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SIMULA UN RAPIMENTO PER ESTORCERE 500MILA EURO ALLA SORELLA: ARRESTATO DAI CARABINIERI

Il 42enne di Polla è indagato insieme ai presunti complici. Le indagini sono coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Potenza

Ieri mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Salerno hanno arrestato Fedele Marotta, 42enne di Polla indagato, unitamente ad altri soggetti – sia noti che in via d’identificazione – per estorsione aggravata, simulazione di reato e calunnia. Le indagini coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Potenza, è stata svolta attraverso intercettazioni, escussioni di persone informate, perquisizioni, esami di tabulati e di smartphone. Il Giudice ha ritenuto — ferma restando la presunzione di non colpevolezza fino condanna definitiva — la sussistenza di gravi indizi a carico degli indagati che, in concorso tra loro, con azioni coordinate e dettagliatamente preordinate, alla fine del novembre 2023, avrebbero simulato un rapimento a scopo di estorsione per ottenere un ingiusto profitto economico in danno dei familiari di Fedele Marotta e, in particolare, dal cognato Angelo Pinto, imprenditore residente in provincia di Parma e marito della sorella Preziosa. Sulla base degli indizi raccolti, e di testimonianze, messaggi telefonici acquisiti e delle intercettazioni sarebbe emerso che l’indagato il giorno del presunto rapimento a scopo di estorsione, avrebbe simulato di essere in pro- cinto di incontrare, a Padula, alcune persone collegati al clan dei casalesi che lui stesso — come raccontava alla sorella Preziosa nel corso di una concitata telefonata – intendeva dissuadere dal proposito di sequestrare i figli di Angelo Pinto e di Preziosa Marotta. Poi, in una telefonata immediatamente successiva, il 42enne, al momento del simulato incontro con i presunti malfattori – proprio per dare una ulteriore apparenza di veridicità al sequestro – richiedeva , con toni preoccupati, alla sorella di allertare le Forze dell’Ordine perché a suo dire – per il numero dei soggetti che erano giunti per incontrarlo , per il loro atteggiamento e per le stesse modalità con cui lo stavano approcciando – temeva che potesse succedergli qualcosa di grave. Successivamente, per quanto ricostruito sulla base degli indizi raccolti, gli indagati ed altri complici in via d’identificazione, avrebbero simulato le tracce del sequestro di persona dell’indagato, lasciando l’auto del Marotta abbandonata in aperta campagna, con i fari accesi ed i cellulari nell’abitacolo; avrebbero inscenato, per otto giorni lo stato di prigionia di Fedele Marotta in un luogo segreto, al fine di costringere la sorella a versare un riscatto per la liberazione di 500 mila euro non riuscendo però a farsi consegnare i soldi per via delle resistenze di Preziosa Marotta e del marito Angelo Pinto.

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