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«AIUTATE MIA MADRE A USCIRE DI CASA»

A Trecchina la storia di una donna disabile e dell’odissea amministrativa del figlio. L’abitazione curata nei dettagli ma con l’ingresso principale sulla strada inaccessibile per lei

I protagonisti di questa storia sono una mamma disabile, affetta da gravi malattie degenerative. E la casa che suo figlio ha voluto su misura per lei. Potrebbe essere una storia come tante se non fosse che a questa casa non si riesce a garantire un accesso pedonale sicuro. Così quello che dovrebbe es- sere un diritto si trasforma in un’Odissea. E combinazione vuole che il nostro protagonista si chiami, per davvero, Ulisse. Ulisse Capano vive e lavora a Milano da 25 anni ma è sempre rimasto orgogliosamente legato alle sue origini e al suo paese: Trecchina (PZ). Lì vive la sua mamma e lì, diagnosticata la disabilità – tra cui l’alzheimer – acquista per lei una nuova casa. Nel centro del paese, a pochi passi dalla splendida villa comunale. Una casa più attrezzata e adeguata per rendere all’alzheimer più duro il suo inesorabile cammino. Ogni dettaglio della casa è curato per accogliere e proteggere. Fino a che non si scontra con l’impossibilità di far entrare la sua mamma dall’ingresso principale. L’immobile prevede l’ingresso principale dell’abitazione sul lato della strada di collegamento di nuova realizzazione. Il Comune di Trecchina all’epoca rilasciava i titoli edilizi con specifico riferimento ai vincoli urbanistici previsti dal Piano Particolareggiato, ma la strada di fatto non viene mai fatta. Ulisse ha fiducia nel suo paese si rivolge ai vertici del suo Comune, chiede di avviare con urgenza l’iter amministrativo finalizzato alla concreta realizzazione della pubblica via e delle infrastrutture previste. Sollecita, sensibilizza ma niente. La sua mamma, portatrice di handicap in situazione di gravità ai sensi dell’art. 3, comma 3, L. 5/2/1992, n. 104 è costretta ad entrare in casa sua da rampa impervia del garage! Dopo anni di contraddizioni, ritardi, rinvii e rimbalzi il Comune di Trecchina continua a scegliere la strada dell’inerzia amministrativa anche dinanzi alla presenza di un disabile a cui viene negato il diritto di poter entrare nella propria casa dal portone principale. Come fa un così garbato paesino, sempre più proiettato ad attrarre e accogliere turisti, a essere così caparbiamente insensibile verso i propri residenti più vulnerabili? Come si fa ad essere credibili all’esterno se poi a casa propria si è così pieni di contraddizioni e inerzia? Ulisse è stanco, non cerca più risposte ma soluzioni. È nel suo diritto: la strada per far accedere la propria mamma dall’ingresso principale è prevista in tutti i titoli edilizi autorizzati dal Comune! Questa inerzia amministrativa è frutto di una congenita inefficienza o funzionale alla strategia del consenso? Il messaggio che passa dal governo dell’Ente Locale è quello di scegliere lo stallo amministrativo sperando nella “resa” o, peggio ancora, nella rassegnazione di chi reclama un sacrosanto diritto. Ci si chiede anche quale credibilità abbia il governo del Comune di Trecchina se dinanzi all’occasione di trasformare un valore sacro – la tutela di un diritto di un disabile – in azione concreta, rimane indifferente. È davvero triste dover riscontrare che nelle fasi più difficili dell’esistenza di un cittadino, le famiglie anziché ricevere un sostegno concreto siano costrette a dover lottare “da sole” contro un sistema complesso che merita di essere scardinato. Ulisse ci ha raccontato la sua storia per dimostrarci che non è solo sua. Con il suo racconto chiede ai dirigenti politici regionali, a tutti gli enti sociali preposti e ad ognuno di noi, di favorire l’inclusione. È una chiamata potente che ci coinvolge tutti perché ognuno di noi è comunità. Il rispetto non è una cortesia ma un dovere. Un dovere morale, civico, umano e in questo caso anche politico. Non si tratta di “accontentare” un figlio che sta lottando per il benessere di sua madre ma di rispettare la legge e la persona, e agire secondo buon senso. L’alzheimer è una malattia feroce che cancella il passato delle persone, ma l’indifferenza di fronte a storie come questa cancella il futuro. Di tutti.

Di Rosa Leporace

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