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IL “PASTICCIACCIO” DI PITTELLA SULL’AUTONOMIA

Due piedi in una scarpa è una mossa che non paga. Prima si dimostra ostile alla legge Calderoli e poi si astiene dalla votazione

È un esercizio scomodo quanto comune a un certo modo di fare politica. Per questo “mai tenere due piedi in una scarpa”. Uno perché è oggettivamente scomodo: una scarpa è fatta per un solo piede e il minimo che può accadere è di rompere piedi e scarpa. Due perché non è nemmeno originale visto che dalla Prima Repubblica a oggi la pubblicistica politica è piena di esempi di tal utilizzo dei piedi e delle scarpe che alla lunga non hanno mai giovato alla ‘causa’. La verità, per quanto riguarda la scelta di Marcello Pittella in Consiglio regionale sulla mozione a favore del Referendum abrogativo sulla legge per l’Autonomia differenzia, è che non sia stata una gran mossa. Si tratta in realtà nella migliore delle ipotesi, citando Carlo Emilio Gadda, di “un pasticciaccio” e niente di più. Da parte nostra lo ribadiamo: l’esercizio del voto è la manifestazione di un pensiero e c’è poco da pontificare. Cioè: se voti ‘sì’ vuol dire che sei a favore; se voti ‘no’ sei contrario, se ti astieni – anche ricorrendo a tutte le metafore possibili – aiuti la parte più numerosa a far prevalere la propria causa. Che poi a dirla tutta, se ti astieni al massimo puoi ambire a essere Pilato ma non certo Napoleone. Tanto più se tutto non viene fatto in maniera estemporanea, ma a valle di un percorso temporale abbastanza lungo in cui all’inizio da vero gladiatore ci si era gonfiato il petto per dichiarare tutta l’ostilità prima a una proposta e poi alla legge definitiva. Il punto vero è che da Marcello Pittella ci si aspetta ‘politica’ e non ‘politicismo’. Comprendiamo che stare con un piede nella maggioranza mentre dall’altro lato si strizza l’occhio ai vecchi compagni del centrosinistra può garantire simpatie trasversali. Ma resta un vecchio modo di fare politica in cui se è vero che i socialisti della Prima Repubblica erano maestri è anche vero che quella è storia e non cronaca. Pertanto noi restiamo convinti che non è utile dimenticare troppo in fretta quello che si è detto poco prima contro Calderoli e la sua legge. Perché ai più alla fine non manca certosina memoria per ricostruire le cose con la semplicità della verità.

Di Massimo Dellapenna

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