POTENZA, LA CRISI POLITICA INVENTATA
Telesca a gonfie vele, ma non va giù ai rancorosi di professione che danno fiato a chi come loro è incazzato con se stesso. L’Amato quotidiano mente e strumentalizza la rabbia dei “trombati” che c’è in tutte le elezioni
Comprendiamo le ragioni che la stampa ha di cercare notizie anche laddove non ci sono. Allo stesso modo non abbiamo difficoltà ad immaginare la volontà di qualche quotidiano di posizionarsi in un limbo di opposizione permanente a mò di vecchi borbottoni. Tutto ciò non ci consente, però, di distinguere una notizia da una non notizia o, ancora peggio, l’interpretazione di un fatto come se avesse una qualche rilevanza politica pur di ottenere un posizionamento e una qualche ribalta. Il nostro modesto riferimento è alla prima pagina di un noto quotidiano calabrese che pubblica anche un’edizione lucana che ha deciso, per politica editoriale, di dare una qualche forma di eccessiva visibilità ad una dichiarazione di alcuni candidati della coalizione di Smaldone, non eletti in Consiglio Comunale che non condividono le scelte del loro candidato Sindaco, del loro Capogruppo in Comune e dei loro eletti. Seguiamo la politica da troppo tempo per non sapere che dopo ogni elezione c’è il risentimento dei non eletti. La ridda di visioni complottistiche, ricerca del nemico, attenzione maniacale verso il promittente elettore che non ha mantenuto la promessa è, di solito, la somma di alibi che coprono la mancanza di consapevolezza di chi avrebbe il dovere di dire che semplicemente il Popolo non lo ha voluto come proprio rappresentante. Questo è normale. Quello che non è normale è che la stampa si presti a dare voce e grande visibilità a questi livorosi ragionamenti che, invece, dovrebbero essere lasciati a sopire.
IL GOVERNO MELONI IN CRISI
Proviamo a fare qualche esempio, per capire l’entità della questione. Fratelli d’Italia è il primo partito italiano, esprime per la prima volta da destra il Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, è in crescita stabile di consenso, viene votato quasi da un italiano su tre. Siamo certi che tra i milioni di elettori di FDI, tra le centinaia di migliaia di iscritti, tra le migliaia di candidati del partito del premier, ci sarà qualcuno che non condivide qualche scelta del Governo. Non abbiamo elementi oggettivi per dire che è così ma la legge dei grandi numeri ci dice che tutto ciò è molto probabile. Neanche FanPage, nella sua ossessiva ricerca di un nemico a destra, si metterebbe a cercare tra gli iscritti di FDI uno che non condivida la linea politica del Governo su un determinato atto per dargli la prima pagina del giornale. Lo immaginate voi il Corriere della Sera che dica in prima pagina: “Governo Meloni in crisi, Il sig. Mario Rossi candidato al Comune di Lambrate e non eletto non condivide la riforma del fisco”? Pur consapevoli che in molti casi i giornali scelgono di fare politica e di posizionarsi chiaramente, non riusciamo neanche ad immaginare un titolo così insignificante più che fazioso.
LE ELEZIONI NON SONO UNA LIVELLA
Il grande Totò scrisse la famosa poesia con la quale dice che la morte è una livella, dopo la quale un re, un grande uomo o uno spazzino sono uguali. Non è così per le elezioni. Le elezioni sono una prova del proprio consenso. C’è chi le vince, c’è chi le perde, c’è chi viene eletto e chi non viene eletto. In gergo politico di strada vengono chiamati “trombati”, a noi non piace questo termine. Conosciamo bene l’odore della sconfitta, la sofferenza della partita giocata ma non vinta e non ci piace ironizzare su chi non ce l’ha fatta. Questo, però, non ci impedisce di dire che esiste una differenza tra la campagna elettorale e il dopo elezione. Durante la campagna elettorale la “par condicio” politica prima che giuridica impone e consiglia di considerare tutti i candidati uguali, sia quelli che hanno alte probabilità di vittoria sia quelli che questa probabilità non ce l’hanno. Dopo lo spoglio non è più così. Da quel momento contano i ruoli che si sono conquistati. C’è il diritto di ciascuno di riprovarci, di caricarsi, di costruire un posizionamento per le prossime elezioni o di crescere nei partiti e nelle associazioni di base. Come sempre abbiamo fatto anche noi, c’è il dovere della stampa di riportare le notizie anche di questi tentativi e di queste iniziative. Se, però, qualcuno dovesse dire che il governo Meloni è in crisi perché il mancato consigliere comunale di Roncobilaccio non condivide la ZES unica del Mezzogiorno, direbbe il falso.
IL RAPPORTO SALDO DI SMALDONE CON TELESCA
La notizia è che Smaldone e gli eletti in Consiglio Comunale della sua coalizione sono compattamente al fianco di Telesca, senza nessun tentennamento. Ci sono dei non eletti, in molti casi candidati con ambizioni sproporzionate rispetto al consenso, in altri casi autentici e normali riempitivi che non condividono il fatto di non essere stati eletti e, quindi, di non avere voce in capitolo nella composizione della Giunta. Un trafiletto in una breve di cronaca sarebbe più che sufficiente. Una prima pagina dicendo che Smaldone non rappresenta più i l 18% dei potentini, dimenticando che ogni eletto rappresenta la Città senza vincolo di mandato, è francamente (secondo noi) un eccesso. Non escludiamo che in futuro, come sempre è accaduto, possa capitare che gruppi consiliari o forze politiche di maggioranza aprano crisi, vertenze o non condividano questa o quella scelte. In quel momento ci sarà una notizia. Strumentalizzare le parole di “non eletti”, significa non fare un buon servizio alla comunità, alla politica e neanche gli stessi dichiaranti.
Di Massimo Dellapenna