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“RIFORMA TERZO SETTORE : TUTTI NE PARLANO MA IN POCHI L’HANNO CAPITA TOTALMENTE”

Il Terzo settore è l’insieme degli enti privati che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività di interesse generale.
Dalla tutela dell’ambiente all’animazione culturale, dai servizi sanitari all’assistenza a persone con disabilità

È GIUSTO INFORMARE

#perfortunanonmioccupodipolitica ma una cosa è certa adesso è doveroso fare chiarezza sulla QUESTIONE

“RIFORMA TERZO SETTORE : TUTTI NE PARLANO MA IN POCHI L’HANNO CAPITA TOTALMENTE”

✳️ Cos’è il Terzo Settore: definizione, realtà e obiettivi

❇️ Che cos’è il Terzo Settore?

Si tratta di un termine che viene utilizzato quotidianamente, il quale però per molte persone non ha un significato ben chiaro. Si capisce immediatamente che si parla, per l’appunto, di qualcosa di “terzo”, che prevede quindi la presenza di altri due ulteriori “settori”. Per capire cos’è il Terzo Settore è quindi bene ricordare quali sono il Primo e il Secondo.

Con il termine Primo Settore si indica il mondo dello Stato e della Pubblica Amministrazione; con il termine Secondo Settore, invece, si indicano invece tutte le imprese che operano sul mercato con lo scopo di trarre un profitto economico. Ecco, sembrerebbe che non ci sia spazio per null’altro: da una parte il pubblico, dall’altra parte il privato. Invece abbiamo anche il Terzo Settore: vediamo di cosa si tratta nel concreto e in che modo si distingue dagli altri due settori.

❇️ Cos’è il Terzo Settore?

Capire cos’è il Terzo Settore, ora che si sono presentati il Primo e il Secondo, è più semplice. È infatti possibile dire che si tratta di un sistema sociale ed economico che si affianca da una parte al mercato, e quindi alle imprese, e dall’altra al pubblico, e quindi alle istituzioni, interagendo con entrambi e condividendo con ambedue degli elementi cruciali. Così come il mercato, anche il Terzo Settore è composto da enti privati; d’altro canto, così come le istituzioni pubbliche, anche il Terzo Settore svolge delle attività per l’interesse della comunità. È quindi possibile definire il Terzo Settore come l’insieme degli enti privati che sviluppano delle attività di interesse generale senza perseguire un lucro. In questo settore si trovano quindi le più differenti realtà, da quelle che si occupano di servizi sanitari a quelle che puntano su temi culturali, sportivi o ambientali.

❇️ Le definizioni normative del Terzo Settore
Ci sono, va detto, delle chiare definizioni di Terzo Settore anche e soprattutto a livello giuridico. Va infatti ricordato che proprio per via della sempre più grande complessità del mondo degli ETS (Enti del Terzo Settore) si è resa necessaria, a partire dal triennio 2014-2017, la Riforma del Terzo Settore, la quale ha portato tra le altre cose all’adozione di un Codice del Terzo Settore (decreto legislativo 117/2017).

❇️ Nella legge delega 106 del 2016 il Terzo Settore viene definito come “il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi”.

❇️ Nel citato Codice del Terzo Settore si parla invece di “organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, incluse le cooperative sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, le associazioni, riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, o di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi, ed iscritti nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore”

❇️ Perché il Terzo Settore si chiama così?

Risulta quindi chiaro ora perché il Terzo Settore si chiama in questo modo: si tratta per l’appunto di una realtà “altra” e quindi “terza” rispetto ai primi due settori, senza avere a che fare direttamente né con lo Stato né con il business in senso stretto.

❇️ Quali sono gli obiettivi del Terzo Settore?

Come anticipato, gli ETS possono concentrarsi nei più diversi campi, da quello culturale a quello sanitario e assistenziale, e via dicendo.

❇️ Come riassumere, dunque, gli obiettivi del Terzo Settore, senza dove per forza citare uno per uno gli obiettivi specifici dei diversi enti che ne fanno parte?

È possibile parlare in senso generale di tre caratteristiche generali e fondamentali degli ETS.

