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SIMONE SPADINO PIPPA, IL SUO TALENTO MUSICALE HA CONQUISTATO IL MONDO

Il giovane potentino racconta la sua passione

Gradisce molto il bianco e, spesso, indossa camicie bianche durante i suoi concerti in Basilicata, in Italia e all’estero a Vienna, in Svizzera e nel resto d’Europa oltre Dubai, Lituania e gli USA o quando vince qualche premio di grande prestigio in ogni parte del mondo. Trattasi di un giovanissimo ragazzo, maturo come un quarantenne, che ha dedicato la sua brevissima vita allo studio della musica lasciando la città di Potenza per seguire master in high school europee di musica e cominciare una promettente carriera di violinista

Simone Spadino Pippa è la punta di diamante dei musicisti potentini e non solo: Simone vuole raccontarci della sua formazione a Potenza e altrove

«Innanzitutto, grazie! Sono onorato, felice e orgoglioso di essere così definito. Sebbene sovente non viva attivamente la vita musicale della mia città per ragioni professionali oltre che di studio, Potenza occupa un posto tanto speciale nel mio cuore: non esiste emozione più profonda per me di suonare per l’affettuoso pubblico potentino. Inoltre, non c’è gioia più grande di condividere il palcoscenico con vecchi compagni di conservatorio ed esibirmi per amici e parenti con i quali, troppo spesso, sfortunatamente, rimaniamo vicini solo grazie allo schermo di un cellulare. Inizio la mia avventura con il violino nell’inverno 2003 ad appena tre anni. Figlio d’arte, con madre pianista e padre violista oltre che violinista, soffrivo molto l’assenza di papà che trascorreva gran parte del suo tempo lontano da casa complici le tante decine di concerti e tournée che lo portavano a solcare prestigiosi palcoscenici in Europa e America. Nonostante nutrissi (e continuo a farlo) una passione smisurata per il mare e per la nautica che desideravo fortemente potesse tradursi in una carriera professionale, fu, con la musica amore a prima vista. Nel 2006 venni ammesso alla Scuola di Violino del Conservatorio “Carlo Gesualdo da Venosa” di Potenza. Fu un percorso intenso che riuscii a ultimare ad appena 15 anni con la votazione di 10 decimi, Lode e Menzione d’Onore. Contemporaneamente seguivo le masterclasses che il Maestro Vadim Brodski, leggendario violinista ucraino e vincitore dei Concorsi “Paganini”, “Varga” e “Wieniawski”, teneva a Roma e Varsavia e proseguivo i miei studi liceali frequentando brillantemente il liceo linguistico. Fino al 2018, sono stato anche alunno e borsista della celebre Accademia “Lorenzo Perosi” di Biella nella classe di Pavel Berman. Fu nel settembre 2018 che la mia vita prese una svolta del tutto inaspettata: fui ammesso alla Haute École de Musique de Lausanne Valais/Wallis nella classe di Pavel Vernikov; uno dei più grandi pedagoghi su scala mondiale. Anno scolastico impegnativo quello 2018/2019 che si coronò con l’ottenimento del Diploma di Maturità Linguistica con un esaustivo 100/100. Al Master d’Interprétation-Concert completato con il massimo dei voti sotto l’egida del Mº Vernikov tre anni dopo, seguì un Certificato di Studi Avanzati ottenuto brillantemente sotto la guida di Svetlana Makarova, celebre insegnante Russa, presso l’HEMu di Losanna nel Giugno 2022. Conclusosi il mio importante capitolo elvetico, sarà la volta di Vienna: è da Settembre 2022, infatti, che ho l’enorme privilegio di essere studente nella classe condivisa di Pavel Vernikov e Julian Rachlin presso la prestigiosa Musik und Kunst Privatuniversität der Stadt Wien – MUK dove sto ultimando il mio secondo Master».

