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LEGGE CALDEROLI, «NO A STRUMENTALIZZAZIONI»

Dura presa di posizione del presidente della Regione in Consiglio sul dibattito sull’Autonomia differenziata e la possibilità di promuovere un referendum abrogativo. Accesso dibattito anche sulle linee programmatiche, Bardi: «L’opposizione sia costruttiva»

Ieri si è riunito il Consiglio regionale per affrontare, tra gli altri, due importanti temi: il voto sul “ricorso contro il d.d.l. Calderoli dinanzi alla Corte Costituzionale e possibilità di promuovere referendum abrogativo” e la discussione delle linee programmatiche illustrate durante lo scorso Consiglio regionale dal presidente Bardi. Questa è la prima Seduta che ha visto sedere tra i banchi dell’opposizione il consigliere Angelo Chiorazzo, costretto a rimandare il suo ingresso per motivi di salute. La prima parte della Seduta ha visto i consiglieri di maggioranza e opposizione discutere della relazione programmatica. Un dibattito molto acceso, con le opposizioni che hanno parlato di relazione da rivedere in termini di «proposta, progettualità, credibilità e sostenibilità». Tra gli altri il consigliere Angelo Chiorazzo a tal proposito ha affermato: «la proposta di Bardi è condivisibile per sufficienti tratti, ma viene presentata in modo generico, come affermazione di principio basata su una necessità di qualità della vita che certamente non è sostenibile dilapidando le royalty petrolifere». Secondo Chiorazzo, quando si parla «della volontà di rendere finalmente la gestione del patrimonio forestale produttiva» bisogna spiegare «come perseguire l’obiettivo». Poi la nuova gestione del bonus gas, in cui «Bardi fa proprie le indicazioni di questa opposizione, sia pure senza dichiararlo e senza fare un mea culpa per aver bruciato decine di milioni di euro in favore delle compagnie per la fretta di sfruttare gli effetti del bonus in chiave elettorale. Bardi dice ancora di voler ridurre la spesa sanitaria. Ma dovrebbe almeno accennare a una strategia, a una via da seguire. Non c’è traccia di un ragionamento sulle risorse se non in chiave di tagli della spesa farmaceutica. Eppure, sulla nostra sanità serve investire. La sanità va vista come fattore produttivo e non di spesa. Sulla sanità ci sono ragioni che devono anche andare oltre il calcolo economico. Non ne sono solo convinto, ma ne sono anche testimone nel recente passato. Ricevere cure tempestive nei pressi del luogo dove si vive e si lavora può diventare discrimine tra la vita e la morte». Al contrario i consiglieri di maggioranza hanno sottolineato come la relazine del presidente guardi con attenzioni alle questioni strategiche della regione e per il bene dei lucani.

LA REPLICA DI BARDI

Al termine degli interventi ha replicato il presidente Bardi che si è detto pronto ad accogliere «le sollecitazioni provenienti dall’opposizion»e auspicando però che la stessa dia «un contributo positivo, finendola di descrivere una Basilicata disastrata ed entrare nel merito dei problemi offrendo spunti e punti di vista per migliorare l’azione di governo». «L’esercizio, ad esempio, sui dati economici – ha spiegato – mostra quanto sia possibile per chiunque tirarli dalla propria parte, per cui i dati di crescita vengono sempre ridimensionati, le dinamiche positive sminuite, i dati critici enfatizzati. Fa parte del gioco, lo capisco. Ma a chi ci ascolta forse serve andare oltre i freddi dati e approfondirne il contenuto». «Se ad esempio – ha aggiunto Bardi – i dati segnalano che l’andamento del settore industriale è stato debole non si può non evidenziare che tale andamento è fortemente condizionato dal comparto automobilistico, comparto che tutti sappiamo è sottoposto a profondi processi di ristrutturazione che hanno determinato il riconoscimento di crisi complessa e azioni positive per cercare di contrastarne o mitigarne gli effetti. Se aveste suggerimenti da offrire saremmo ben lieti di recepire questi contributi, Così come è indipendente dalle politiche pubbliche regionali il dato che il comparto estrattivo ha registrato un calo della produzione e delle quotazioni degli idrocarburi. Tutti fattori che incidono sull’andamento dell’economia regionale considerato che parte dei benefici di finanza pubblica regionale sono correlati all’andamento dell’industria estrattiva». «Approfondire le cause dei processi – ha proseguito Bardi – mi sembra fondamentale per avere orientamenti su come orientare le scelte che dipendono da noi e dunque la migliore allocazione delle risorse di cui disponiamo, diversamente il dibattito si inaridisce e di molto. E potremmo proseguire ad esempio citando il sensibile aumento dei costi di finanziamento a carico delle imprese. In questo contesto una crescita del PIL regionale, sebbene limitato allo 0,5%, mi sembra una buona notizia e non certo un dato da sbeffeggiare»

