AttualitàBasilicataBlog

LO SCALO DI SALERNO PROMETTE POSITANO MA POTENZA PUÒ TRARNE PIÙ VANTAGGI

Distanze, sogni, mobilità sostenibile e business attorno all’aeroporto

Chiariamo subito una cosa: per andare in Cosa d’Amalfi (auguri ai coraggiosi) non serve l’aeroporto di Salerno. Quest’ultimo, concepito, tra l’altro, quando ancora non esisteva l’emergenza dell’overtourism – nasce per deflazionare lo scalo di Napoli che è ottimo per arrivare in Costiera, e per “dirottare” una parte di passeggeri, in arrivo in Campania, a Sud della provincia che nulla ha obiettato sul fatto che l’aeroporto si potesse chiamare più equamente “Cilento-Costa d’Amalfi”. Il dato tra l’altro, involontariamente divertente, è su vari siti di news locali salernitani. Nell’elencare le opportunità di destinazione che si hanno in arrivo al nuovo scalo di Pontecagnano si cita: Vallo di Diano, Cilento, Basilicata e anche, esagerando, la Calabria. Una sola destinazione manca, la Costa d’Amalfi, alla quale è intitolato, con una straordinaria scelta di brand-marketing del capitano Vincenzo De Luca, l’aeroporto che si trova nei Picentini, nelle campagne ai confini con Bellizzi. Ma che importanza ha? L’intermodalità è perfetta, manca sì una tettoia parasole, l’altro ieri una polemica esagerata sul Corriere su questo dettaglio, è come dire che non entriamo a casa nuova perché mancano le tende. Avversare le buone notizie procura un piacere immediato ma non duraturo. Non fa bene alla salute. Concentriamoci allora sulle opportunità che la Basilicata può sfruttare, di più e meglio di un territorio come la Costa d’Amalfi che è la più bella della classe ma è bocciata in storia, geografia, matematica, fisica, perché non è stata capace di capire cosa stava succedendo al suo territorio, o meglio, l’ha capito ma ha fatto finta di non capire. E si trova oggi nel pieno di emergenze di ogni tipo. Dunque a cosa serve l’aeroporto di Pontecagnano? Serve alla Basilicata al pari della Campania, in termini di opportunità. Meno di un’ora da Potenza, partenze internazionali, possibilità di pacchetti turistici. Al di là della questione giuridica sulle quote – era utile, non era utile la “multiproprietà” – servono ora poche idee, chiare e precise. Serve un collegamento bus da Potenza, autonomo, con orari modulabili in inverno e in estate tenendo conto del quadro delle partenze e degli arrivi. Senza enfasi e senza scoraggiarsi. Senza enfasi perché, obiettivamente, non è che ogni mattina ci alziamo per andare a prendere un aereo. Più interessante è la strategia turistica che si può costruire attorno, se spieghiamo bene nelle fiere internazionali – ma questo il direttore dell’Apt Antonio Nicoletti lo sa e lo fa bene – che c’è una straordinaria scoperta da fare oltre Eboli. Chi arriva a Pontecagnano immaginando di stare dieci minuti dopo sulla spiaggia di Fornillo non ha idea di cosa l’aspetti, a meno che non sei un miliardario arabo con jet privato. Il quale miliardario non ha bisogno dunque di Volotea. Restiamo sul terreno della realtà. Certo l’immaginario seduce. Basta aprire il sito dell’aeroporto di Salerno per essere inondati dalla luminosità di una foto scattata dall’alto sulla conca di Positano. La volpe e l’uva? No, oggi se riempiamo le nostre discussioni della parola sostenibilità, dobbiamo poi concretamente ragionare su come metterla nelle azioni di politiche pubbliche. L’immaginario è importante, lo storytelling si diceva un tempo e forse si dice ancora. Ma i viaggiatori oggi sono informati e vogliono sapere esattamente cosa li attende. Quello stesso storytelling che ha penalizzato una regione che di aeroporti ne ha ben tre, più della Campania, e passa per essere una regione isolata. Parliamo della Calabria. Nello stesso giorno dell’inaugurazione dello scalo di Salerno, mentre De Luca alzava i pollici in segno di vittoria davanti a un aerobus Ryanair, il governatore Occhiuto si faceva fotografare dietro a un totem gigante piazzato all’ingresso della sua regione, con la scritta in tre D “La Calabria vola”. In effetti ha raddoppiato i collegamenti da e per Reggio e ha sdoganato Uber. Ma la Calabria rimane lontana e nessuno ancora ha scoperto come ridurre gli ottanta chilometri tra Padula e Castrovillari. La Basilicata, con tutte le difficoltà delle aree interne, è sulla rampa di lancio, è il caso di dire. E può solo avvantaggiarsi della vicinanza a Pontecagnano. Facciamo un giochino, ma veramente un giochino. Pontecagnano Positano sono una cinquantina di chilometri, ma tutte le mappe stradali indicano in oltre un’ora e trenta il tempo di percorrenza necessario per arrivarci. Indicazione che non tiene conto del traffico, dei semafori, degli ingorghi nelle strettoie che saranno pure vista mare ma che ti fanno sudare lo stesso. Occorrono in realtà circa tre ore. Pontecagnano-Maratea sono 140 chilometri e le mappe indicano in un’ora e 45 il tempo necessario per arrivarci. Ma la vera domanda è: esistono solo Positano o Maratea? No, i sogni – come diceva una canzone – son desideri. Ma business is business. Forza Potenza, il capoluogo lucano non è forse gemellato con Ravello? Si può costruire una bella storia attorno a questo? O dobbiamo restare fermi all’olio santo due volte all’anno?

Di Lucia Serino

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti