CARCERI SOVRAFFOLLAMENTO AL 130% E 59 SUICIDI DA INIZIO ANNO LE PREOCCUPAZIONI DI ARCI FIRENZE
«Su quello che occorre fare a Sollicciano e sulle responsabilità pregresse assistiamo già da tempo a un costante rimpallo di responsabilità che non fa altro che rallentare e impedire l’individuazione di soluzioni concrete»
È GIUSTO INFORMARE
Sollicciano è un quartiere della periferia ovest di Firenze, noto soprattutto per la presenza del carcere giudiziario omonimo, che ha sostituito il vecchio carcere delle Murate in via Ghibellina, nel centro storico della città
suicidi in carcere 5️⃣9️⃣ da inizio anno in Italia, di cui 4️⃣ solo in Toscana
🔴 𝗦𝗼𝗹𝗹𝗶𝗰𝗰𝗶𝗮𝗻𝗼, 𝗲𝗻𝗻𝗲𝘀𝗶𝗺𝗼 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻𝗮𝗰𝗰𝗲𝘁𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶
𝐿’𝑎𝑝𝑝𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝐴𝑅𝐶𝐼 𝐹𝑖𝑟𝑒𝑛𝑧𝑒: “𝐿𝑒 𝐼𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑠𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑢𝑛 𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑟𝑒𝑡𝑜”
«Su quello che occorre fare a Sollicciano e sulle responsabilità pregresse assistiamo già da tempo a un costante rimpallo di responsabilità che non fa altro che rallentare e impedire l’individuazione di soluzioni concrete.
Ci appelliamo dunque a tutte le Istituzioni del territorio a fare pressione sul Governo, il Ministero della Giustizia e il DAP perché assicurino i fondi necessari per gli interventi strutturali a Sollicciano e che esse stesse si adoperino ognuno per la sua parte.
L’obiettivo di tutti deve essere quello di trovare strumenti e soluzioni concrete affinché quel “diverso modello carcerario” di cui parla il Capo dello Stato sia davvero attuato e che nessuno spazio sia lasciato al rimpallo di responsabilità»
Leggi qui il 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝘀𝘁𝗮𝗺𝗽𝗮 integrale di ARCI Firenze
Sollicciano, ennesimo segnale di condizioni di detenzione inaccettabili. L’appello dell’ARCI
COMUNICATO STAMPA
Sollicciano, ennesimo segnale di condizioni di detenzione inaccettabili
L’appello di ARCI Firenze:
“Le istituzioni tutte si attivino per un cambiamento concreto”
Firenze 26.07.24 –
È di questi giorni la notizia del provvedimento che arriva dal DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, a carico della Direzione del carcere di Sollicciano.
A seguito delle ispezioni effettuate nel carcere fiorentino dei mesi scorsi, è stata infatti comminata una multa di 25 mila euro per non aver eseguito i lavori di ristrutturazione con conseguenze per la salute dei lavoratori.
È l’ennesima notizia, l’ennesimo segnale della grave condizione in cui versa l’istituto penitenziario di Firenze, che soffre di evidenti criticità strutturali che hanno conseguenze sul personale e sulla popolazione detenuta.
La disastrata situazione del carcere fiorentino registrata da questo provvedimento si somma infatti alle tante denunce, agli esposti alla Magistratura, ai ricorsi sempre più spesso accolti dei reclusi per inumanità della detenzione ex articolo 3 Cedu, alle rivolte dei detenuti, ultima quella del 5 luglio scorso.
Una fotografia impietosa che riguarda tutto il nostro Paese e le sue strutture penitenziarie e che a Sollicciano raggiunge picchi ancor più preoccupanti: problemi strutturali, inagibilità, sovraffollamento e, per quel che riguarda la popolazione detenuta, problemi psichici per un’ampia parte di essa, dipendenze a carico di moltissimi e tanti, troppi casi di autolesionismo insieme alla dolorosa conta delle decine di suicidi. “Condizioni indecorose per un paese civile” le ha definite ieri l’altro il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando tra l’altro il fenomeno dei suicidi in carcere (59 da inizio anno in Italia, di cui 4 solo in Toscana).
Arci Firenze opera a Sollicciano da decenni, con l’obiettivo di portare sì un po’ di sollievo quotidiano e immediato alle persone detenute, ma con la convinzione profonda di voler contribuire, per la nostra parte, alla realizzazione di ciò che riporta la Costituzione:
“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”
Le nostre volontarie e i nostri volontari, insieme a quelli di tante altre organizzazioni del territorio, da moltissimi anni operano con convinzione, impegno e passione perché vogliono contribuire a un carcere che non renda la pena una condizione invivibile, ma che assolva alla sua funzione rieducativa, attivando la creatività delle persone detenute e stimolandone le progettualità soprattutto in ambito artistico, culturale e formativo.
In carcere, da decenni, organizziamo un corso di scrittura creativa che ha portato alla pubblicazione di numerose antologie scritte dai partecipanti; promuoviamo incontri con autori e autrici della letteratura italiana contemporanea; coinvolgiamo gli utenti in laboratori e attività di lettura a voce alta; abbiamo curato un corso di giornalismo radiofonico assieme ai giornalisti di Novaradio: il tutto cercando di collaborare con le Istituzioni per dare strumenti e opportunità alle persone detenute.
Ci auguriamo che le notizie delle ultime ore possano essere davvero l’occasione per mettere un punto e iniziare a cambiare significativamente e in modo concreto le condizioni di lavoro del personale e di vita delle persone detenute, risolvendo sia i problemi strutturali, sia incrementando il numero delle figure educative interne.
“Il carcere non deve essere un luogo dove perdere la speranza” ha dichiarato ancora il Capo dello Stato Mattarella, ricordando come “vi sono, in atto, alcune, proficue e importanti, attività di recupero attraverso il lavoro” che “dimostrano che in molti casi è possibile un diverso modello carcerario“.
Su quello che occorre fare a Sollicciano e sulle responsabilità pregresse assistiamo già da tempo a un costante rimpallo di responsabilità che non fa altro che rallentare e impedire l’individuazione di soluzioni concrete. Ci appelliamo dunque a tutte le Istituzioni del territorio a fare pressione sul Governo, il Ministero della Giustizia e il DAP perché assicurino i fondi necessari per gli interventi strutturali a Sollicciano e che esse stesse si adoperino ognuno per la sua parte. L’obiettivo di tutti deve essere quello di trovare strumenti e soluzioni concreteaffinché quel “diverso modello carcerario” di cui parla il Capo dello Stato sia davvero attuato e che nessuno spazio sia lasciato al rimpallo di responsabilità.