Non profit: l’obiettivo delle realtà del Terzo Settore non è quello di distribuire gli utili dell’attività. Non si parla quindi di un guadagno, così come avviene invece nelle normali imprese private. Certo, gli ETS raccolgono delle risorse, ma queste non vengono distribuite tra i soci: vengono invece reimmesse nei progetti dell’ente. Come vedremo tra poco, però, enti non profit ed Enti del Terzo Settore non devono essere usati come sinonimi.
Non governative: nessun partito politico può essere inserito nel mondo del Terzo Settore; le realtà che ne fanno parte devono infatti esser completamente e concretamente indipendenti, senza connessioni dirette con le istituzioni o con il governo.
Valori sociali: per definizione, e per quanto riportato nei loro stessi atti fondativi, gli enti che fanno parte del Terzo Settore devono puntare a degli obiettivi orientati dai valori sociali che motivano la loro stessa esistenza.

❇️ Chi rientra nel Terzo Settore? 

Stando all’ultima indagine completa e disponibile di Istat, nel 2020 il settore del non profit in Italia contava oltre 363 mila realtà, e il 72,1% di queste si avvaleva del lavoro di più di 4,6 milioni di volontari. Tra le varie realtà del settore si trovano enti piccoli e grandi, che agiscono a livello locale, nazionale o internazionale, nei campi:

👉🏾della promozione culturale;
👉🏾della promozione sportiva;
👉🏾della promozione artistica;
👉🏾della promozione del lavoro;
👉🏾socioassistenziale;
👉🏾della cooperazione sociale;
👉🏾della cooperazione internazionale.

✳️ La differenza tra Terzo Settore e Non Profit

Nello spiegare cos’è il Terzo Settore è stato citato più volte il fatto che queste realtà non hanno scopo di lucro, e che quindi sono non profit.
Ma attenzione: la sovrapposizione tra non profit e Terzo Settore non è corretta. Sicuramente i tratti comuni sono molti, ma non tali da arrivare a una totale identificazione. Non tutti gli enti non profit possono infatti essere definiti come ETS. Si pensi per esempio ai partiti: si tratta a tutti gli effetti di realtà senza scopo di lucro, che però – come visto sopra – non possono essere fatti rientrare nel Terzo Settore. Discorso simile deve essere fatto per altri enti non profit ma non del Terzo Settore, come sindacati e fondazioni di origine bancaria. Per rientrare effettivamente nel Terzo Settore, infatti, un ente dev’essere iscritto al RUNTS.

❇️ Gestire un ente che opera nel Terzo Settore

Si è quindi capito cos’è il Terzo Settore e cosa sono gli ETS. Vista la natura ibrida di queste realtà, è facile comprendere quanto la gestione di questi enti possa presentare delle sfide a livello di vita associativa, di trasparenza, di fiscalità, di gestione del rapporto con le pubbliche amministrazioni, di amministrazione ordinaria e straordinaria.

Diventa quindi essenziale poter contare su un apposito software per il Terzo Settore come Terzo Settore in Cloud, un gestionale che semplifica e rende intuitiva la gestione di un ETS, e che è utilizzato da migliaia di organizzazioni italiane. Gestire l’organizzazione, i servizi, i soci, gli incassi, le raccolte fondi, i libri sociali, i collaboratori, la fatturazione, i bilanci, le comunicazioni, i corsi e i registri, diventa così più facile e veloce.

🔹terzo settore: tutto quello che c’è da sapere

{Di Valeria Vitali 6 Agosto 2024}
Terzo settore: tutto quello che c’è da sapere

🔹LEGENDA
🔺ETS enti del terzo settore
🔺APS associazioni di promozione sociale
🔺ODV organizzazioni di volontariato
🔺RUNTS registro unico nazionale del terzo settore

❇️ Gli enti del Terzo settore si collocano a metà strada tra la pubblica amministrazione e il mercato.

Collaborano con entrambi i sistemi con l’obiettivo di perseguire e realizzare attività di interesse pubblico e sociale

Il Terzo settore è l’insieme degli enti privati che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività di interesse generale.
Dalla tutela dell’ambiente all’animazione culturale, dai servizi sanitari all’assistenza a persone con disabilità.

