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ROBERTO SAVIANO CHE COSA AVETE FATTO PER SCAMPIA MENTRE SI ACCENDEVANO I RIFLETTORI DI GOMORRA?

Diciotto anni fa scrissi un libro perché volevo raccontare la mia terra, una terra meravigliosa e dannata; speravo in un cambiamento e mi sono rovinato la vita, ma questo non è servito a salvare le vostre. Mi dispiace. Cari Roberto e Margherita, ci hanno fatto credere che il racconto fosse qualcosa di sbagliato, che raccontare voleva dire condannare, che la luce creava imbarazzo e che quindi andasse spenta

È GIUSTO INFORMARE 


Roberto Saviano, voi esattamente che avete fatto per Scampia?

Lo scrittore, una tragedia annunciata

”La domanda non è come mai sia collassato un ballatoio della vela celeste, ma come mai sia accaduto soltanto adesso.
E come mai non venga giù tutto, visto lo stato di totale abbandono della struttura.
E nel descrivere il dramma, come se servisse il gancio narrativo per raccontare una tragedia annunciata, si continua a citare Gomorra, senza capire che Gomorra ha provato a portare attenzione, un’attenzione che non avete voluto dare”

Lo scrive Roberto Saviano sul suo profilo Instagram.

”Ma di che parliamo! Il decreto Caivano ha trattato come fosse criminalità il disagio sociale, la marginalizzazione, la mancanza di infrastrutture, la povertà educativa oltre che la povertà economica.

Il Governo, con il decreto Caivano, a noi che apparteniamo a quella terra, ha detto una cosa semplice: siete tutti una grande Gomorra e la vostra rinascita – aggiunge lo scrittore -, il vostro riscatto a noi non interessano. Ricordate il titolo del Mattino dopo il terremoto del 1980? Ecco, qui avete fatto tardi. Anzi, non siete ancora nemmeno arrivati.

Avete, come fate sempre, sputato su chi fa, su chi prova a raccontare, e questo è stato il massimo dell’azione che vi siete concessi.

E allora vi domando: dove siete stati in tutti questi anni?

Cosa avete fatto per Scampia, oltre a scrivere che è stata infangata?

Cosa avete fatto per gli abitanti di Scampia oltre a dire che non meritavano di essere accostati ai clan e alla faida che ha devastato il loro quartiere e marchiato le loro vite?

Cosa avete fatto per rendere la periferia di Napoli non più un ghetto?

Perché questa cosa va detta chiaramente, va urlata perché tutti sappiano: la periferia di Napoli è un enorme ghetto che circonda il centro della città, che si sente assediato.

I napoletani dei quartieri “alti” si lamentano finanche dell’esistenza di una metropolitana che collega Piscinola e Scampia al Vomero, che vorrebbero chiuso in una campana di vetro, via chi può rovinare l’idillio.
Io, a 26 anni, a portare attenzione e luce su un quartiere devastato ci ho provato e ho avuto la vita rovinata.

Voi, esattamente, cosa avete fatto?”

conclude lo scrittore che invita i lettori a leggere il resto del suo pezzo sul Corriere della sera.

ROBERTO SAVIANO CHE COSA AVETE FATTO PER SCAMPIA MENTRE SI ACCENDEVANO I RIFLETTORI DI GOMORRA?

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di Roberto Saviano 23 luglio 2024

L’autore del romanzo. i napoletani dei quartieri alti si lamentano perfino di una metropolitana che collega il quartiere degradato al Vomero, che vorrebbero tenere in una campana di vetro 

La domanda non è come mai sia collassato un ballatoio della vela celeste, ma come mai sia accaduto soltanto adesso.

E come mai non venga giù tutto, visto lo stato di totale abbandono della struttura
E nel descrivere il dramma, come se servisse il gancio narrativo per raccontare una tragedia annunciata, si continua a citare Gomorra, senza capire che Gomorra ha provato a portare attenzione, un’attenzione che non avete voluto dare.

E allora vi domando: dove siete stati in tutti questi anni?

Cosa avete fatto per Scampia, oltre a scrivere che è stata infangata?
Cosa avete fatto per gli abitanti di Scampia oltre a dire che non meritavano di essere accostati ai clan e alla faida che ha devastato il loro quartiere e marchiato le loro vite?
Cosa avete fatto per rendere la periferia di Napoli non più un ghetto?

Perché questa cosa va detta chiaramente, va urlata perché tutti sappiano: la periferia di Napoli è un enorme ghetto che circonda il centro della città, che si sente assediato. I napoletani dei quartieri “alti” si lamentano finanche dell’esistenza di una metropolitana che collega Piscinola e Scampia al Vomero, che vorrebbero chiuso in una campana di vetro, via chi può rovinare l’idillio. Io, a 26 anni, a portare attenzione e luce su un quartiere devastato ci ho provato e ho avuto la vita rovinata.

Voi, esattamente, cosa avete fatto?


