ILARIA SALIS : PARLIAMO DI CARCERE
La proposta di un’alternativa all’inefficacia e alla disumanità del sistema-carcere non è semplice, ma nemmeno è un’utopia.
Le strade da percorrere lungo la via di un nuovo realismo abolizionista, necessario a partire da subito, sono fondamentalmente due
È GIUSTO INFORMARE
ILARIA SALIS : PARLIAMO DI CARCERE
Sono stata detenuta per oltre 15 mesi in condizioni contrarie ai più basilari principi di umanità e ho fatto esperienza sulla mia pelle della logica punitiva e vendicativa del carcere
Ho deciso di impegnarmi per portare fuori la voce e i vissuti di chi soffre nelle prigioni, dando il mio contribuito per provare ad abbattere le mura d’indifferenza e pregiudizio che isolano ulteriormente quei luoghi.
Credo che occorra mettere radicalmente a critica il sistema-carcere e ripensare dalle fondamenta il modo di risolvere i rapporti di ingiustizia nella società.
La situazione delle carceri italiane ha raggiunto un livello intollerabile
61mila detenuti a fronte di una capienza ufficiale di 51mila posti, una percentuale di sovraffollamento superiore al 130 % e, nella mia città, a San Vittore (Milano) essa raggiunge addirittura il 200%. In alcune celle non sono garantiti neanche 3 mq calpestabili per ogni persona, non c’è acqua calda, né riscaldamento
Gli psicofarmaci sono sistematicamente utilizzati per rendere sopportabili tali condizioni
La disperazione dei detenuti è tale che nell’anno 2024 già 58 si sono suicidati. Praticamente una persona ogni tre giorni.
Anche il numero di morti in carcere per cause diverse dal suicidio è altissimo, senza precedenti.
Così come quello degli atti di autolesionismo, che sono circa 18 ogni 100 detenuti
Tutto questo è inaccettabile, umanamente e politicamente
Il numero dei giovani reclusi nelle carceri minorili è in vertiginoso aumento
L’incremento nel 2023 rispetto all’anno precedente è stato superiore al 30%.
Con il Decreto Caivano il governo Meloni ha inoltre ampliato le possibilità di ricorso al carcere in fase cautelare per i minori
Se in passato in Italia la risposta carceraria per i minorenni era residuale, oggi, al contrario, il modello che la destra al potere propone parrebbe essere piuttosto quello repressivo e violento ben esemplificato dai soprusi recentemente avvenuti all’istituto Beccaria di Milano
Il sistema-carcere italiano comprende anche la componente della detenzione amministrativa per stranieri.
Si tratta di un dispositivo di repressione e disciplinamento di quell’‘umanità in eccesso’ che, quando la sua forza-lavoro non serve per essere sfruttata, può allora essere espulsa dai sacri confini della Nazione.
I CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) non sono infatti niente meno che campi di internamento per esseri umani la cui unica colpa è quella di non possedere un permesso di soggiorno in regola.
Le condizioni di tali centri, le pratiche di gestione e lo stato di salute psicofisica dei reclusi sono persino difficili da immaginare tanto sono terribili.
Un abominio giuridico, una vergogna politica, un orrore disumano.
È impensabile riflettere sul sistema-carcere senza considerare il carattere di classe e di razza della popolazione detenuta
Se è vero che le più precarie condizioni materiali di vita dei subalterni possono favorire una maggiore propensione al reato – che in prevalenza consiste infatti in reati contro il patrimonio, o per violazione della legge sulle droghe –, esiste anche un lavoro ideologico di costruzione delle “classi pericolose.”
Come fa notare la criminologia radicale, la categoria dei trasgressori della legge è molto più ampia di coloro che sono effettivamente puniti, perché ad essere criminalizzata non è tanto il crimine in sé, ma la povertà e la diversità.
Oltre che, ovviamente, il dissenso politico.
La proposta di un’alternativa all’inefficacia e alla disumanità del sistema-carcere non è semplice, ma nemmeno è un’utopia.
Le strade da percorrere lungo la via di un nuovo realismo abolizionista, necessario a partire da subito, sono fondamentalmente due.
Da un lato, sperimentare sempre più forme di giustizia riparativa oltre il paradigma della reclusione, e rafforzare quelle già esistenti.
Dall’altro, intervenire in modo strutturale sulle grandi questioni sociali e politiche che rappresentano le vere cause alla base del problema.
Liberiamo la nostra immaginazione politica dalla falsa necessità della prigione
FONTE DATI: Nodo alla gola, XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione
#sapevatelo2024