Spesso confuso con il non-profit, che ne rappresenta invece solo una componente, vanta una rete particolarmente ricca e vivace in Italia, attiva da decenni, anche se giuridicamente è stato riconosciuto solo in tempi recenti.
Il ruolo che svolge è molto importante, spesso fondamentale per la società.
Di frequente, le amministrazioni pubbliche, centrali e specialmente locali, trovano negli enti del Terzo settore partner dei quali non sarebbe possibile fare a meno per la cura della comunità e la gestione di servizi essenziali ai cittadini.

Vediamo come si articola nel dettaglio questo mondo

Che cosa si intende per Terzo settore?

In base alla Legge delega 106 del 2016, che l’ha riconosciuto per la prima volta giuridicamente,
“Per Terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi”

Da questa definizione, emergono alcuni tratti salienti del Terzo settore. Prima di tutto, è costituito da enti privati, proprio come il libero mercato.

Al pari, però, delle istituzioni pubbliche, promuove e realizza attività di interesse generale.

Ecco perché si chiama così: è un sistema che si aggiunge ai primi due settori – il mercato e gli enti pubblici – collaborando con entrambi.

Il Terzo settore si chiama così perché non è una istituzione pubblica, ma neppure risponde alle leggi del mercato.
Al primo settore appartengono la pubblica amministrazione e lo Stato. Al secondo settore le imprese private.
Rispetto a queste due macro categorie, all’interno delle quali è possibile collocare la maggior parte delle attività, rappresenta dunque una terza via.
Il Terzo settore racchiude in sé alcuni elementi tipici di entrambe le due categorie, perché pur non perseguendo il profitto non è completamente estraneo al mercato, e soprattutto perché come le istituzioni pubbliche persegue scopi volti a generare benessere per una collettività.
Tuttavia, come vedremo meglio nel dettaglio, le sue attività e caratteristiche si configurano in modo diverso.

Chi sono i soggetti del Terzo settore?

Il Terzo settore include una molteplicità di soggetti, tra i quali: associazioni di volontariato, cooperative sociali, organizzazioni non governative, associazioni sportive dilettantistiche, imprese sociali, società di mutuo soccorso, enti religiosi civilmente riconosciuti.

Tra le caratteristiche essenziali che un soggetto deve possedere per rientrare tra gli enti del terzo settore (ETS) ricordiamo:
la natura giuridica privata
(con statuto o atto costitutivo)
l’assenza di scopo di lucro
il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, nonché dell’interesse generale
l’attuazione del principio di sussidiarietà il ricorso a forme di azione volontaria o di produzione e scambio di beni e servizi.
Una precisazione: assenza di scopo di lucro non significa non dover generare profitti.
Vuol dire invece che i profitti generati non possono essere distribuiti tra i membri, ma devono essere reinvestiti per le attività svolte.
Infatti, rientrano nel Terzo settore anche soggetti di natura commerciale, come le cooperative o le imprese sociali.

Che differenza c’è tra ETS e APS?

Le associazioni di promozione sociale (APS) rappresentano una sotto-categoria degli ETS.
Le APS sono associazioni, riconosciute o non riconosciute, che svolgono attività di interesse generale a favore di terzi o anche dei propri associati.
Questo aspetto distingue le APS dalle ODV (organizzazioni di volontariato).
Le APS sono comunque, a tutti gli effetti, enti del Terzo settore.

Che differenza c’è tra Onlus e ETS?

Proprio come le APS, anche le Onlus rappresentano una sotto-categoria degli ETS.

Tuttavia, con la Riforma del Terzo settore, la dicitura “Onlus” è stata abolita, e le organizzazioni che rientravano in questa categoria hanno dovuto scegliere in quale altra forma “trasformarsi”, ad esempio APS o ODV.
Si è trattato di un passaggio più che altro formale, che non ha determinato un cambiamento nelle attività delle Onlus.
Nonostante questo cambiamento oggi capita molto spesso di sentire ancora il termine Onlus.

A cosa serve il codice del Terzo settore?

Il Terzo settore è regolamentato da un Codice (decreto legislativo 117/2017), introdotto dalla Riforma del Terzo settore.
La quale detta le linee guida, specificando inoltre responsabilità e obblighi di trasparenza, a fronte di vantaggi e benefici fiscali, e non solo, per gli enti che rientrano in questa categoria.