E ora, a 45 anni, mi trovo qui, davanti al mio computer, che scrivo invaso dalla rabbia, dallo sgomento e dalla tristezza perché a Scampia, nel crollo del ballatoio della VELA celeste, sento che è morto il sangue del mio sangue.
È morta una parte di me, quella che sperava che la luce avrebbe portato una attenzione sana, investimenti; quella che sperava che tutto sarebbe cambiato, che il sacrificio sarebbe valso la pena. Due morti e 13 feriti. Un uomo di 29 anni, Roberto, già padre e Margherita di 35. Tra i feriti la maggioranza sono bambini dai 2 ai 10 anni, alcuni in condizioni molto gravi. 
I bambini sono ricoverati al Santobono e vorrei essere lì anche io, per portare una bambola, un palloncino, per urlare e dirgli di resistere. Per chiedere loro scusa per l’incuria criminale che li ha condannati. Il Sud è l’unica parte del nostro Paese che ancora crede nella vita, l’età media nel sud Italia è la più bassa; ancora ci sono famiglie con 2, 3, 4 figli, e questa gioia, questa voglia di vivere come viene accolta? Con incuria, indifferenza, superficialità, abbandono. Peggio, sfruttando la disperazione di chi ha impieghi precari, a nero e sottopagati

Ma ve la devo raccontare ancora io la realtà di quella terra?

Una terra dove non si arriva a guadagnare mille euro al mese. Una terra dove la crisi è profonda perché non vede soluzione. Una terra che dalle politiche di questo governo, anche peggiore di tutti quelli che lo hanno preceduto, ha avuto il colpo di grazia. 

Ma di che parliamo!

Il decreto Caivano ha trattato come fosse criminalità il disagio sociale, la marginalizzazione, la mancanza di infrastrutture, la povertà educativa oltre che la povertà economica. Il Governo, con il decreto Caivano, a noi che apparteniamo a quella terra, ha detto una cosa semplice: siete tutti una grande Gomorra e la vostra rinascita, il vostro riscatto a noi non interessano. Ricordate il titolo del Mattino dopo il terremoto del 1980? Ecco, qui avete fatto tardi. Anzi, non siete ancora nemmeno arrivati. Avete, come fate sempre, sputato su chi fa, su chi prova a raccontare, e questo è stato il massimo dell’azione che vi siete concessi. Due morti e 13 feriti in un edificio che Dio solo lo sa in che stato era ridotto… ma come ci rialziamo da questa tragedia? Come ci guardiamo allo specchio? I politici napoletani, campani e gli esimi ministri di questo governo con che faccia si presenteranno adesso? Una tragedia annunciata, prevedibile, nulla che fosse impossibile da immaginare… e ora?

Penso a Giovanni Zoppoli, amico di vecchia data, intellettuale vero, maestro di scuola elementare e fondatore del Centro Territoriale a Scampia il Mammut e alla sua pratica fondamentale: Giovanni porta i suoi alunni del centro di Napoli a Scampia, sul presupposto che se non li porta lui, non ci andranno mai e resterà sempre questa assurda divisione tra noi e loro, noi fortunati e loro dannati. Che motivo avrebbero dal centro della città ad andare in periferia? A Scampia non c’è niente. Anzi no, tutto quello che c’è dal cinema al teatro, allo sport è solo merito di iniziative private, di associazioni di volontari, di Giovanni, Alessandra, Luca, Chiara, di Felice Pignataro, la cui pratica e la cui memoria restano vive grazie alla fantastica moglie Mirella e alla magia del Carnevale del Gridas che si rinnova ogni anno. 

Grazie alla gigantesca rete di associazioni che operano sul territorio: è a loro e solo a loro che dobbiamo essere grati, perché è solo grazie a loro se a Scampia esiste ancora il bello.

Ma vi rendete conto? A 18 anni da Gomorra ancora questo è lo stato della situazione?

Mentre giornalisti e politici di ogni schieramento se la prendevano con me, a Scampia c’erano i volontari che continuavano, con le poche risorse che avevano, ad aiutare la popolazione.

Mentre molti giornalisti e moltissimi politici continuavano a dire che Scampia non è più Gomorra, le uniche che si occupavano di tenere bambine e bambini, ragazze e ragazzi lontani dalla strada sono state le associazioni di volontari.
E guai se gli abitanti di Scampia provano a entrare nelle istituzioni, guai se un giovane talentuoso seguito da milioni di persone osa varcare la soglia dell’Università per raccontare la sua vita. Come osa? Come si permette? 
Scampia serve solo a fare propaganda, che i suoi abitanti abbiano successo e vogliano raccontarlo per dare speranza o che muoiano tra le macerie, sono accidenti che scardinano ogni strategia, che riportano verità nel dibattito.

E la verità, si sa, non piace proprio a nessuno. A nessuno. E allora sapete che faccio?

Lo dico io: a Gomorra, nel crollo di un ballatoio della vela celeste, sono morte 2 persone, Roberto e Margherita. A Gomorra, nel crollo di un ballatoio della vela celeste, sono rimaste ferite 13 persone, tra cui 7 bambini.

Diciotto anni fa scrissi un libro perché volevo raccontare la mia terra, una terra meravigliosa e dannata; speravo in un cambiamento e mi sono rovinato la vita, ma questo non è servito a salvare le vostre. Mi dispiace. Cari Roberto e Margherita, ci hanno fatto credere che il racconto fosse qualcosa di sbagliato, che raccontare voleva dire condannare, che la luce creava imbarazzo e che quindi andasse spenta.

Vi confesso che hanno minato negli anni ogni mia sicurezza e affievolito la mia speranza che le cose potessero davvero cambiare. A sud e in Italia vogliono si canti il cielo, la bellezza che non è merito ma solo storia o fortuna.

Ho provato invece a guardare l’orrore a dare luce cari Roberto e Margherita, mi dispiace, avrei dovuto urlare più forte, avrei dovuto essere più forte, avrei dovuto assediare con sintassi, racconto e corpo ancora e ancora ma ho fallito anche io.

Che la terra vi sia lieve. 

23 luglio 2024 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

#sapevatelo2024 

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