ADEGUAMENTO DEL “SAN CARLO”, NON CI FU NESSUN INADEMPIMENTO
L’azienda Sanitaria aveva chiesto ai progettisti un risarcimento di 6.000.000 di euro di risarcimento danni. Secondo il Tribunale gli ingegneri Rosco e Vaccaro (difesi da Di Mase) agirono correttamente. L’Ospedale dovrà pagare 370.000 euro di spese legali
Deve concludersi per il rigetto della domanda risarcitoria avanzata (a vario titolo) dall’attrice, sia con riguardo ai progettisti per assenza di inadempimento in relazione all’incarico loro conferito sia in relazione al Direttore dei Lavori, non configurandosi in capo a quest’ultimo nessun obbligo relativamente alle inadempienze contestate», conclude con questa formula il Tribunale di Potenza nel processo intentato dall’Azienda Ospedaliera Regionale “San Carlo” contro gli Ingegneri Rosco, Giuliano e Gabriele e l’Ing. Gianbattista Vaccaro che, a seguito di una serie infinite di chiamate di terzi, aveva visto coinvolti tanti altri professionisti tra i quali anche Salvatore Margiotta e Dario De Luca nonché Giuseppe Spera e Michele Cannizzaro per fermarsi ai nomi più noti alle cronache potentine anche per i prestigiosi ruoli ricoperti nel tempo. Il processo, iniziato nel 2013, veniva introdotto con un atto di citazione dell’Azienda Ospedaliera Regionale “San Carlo”, con la quale la struttura sanitaria chiedeva di «accertare e dichiarare i convenuti (Rosco e Vaccaro) inadempienti e/o comunque responsabili, ciascuno per quanto di sua spettanza e/o comunque tutti in solido e, per l’effetto, così condannarli al risarcimento dei danni in favore della istante, nella misura di complessivi € 6.331.850,84 oltre CNPAIA e IVA, oltre a quelli relativi agli esborsi che occorrerà sostenere per gli effettivi e adeguati interventi di progettazione, ristrutturazione, rinforzo strutturale, adeguamento antisismico, etc., degli edifici de quibus, da quantificarsi». Per spiegare a chi è meno avvezzo ai termini legali, il San Carlo chiedeva ai progettisti dei lavori di «rinforzo strutturale» dei fabbricati I4, I5 e I6 e di ristrutturazione dei piani a quota 752,00 del fabbricato C per l’Unità di Terapia Intensiva Coronarica, per un importo complessivo di Lire 13.420.000.000 (pari a euro 6.930.851,59), il risarcimento dei danni che, a detta del Direttore Generale del San Carlo, gli stessi avevano causato all’azienda sanitaria per non aver adempiuto correttamente ai lavori poiché si erano «limitati a predisporre un miglioramento degli edifici, sen- za tener conto dell’esigenza di adeguamento sismico dei padiglioni, compiendo scelte progettuali che non avevano consentito l’effettivo rinforzo e l’effettiva ristrutturazione degli immobili, ma che, addirittura, avevano determinato un aggravamento della situazione di precarietà della struttura degli edifici. In tal modo, avevano violato le normative tecniche, legali e regolamentari in materia di edifici, allorquando -di contro- avrebbero dovuto porre in essere anche interventi di adeguamento sismico, soprattutto poiché avevano riscontrato la scarsa qualità dei materiali di costruzione».
LA DIFESA DEGLI INGEGNERI ROSCO E VACCARO
Gli ingegneri Rosco e Vaccaro, brillantemente difesi dall’avvocato Luca Di Mase, eccepivano che non era desumibile in nessun modo che «la locuzione “rinforzo strutturale” fosse più ampia e ricomprendente anche l’adeguamento sismico». Specificando, inoltre, che «a imporre un intervento conservativo assai limitato erano state proprio le direttive dell’attrice, la quale in sede di conferimento dell’incarico aveva invitato i progettisti a tener conto dell’esigenza imprescindibile di garantire funzionalità e assoluta assenza di soluzioni di continuità alle attività svolte nei padiglioni, con particolare riguardo al vitale servizio di Pronto Soccorso». In pratica, secondo gli ingegneri citati in giudizio, l’inadempimento eccepito dal San Carlo riguardava un’attività non prevista dal contratto né desumibile aliunde come obbligo del contraente. Un’interpretazione, quella fornita dall’Avv. De Mase in difesa degli ingegneri Rosco e Vaccaro, che ha trovato conferma prima nella Consulenza Tecnica d’Ufficio che ha stabilito che «la fonte dell’obbligazione professionale dei convenuti professionisti non menziona la progettazione ai fini dell’adeguamento simico dei fabbricati interessati dall’intervento» e, poi, come vedremo nella decisione del Tribunale di Potenza. Il Consulente Tecnico scrive, con parole riprese dal Giudice nella sua motivazione che «agli ingegneri era stato conferito l’incarico di redazione del progetto esecutivo dei lavori di adeguamento dei medesimi padiglioni ospedalieri oggetto dell’incarico per cui è lite, alle norme di sicurezza e prevenzione degli incendi e al d.lgs. 626/94. Non vi è dubbio, guardando alla disciplina normativa circa la sicurezza e prevenzione incendi e a quella in materia di adeguamento antisismico, che le stesse hanno finalità diverse e presuppongono valutazioni tecniche differenti». In pratica, l’Ospedale San Carlo aveva dato incarico agli ingegneri di eseguire il progetto per l’adeguamento di sicurezza anti incendio ma chiedeva un risarcimento danni perché erano stati inadempienti per non aver fatto l’adeguamento antisismico. Una richiesta alquanto paradossale che, giustamente, è stata ritenuta infondata dal Giudice che ha concluso «ritenendo corrispondente all’incarico conferito le soluzioni progettate dai professionisti convenuti». Secondo il Tribunale gli ingegneri hanno fatto esattamente ciò che era compreso nel loro incarico.
ORA IL SAN CARLO DOVRÁ PAGARE
«I pifferi di montagna, andarono per suonare e furono suonati». L’Ospedale San Carlo che chiedeva agli ingegneri oltre 6 milioni di euro di danni è stato condannato a pagare le spese legali degli ingegneri. Complessivamente, dai soldi dei contribuenti, verranno prelevate oltre 370.000 euro per pagare le spese legali di chi ha semplicemente fatto pienamente il suo dovere, corrispondente all’incarico ricevuto e che si è visto citato in giudizio per un inadempimento che era tutto nella testa del management del San Carlo che avrebbe voluto che facessero cose diverse da quelle pattuite. Non è un bel modo per spendere i soldi dei contribuenti. Forse sarebbe stato meglio leggere più attentamente il contratto. Si sarebbe evitato il processo e si sarebbero risparmiati dei soldi.
Di Massimo Dellapenna