IL DESTINO DELLE AREE INTERNE PER DE FILIPPO
I’intervista al dirigente del Pd nel giorno dell’avvio del festival di Arminio ad Aliano. «Abbiamo sfide epocali davanti a noi: serve capovolgere paradigmi consolidati»
In questi giorni la stampa nazionale ha parla- to di “mega flop” dei progetti delle aree interne, ne parliamo con l’ex deputato Vito De Filippo.
Da ex Presidente di Regione e anche uomo di Governo cosa ne pensa?
«I dati della Strategia Nazionale delle aree Interne non sono confortanti. Ci sono realizzazioni che appaiono burocratiche, il contrario di quello che questi territori meritano. Anime pulsanti e progetti direi “irrequieti”. Oggi Arminio apre la tredicesima edizione del Festival “La luna e i calanchi” ad Aliano, lo voglio citare: “le aree interne, le terre alte dell’Italia non sono luoghi minori, sono luoghi enormi. E solo una clamorsa miopia geografica porta a renderle invisibili pur essendo il cuore della nazione.” Lo dico da tenace “rimanente” vivendo una parte della settimana nel vicolo storto dove sono nato. Nella stessa casa del mio trisavolo. Quando parlai la prima volta con Arminio colsi nelle sue parole una potenza imprevedibile. Eravamo su un terrazzo “accuditi” da uno spettacolare tramonto a San Fele. Ci fu a quel tempo un dibattito in Regione. Non tutti condividevano, diciamo così! Certo è una strada ritmata da poesia e paesologia quella percorsa ad Aliano. Non mi sfuggono le discussioni accademiche ed anche autorevoli posizioni della migliore storiografia regionale. Ma stare qualche giorno ad Aliano ti dà il senso di un futuro, i calanchi si spalancano a nuove opportunità»
Che fare quindi secondo lei De Filippo?
«Bisogna agitare le acque, dice Arminio, ci vuole una comunità ruscello e non un a comunità pozzanghera»
Quindi lei pensa che in Basilicata si debba e si possa fare di più ?
«Negli ultimi anni si sta assistendo ad un rinnovato interesse nei confronti del tema delle aree interne. La transizione ecologica ha contribuito a riportare al centro del di- battito il tema, unitamente alle crisi alimentari ed energetiche innescate da- gli ultimi eventi e al conflitto russo-ucraino che ne hanno evidenziato il loro ruolo strategico. Poi si sente una nuova domanda di qualità della vita insieme ai fenomeni di insostenibilità delle aree urbane Tutto ciò fa riemergere il ruolo delle aree interne e la necessità di un loro rinnovamento anche alla luce di una visione di sostenibilità multidimensionale, riportando il dibattito sull’emergenza del- lo spopolamento, sul degrado e sullo spreco di risorse. In questi scenari trovo un ruolo grande per la Basilicata».
La Regione deve fare di più?
«Da noi abbiamo registrato anche buone prati- che a volte seguite e sostenute sembrerebbe solo da qualche “illuminato” dirigente. Abbiamo sfide epocali davanti a noi: serve capovolgere paradigmi consolidati sul tema della programmazione, combattere pigrizie e adattamenti nella visione del futuro di grandi aree del nostro paese. Come ci ricorda esplicitamente l’accordo di Partenariato della Strategia nazionale delle aree interne (SNAI) approvato a luglio 2022, una delle sfide più grandi è quella demografica. Cito ancora Arminio: la marginalità che riconquista “centralità”. La periferia nodale è vitale del nostro Appennino. Spetta ai decisori pubblici interpretare al meglio quello che una nuova occasione programmatica e finanziaria metterà a di- sposizione del nostro Paese.Lo scrittore Arminio che si è occupato molto di aree interne ha detto che in questi luoghi “bisogna aprire porte che non ci sono” ed “esercitarsi al- l’impensato”. Cioè accogliere la sfida sapendo che dentro questi territori c’è una parte importante della nostra storia, delle nostre tradizioni che più di altri gli agricoltori ed i contadini sapranno raccontare. Insomma non un mero e superficiale “levismo” di ritorno come a volte è stato liquidato que- sto dibattito».
E come chiamarlo allora onorevole De Filippo?
«L’altra sera l’amministrazione comunale di Gallicchio ha invitato in piazza Arminio che ha parlato direi positivamente “a ruota libera” con i tanti cittadini presenti per un paio d’ore. Non aveva un canovaccio preciso. Io ero lì ed ho registrato un’ energia nuova. Da indirizzare certo, da capire nel profondo. Ma il paesologo è apparso un rabdomante miracoloso. Ecco in questi luoghi servono questi sentimenti, questa fiducia. Direi la forza che è la somma di tante “riconosciute debolezze”. Alla fine come risposta alla sua domanda riporto le parole di uno degli storici più autorevoli del nostro Paese che conosceva la pro- fondità dei sedimenti culturali della Basilicata : Gabriele De Rosa. La lezione di Braudel, ci ricordava De Rosa, resta sempre valida: «Non si può sfuggire alla storia remota che lentamente si è accumulata sui comportamenti, anche i più elementari e correnti, attraverso cui fluisce il ritmo della vita quotidiana perché il peso della storia preme sul presente fino a condizionarlo e come a piegarlo in un percorso obbligato». La coscienza del passato e’sempre fertile di futuro. Le Aree Interne sono il deposito più grande di questi fertilizzanti!»