settore in genere. Credo che di Arpab in questi anni si sia fatta una narrazione sbagliata o se non distorta, da parte di chi ha voluto e vuol strumentalizzare l’ambiente e le attività antropiche che incidono con il territorio. Ma Arpab è l’ente che è deputa- to al controllo delle matrici ambientali ed esprime pareri circa la realizzazione di attività o opere che hanno un impatto più o meno significativo con l’ambiente, non entra nel merito delle scelte politi- che. E questo facciamo quotidianamente, con grande rigore morale, prima che professionale».
A prescindere dalle idee e ideologie chi è stato il miglior presidente della Regione Basilicata e perché? Dopo così tanto tempo ci vorrebbe una donna? Lei è padre di una piccola grande donna che ha imprigionato il suo cuore…
«Io credo che i migliori presidenti della Regione siano sta- ti Bardi, Pittella, penso anche Bubbico. Li ritengo uomini del fare, uomini che hanno segnato la storia della nostra regione. Il governo del Presidente Bardi ha dato compimento alla stagione dei concorsi pubblici, portato a termine la realizzazione di importanti infrastrutture, sanato situazioni di enti sub regionali che erano una piaga sanguinolenta per la regione, come il Consorzio industriale di Po- tenza. Oltre naturalmente ad aver fatto riconoscere un ristoro vero in termini economici e concreti ai lucani, con il Bonus Gas, per il contributo che la Basilicata concede al portafoglio energetico nazionale. Cosi come il Presidente Pittella, sarà ricordato per sempre per aver fatto centrare a Matera e alla Basilicata un obiettivo storico, che è quello del Titolo della Capitale della Cultura 2019, o anche aver avuto l’intuizione di aver portato in Basilicata l’evento del Capodanno Rai; esperienze che hanno contributo a far crescere notevolmente il brand Basilicata. Ma anche il Presidente Bubbico, infaticabile uomo delle istituzioni. Esempio di lavoro e abnegazione, competenza ed efficienza. Credo che il prossimo Presidente possa essere una donna. Beninteso che deve emergere per le sue capacità non per una quota, così come il Presidente Meloni, a cui nessuno ha mai concesso nulla per arrivare dove è arrivata. Ma per i prossimi anni penso che il Governatore Bardi possa ancora fare tanto e bene per la nostra terra e per i lucani. Ha capacità, autorevolezza, affidabilità, serietà e serenità. Penso sia un buon padre di famiglia per la comunità lucana. Mia figlia è la mia vita, d’altronde come per tutti i papà di una piccola donna».
Le ultime elezioni sia europee sia francesi, sia le amministrative italiane e quelle americane mostrano una classe politica priva di autorevolezza, le persone non van- no più a votare, il livello culturale degli astanti si è molto ridimensionato negli ultimi 20 anni. Si confonde l’autorità con l’autorevolezza…cosa ci vorrebbe un grande uomo o una grande donna muniti di charme e autorevolezza o una trasformazione del concetto di democrazia ed elettorale. Ad esempio, io sono una di quelle che crede che non tutti meritino il diritto al voto: chi si fa pagare 20 euro il proprio voto, chi vota in cambio di qualche agevolazione, chi non è informato sulla politica e non sa manco il nome del Presidente della Repubblica. Io a costoro togliere il diritto al voto perché non comprendono quanto sia importante essere gestiti da persone capaci e libere, il voto deve essere una conquista sempre, un po’ come ci ha insegnato il film “C’è ancora domani” della Cortellesi, lei cosa ne pensa?
«Chi si fa pagare il voto commette un reato, così come chi lo paga. Si chiama voto di scambio. Chi lo fa è un delinquente. Allo stesso modo coloro che estorcono voti con promesse di agevolazioni e calpestano la dignità di persone nel momento del bisogno, soprattutto del bisogno del lavoro. Calpestano la libertà- altrui. E chi calpesta la dignità altrui non è degno di essere chiamato uomo. Una vergogna. Per il resto penso che la politica, come i partiti, che ritengo essere la politica che si organizza, sono espressione della società. Se manca lo spessore politico vuol dire che man- ca lo spessore sociale, non c’è spessore intellettuale, non c’è spessore culturale. Vi è bisogno di ricostruire una società sana, in cui le persone si appassionino di nuovo alla lettura, allo studio, alla ricerca, alla bellezza di un museo, di un’aerea archeologica o di una mostra. Si deve tornare alla partecipazione alla vita pubblica, al confronto delle idee, alla condiviso- ne democratica. Alla marginalizzazione dell’ignoranza e al premio del merito, per capacità e competenze, alla selezione delle e dei migliori. Non credo esista altro percorso per ricostruire una società degradata, imbarbarita, violenta; una società che deve riappropriarsi di un certo rango culturale, che è l’unica fucina che può produrre un ceto politico e una classe dirigente che sia in grado di costruire un futuro migliore per le generazioni che verranno e di affrontare le sfide che ci attendono». A me pare che Donato Ramunno non abbia perso mai quell’entusiasmo iniziale che ricordo avesse al- l’inizio della sua car- riera politica e possedere integro quell’entusiasmo significa avere capacità di fare molto per gli altri. Una visione della politica così genuina è rara da trovare e per questo a Donato Ramunno riescono molte cose con facilità, sa trasmettere la sua passione e difficilmente accetta compromessi…è troppo impegnato a far bene e a portare in porto i suoi sogni di padre e di politico, non ha tempo per altro e meno male!
Di Antonella Pellettieri