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Ampio spazio è stato dato anche al dibattito sull’autonomia differenziata e al voto per il ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale e possibilità di promuovere referendum abrogativo. Dibattito che ha portato l’Assise a bocciare la mozione grazie anche all’astensione dei consiglieri di Azione Basilicata che si sono detti pronti a presentare una nuova mozione sull’argomento e all’assensa del consigliere Polese di Italia Viva-Orgoglio Lucano. «Crediamo fermamente che la legge sulla autonomia differenziata accentui ulteriormente le disuguaglianze territoriali all’interno del Paese. La nostra visione di società si basa sull’equità e sulla solidarietà tra tutte le aree e non possiamo accettare misure che possano avvantaggiare solo alcune parti a discapito di altre. In secondo luogo, riteniamo che l’autonomia differenziata, così come è stata approvata, non garantisca le necessari garanzie per consentire a tutti le regioni di assicurare ai cittadini i servizi essenziali con grave svantaggio per il nostro Meridione che parte storicamente da una posizione arretrata. Inoltre pensiamo che la riforma, se attuata nella sua interezza, disintegri nei fatti l’unità nazionale creando un Paese con ventuno sistemi legislativi e politiche diverse, che renderebbero difficile non solo l’attività imprenditoriale ma anche la vita dei cittadini» dichiarano congiuntamente i consiglieri di opposizione. «La maggioranza è spaccata, non è passata la mozione proposta dal centrodestra a sostegno della autonomia differenziata, la legge 86/2024. Il segno evidente di contraddizioni di una maggioranza che sostiene il Presidenti Bardi. Continueremo a batterci piazza per piazza perché, come ha dimostrato il dibattito in Consiglio, si può costruire una maggioranza diversa nella società lucana».

LA RISPOSTA DI BARDI

Anche in questo caso è il presidente ad intervenire a sostegno della legge Calderoli. «La persistenza dei divari tra le regioni del nord e quelle del sud, i cui dati sono noti a tutti, dimostra che l’attuale modello di distribuzione delle funzioni decisionali della Repubblica non riesce a produrre risultati diversi da quelli noti» ha detto il presidente della Regione Basilicata. «L’esperienza di questi decenni conferma che i risultati raggiunti sono insufficienti per superare i divari territoriali e unificare l’Italia anche dal punto di vista economico. Pur tenendo conto delle tante osservazioni critiche, il modello in atto è ancora prevalentemente incardinato su un sistema di accentramento delle funzioni decisionali, peraltro in piena espansione a partire dall’impianto del PNRR, ed è oggettivamente distante da quello scelto dai Costituenti nel 1946, in alternativa al modello accentrato, per superare i divari territoriali». «L’articolo 5 della Costituzione è inequivocabile: ‘La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento’. Ma anche durante l’Assemblea Costituente l’approvazione di questo testo non fu unanime». «Occasione di conflitto è, oggi, la legge n. 86 del 26 giugno 2024, recante Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. Ma si tratta dell’attuazione della legge costituzionale n. 3/2001, il cui testo, sottoposto positivamente a referendum, è stato approvato da una maggioranza allora di centro sinistra». «Questi i risultati, ad oggi, delle dinamiche conflittuali: è ancora prevalente il modello di accentramento delle funzioni decisionali della Repubblica; il modello di autonomia, proposto dall’articolo 5 della Costituzione, è ancora ad uno stato parziale di attuazione; sono immutati i dati dei divari tra regioni del nord e regioni del sud». «Alla luce dei fatti viene, confermata la validità del percorso costituzionale tracciato nell’articolo 5, solo parzialmente attivato. Come tutte le riforme anche questa ha necessità di essere monitorata con continuità per verificarne la coerenza, per analizzare nel concreto costi-opportunità, per discernere su quali materie è opportuno o meno, per una Regione come la nostra, avvalersene. È di questo che dovremmo occuparci, con serenità, rigore e passione, accettando la sfida del cambiamento. I gruppi di lavoro affrontino nel merito le opportunità di questo possibile nuovo scenario e sappiano muoversi all’interno di fasi attuative tutt’altro che semplici, ricche di confronto e di negoziazione con ministeri e governo».

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