Se ho ben capito dal Conservatorio di Potenza inizia la sua carriera ma una comprensiva accoglienza non riceve nella scuola pubblica ed è costretto a cambiarla, oggi, comunque, conosce quattro lingue e usa un violino che è un’opera d’arte del XVIII secolo, ci spieghi meglio…

«Esattamente! Abbandono il Liceo Linguistico dell’I.I.S. “L. Da Vinci” di Potenza al termine del secondo anno, costretto e profondamente deluso da una totale mancanza di empatia, sostegno e apprezzamento da parte di molti miei docenti per quelli che già all’epoca fossero grandi sacrifici. Credo sia comprensibile che portare avanti due percorsi di studio sia estremamente impegnativo; ancor di più lo è se si vuole eccellere in entrambi gli ambiti e se si è costretti a viaggiare per migliaia di chilometri in tutta Europa per seguire la propria passione. Alla luce di un percorso così duro reso ancor più faticoso dall’incuria di professionisti disinteressati e in qualità di professore invitato presso importanti università statunitensi, ritengo che simili comportamenti siano ben distanti dai princìpi di scambio culturale e crescita reciproca su cui, secondo il mio parere, l’insegnamento e il rapporto docente-alunno dovrebbero fondarsi. Tuttavia, non dimenticherò mai quegli insegnanti che hanno sempre e da subito creduto in me e nelle mie potenzialità e mai potrò ringraziare abbastanza coloro i quali hanno contribuito a rendermi l’orgoglioso poliglotta quale sono oggi (oltre l’Italiano, difatti, parlo fluentemente Inglese, Francese e Spagnolo e mastico un po’ di Tedesco). Le lingue, tuttavia, non sono le uniche a ispirarmi quotidianamente. Ho l’enorme privilegio di poter suonare un importante violino realizzato a Cremona nel 1780 da Lorenzo Storioni; l’ultimo grande liutaio della liuteria settecentesca cremonese alla quale appartengono gli stessi e forse più conosciuti Amati, Guarneri e Stradivari. Il violino, dal grande valore artistico ed economico, mi è stato concesso in comodato d’uso dall’atelier londinese “Florian Leonhard Fine Violins”».

A Potenza saranno noti i pesanti sacrifici che deve sostenere un giovane ragazzo che vive in città costose come Vienna, i costi della scuola, degli strumenti musicali, immagino che i suoi genitori con soli due stipendi da professori siano aiutati economicamente dalla Regione o dal Comune…è un grande onore per la nostra città avere uno studioso del suo calibro ma, in questi casi, studiare è costosissimo!

«Voglio sinceramente augurarmi che i sacrifici, economici ma non solo, a cui famiglie come la mia devono sottoporsi per sostenere i propri figli o i propri nipoti siano ben noti alle nostre istituzioni. Tuttavia, in ben 21 anni di studio di cui 18 trascorsi tra i corridoi di conservatori, accademie di perfezionamento e università tanto prestigiose quanto dispendiose, non ho potuto fare affidamento se non sul sostegno economico dei miei genitori e dei miei nonni. È triste, molto triste, che la classe politica di una regione che cela così tanti talenti appartenenti agli ambiti culturali, di studio e ricerca oltre che a quelli lavorativi più disparati si tiri indietro nel momento del bisogno, dimenticandosi dell’indescrivibile potenziale che caratterizza in maniera così profonda le genti lucane. Purtroppo, in un’epoca dove ci si fa portavoce dei diritti più diversi, quello allo studio (per il raggiungimento dell’eccellenza) è divenuto una fortuna che spetta a pochi o, più semplicemente, a chi ha, oltre il talento, anche e soprattutto i mezzi economici necessari per affrontare percorsi simili. Tuttavia, la mia speranza non muore mai: definitemi “naïf” ma sono più che sicuro che, prima o poi, quelle poltrone avranno il piacere di accogliere persone dall’animo sensibile, capaci di accompagnare noi giovani verso il nostro tanto agognato futuro»

Lei non è un cervello in fuga perché si sta ancora formando ma è considerato dai grandi musicisti del mondo una promessa per la musica internazionale: continuerà a studiare, diventerà famosissimo, comporrà qualcosa di bellissimo e poi tornerà a Potenza?

