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LA BASILICATA PIANGE MARIO TRUFELLI

Oggi i funerali a Potenza. Proclamato il lutto cittadino nella sua Tricarico. Bardi: «La sua “lucanità” trasudava dalla tv»

Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo» proferì Alberto Moravia all’orazione funebre per Pier Paolo Pasolini in Campo dei Fiori. Nel momento del trapasso terreno di Mario Trufelli non abbiamo esitazione nel sostenere che egli è stato il poeta della Basilicata e insieme al suo compaesano Rocco Scotellaro passa anch’egli agli archivi della Storia del Novecento. Entrambi di Tricarico capitale della cultura contadina italiana. Densità alta di poeti per la spopolata Basilicata ma enorme per territorio (che nella poesia lucana ha forte incidenza) e dietro a questi due giganti a mio parere somma il contro- verso ingegner Sinisgalli, la forza della parola dialettale di Albino Pierro, il troppo dimenticato Giulio Stolfi annoverando tra i viventi figure di rilievo e in divenire quali Andrea Di Consoli e il contaminato Franco Arminio che pur se di sangue Irpino lo scettro lo regge da par suo. Mario Trufelli è stato uomo, e di professione giornalista. “Giornalista giornalista” mi viene da considerare. Tra quelli rari che nel narrare le cose del mondo e degli uomini mettono anche la poesia. Perché esiste anche un giornalismo che accoglie forme di poesia. L’esegesi di gran parte dei servizi televisivi di Trufelli lo testimoniano. Il lato umano del fatto. Un contesto biografico va rappresentato da chi era inviato del Popolo e dall’Osservatore Romano e accetta la gran chiamata di essere il caporedattore della Rai Basilicata. Un ruolo pedagogico e da formato- re nel guidare una nidiata di colleghi che troveranno in lui la guida migliore. Quel ruolo gli consegnò la possibilità e l’onere di fondare la Basilicata contemporanea attraverso i fatti del giorno. Un democristiano rispettato da tutti e che al meglio svolse una funzione chiave del Partito regione dell’epoca. La questione materana trovò in lui un difensore accanito, nella regione dei campanili c’era una visione unitaria delle vicende e delle questioni. Tra le poche polemiche di queste ore legata alla scomparsa di Trufelli, merita attenzione quella di Leonardo Giordano, uno dei principali intellettuali della destra lucana oggi vincente. Sostiene Giordano che “la cultura cattolica e la Dc, in quegli anni più interessati e postazioni di potere spicciolo, non hanno garantito intellettuali del suo calibro come face- vano i comunisti coi loro, spesso di livello inferiori a questi”. Giordano in favore alla sua tesi cita una discussione privata con Trufelli e il presidente della Regione, Nino Michetti a margine di una discussione su Rocco Montano in cui il giornalista avrebbe dato ragione all’intellettuale almirantiano. Io non so, se Trufelli per notoria cortesia concordò con la tesi, ma il tema merita di essere considerato. Io, di mio, devo aggiungere che Mario Trufelli fu impiegato dall’ideatore Biagio Agnes per “Chuck-Up” prima trasmissione nazionale di servizio sulla Salute dapprima come collaboratore illustre e poi come conduttore della stagione 1986- 1987 e anche come titolare del preserale “L’angolo della salute” in cui Trufelli invitava medici ed esperti che spesso erano lucani. Quelle conduzioni di tardo mattino alle 12,30 e della sera ne fecero anche un anchor-man nazionale oltre che prestigiosa firma del rotocalco “Cronache italiane”. Non a caso vince il Premio Saint -Vincent che è una sorta di Oscar del giornalismo italiano. Restano a futura memoria anche le sue corrispondenze dalla Basilicata per il nazionale e ne fanno l’aedo di un catastrofico momento collettivo. E’ lui che annuncia il terribile terremoto del 1980 a braccio. Quelle sono pagine e immagini di storia Patria. E qui non si può tacere dell’inviato che arriva in quel tragico toponimo chiamato Balvano e che tornato a casa verga la poesia “Lamento per Rosetta” dal nome della bambina che il padre cerca sotto le macerie del sisma: “Oh Rosetta! Non appannarti nel congedo, che già stremata giaci reliquia della festa interrotta”. Si deve aggiungere che Mario Trufelli fu chiamato a guidare le sorti dell’Apt regionale. Pur non avendo io tutti gli strumenti per un giudizio storico sul ruolo, mi pare si possa convenire che la Prima repubblica per affidare i ruoli apicali spesso scelse i migliori. I tanto vituperati social sono anche indizio di verità nel tempo della post verità. E pur se la morte accompagna la vuota retorica buonista, nel caso di Mario Trufelli lo scrollare post con il suo hashtag offrono un caleidoscopio di affetto e identificazione. Pro Loco, istituzioni culturali di prestigio e di paese, politici, pizzaioli, poe- tesse e poeti della domenica, attori di seconda fila, tutti i giornalisti di Basilicata nessuno escluso, gente comune hanno tutti un ricordo personale, una stima, una gratitudine che tocchi con mano per un intellettuale del popolo che fu scrittore e giornalista del popolo e per il popolo lucano. Un democristiano maoista Mario Trufelli. Egli ha marchiato l’identità collettiva lucana senza essere mai una moderna icona. Perché Mario Trufelli conosceva il fruscio dei canneti contesi alla frana, i venti e le nebbie che danno convegno ai nostri silenzi. Aveva visto il passo stanco dei muli e le val- late secche d’argilla. Testimone della transumanza delle mandrie, ricordava il passare della malaria e le squallide stazioncine sul Basento che tali sono rimaste. Ha dato ai lucani malvarosa e il rosmarino che cresce nei prati sulle scarpate delle vie. Mario Trufelli ha fatto capire ai lucani che “da noi il mondo è lontano” e infatti nessun giornale nazionale lo ricorda, ma grazie a lui abbiamo avuto il dono di riconoscere “l’odor di terra e gaggia” e soprattutto “il pane con il sapore di grano”. Il falco e la civetta segnano la sua morte. Ma Mario Trufelli vive nel ricordo di tutti i lucani, anche tra quelli più indifferenti. I funerali del giornalista e poeta si svolgeranno stamattina a Potenza alle 10 nella Parrocchia di Santa Croce.

Di Paride Leporace

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