«Prima di tutto non posso nascondere che le sono molto grato per lo splendido augurio che mi riserva. In realtà, credo che mai potrò definirmi un “cervello in fuga”; piuttosto un “cervello nomade”. Già agli arbori della mia carriera, infatti, il violino mi ha portato in molte nazioni europee così come negli Emirati Arabi Uniti e negli Stati Uniti d’America dove, tra l’altro, ricopro ruoli di prestigio come Principal Guest Soloist de Las Colinas Symphony Orchestra e Guest Professor dell’Università del Wyoming. Potenza, la Basilicata e l’Italia tutta occupano un posto speciale nel mio cuore e, costantemente, mi impegno a creare e portare progetti musicali, ma non solo, nella mia città che possano diversificare l’offerta culturale del capoluogo lucano. È questo un qualcosa che mai smetterò di fare; ovunque io mi trovi. In merito alla composizione, mi dispiace deluderla ma non è un’arte che mi appartiene: mi limito ad eseguire al meglio le composizioni dei grandi maestri del passato e del presente».

Cosa manca a Potenza perché diventi una città piena di musica come molte altre città italiane anche in considerazione della presenza del raffinatissimo Teatro Storico, unico in Basilicata, titolato al musicista Francesco Stabile?

«Ritengo che Potenza sia una città con grande potenziale e che non abbia assolutamente nulla da invidiare ad altre città italiane che vivono più profondamente le arti e la musica. La presenza del Teatro “Stabile” ne è un esempio tangibile. Sebbene sia un’epoca alquanto complessa per lo sviluppo artistico a livello nazionale, ritengo che il meridione italiano ne soffra particolarmente a causa dell’isolamento geopolitico che interessa le regioni del Sud. Ciò porta ad una conseguente emarginazione a livello sociale che non è favorevole ad un clima di scambio multietnico e multiculturale necessario per lo sviluppo di tali ambiti. Bisognerebbe aprire le nostre porte al resto d’Italia, d’Europa e del mondo per consentire momenti di confronto e crescita ai nostri studenti e musicisti e a coloro i quali avremmo il piacere di accogliere. Ciò consentirebbe anche di creare quella sana competizione a cui, troppo spesso, i giovani lucani non riescono ad accedere. Per diffondere arte, musica e bellezza, vi è la necessità di educare il pubblico: trovo sia irragionevole aspettarsi di riempire sale da concerto, teatri o auditoria senza prima avvicinare la collettività gradualmente e con la dovuta progettazione di eventi ad-hoc. In aggiunta a ciò, è necessaria una programmazione sistematica dei momenti culturali che vengono proposti. Discorso simile è valido per i giovanissimi: attraverso l’ideazione di programmi fatti su misura, i bambini dalla più tenera età dovrebbero essere avvicinati all’arte e alla musica perché, come affermato anche dal grande Riccardo Muti, “la musica non è solo intrattenimento, ma è una necessità dello spirito”. Quale modo migliore, dunque, per educare la società se non attraverso le nuove generazioni? Infine, bisognerebbe sempre e solo investire sui giovani e sul talento: la nostra terra è piena di tanti artisti talentosi che spesso vengono dimenticati e, non potendo accedere alle posizioni lavorative che essi meritano, sentono il bisogno di emigrare affinché possano sentirsi professionalmente gratificati».

Poi un giorno le racconterò la mia grande passione per Giovanni Todisco, famosissimo artista lucano del XVI secolo, che ha dipinto moltissimi strumenti musicali al punto che molti credono che fu anche un grande musicista…

«Non vedo l’ora! La sua sensibilità mi colpisce molto e sarà sicuramente un gran piacere parlare di arte con qualcuno di tale caratura culturale. Inoltre, mi affascina sempre la mescolanza di diverse forme artistiche: da momenti di scambio simili non può che nascere qualcosa di speciale!»

Di Antonella Pellettieri

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