Il Codice del Terzo settore definisce precisamente quali enti possono farne parte:
“Sono enti del Terzo settore le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, incluse le cooperative sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, le associazioni, riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, o di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi, ed iscritti nel registro unico nazionale del Terzo settore”

Come si entra nel Terzo settore?

Possono accedere solo gli enti privati, con o senza personalità giuridica, iscritti nel registro unico nazionale del Terzo settore (Runts)

Come vedremo, questa modalità di accesso, insieme all’istituzione del Runts, rappresenta una delle principali novità introdotte dalla Riforma del Terzo Settore, volta a riordinare un ambito finora confuso nella definizione e nelle modalità di accesso.

Quante sono le aziende del Terzo settore?

A dicembre 2023, gli enti iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore erano 120mila, con 2 milioni e mezzo di volontari coinvolti.

Dati che risultano in costante crescita, come emerge dal grafico tratto dal Rapporto 2024 sul Registro Unico Nazionale del Terzo Settore a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Unioncamere, dal quale emerge inoltre che ormai il passaggio delle molteplici realtà del mondo non profit al Terzo settore si è concluso.

Si nota una netta prevalenza delle APS (oltre 52mila, pari al 43,7%), seguite dalle ODV (37mila, pari al 30,7%), e dalle imprese sociali (24 mila, pari al 19,9%).
Nel complesso, queste tre categorie di ETS rappresentano il 94,3% dell’insieme degli enti registrati.

Quali lavori fanno parte del Terzo settore?

Il Rapporto 2024 sul RUNTS evidenzia anche le principali attività svolte dagli ETS.
Al primo posto vediamo le attività ricreative e di socializzazione (26,5%), seguite da assistenza sociale e protezione civile (23,2%), attività culturali e artistiche (19,8%) e sanità (13,1%).

Già all’interno di queste categorie rientrano numerose attività professionali: assistenza sociale, sanitaria, educativa, gestione di centri culturali, attività ricreative, sportive e di formazione, gestione di centri diurni, inserimento lavorativo di persone con disabilità, gestione di progetti di sviluppo, soccorso umanitario, advocacy, professioni sanitarie e altro ancora.

Per il 58,5% degli ETS risultano fondamentali competenze in progettazione, relative soprattutto a gestione dei bandi pubblici e fundraising. Il 37,9% sottolinea l’importanza delle competenze nell’ambito della comunicazione e dei social media, il 32,4% delle competenze tecnico-operative.

Quanto vale il Terzo settore?

Anche dal punto di vista economico, il Terzo settore è tutt’altro che marginale.
Infatti, rappresenta la quarta economia nel sistema italiano, ha un valore economico pari a 80 miliardi di euro e contribuisce al 5% del PIL nazionale.
Inoltre, gli ETS lavorano per soddisfare le necessità di più di 1/3 della popolazione italiana (dati: ricerca realizzata da Srm di Intesa San Paolo).
Infatti, il Terzo settore produce e fornisce beni e servizi per la collettività che spesso non sarebbero disponibili per tutti, agendo su molteplici dimensioni della vita sociale.
I settori di attività prevalenti sono:
cultura, sport e ricreazione (64%)
assistenza sociale e protezione civile (9%), relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (6%)
religione (5%),
istruzione e ricerca (4%).

Chi finanzia le organizzazioni del Terzo settore?

Gli Enti del Terzo settore ricevono finanziamenti da fonti pubbliche, private o miste:
fondi europei, contributi e sovvenzioni statali, finanziamenti regionali e locali;
donazioni di privati e da parte di aziende, finanziamenti da fondazioni bancarie o filantropiche;
raccolta fondi e crowdfunding;
5 per mille;
quote associative;
attività commerciali o produttive.

Chi non fa parte del Terzo settore?

Non ne fanno parte tutti i soggetti che non possiedono i requisiti sopra indicati. In linea di principio, non possono essere considerati ETS i soggetti che non perseguono l’interesse generale.

Esistono poi alcuni enti che perseguono effettivamente questo obiettivo ma che non possono, per legge, rientrare nel Terzo settore: partiti, sindacati, fondazioni bancarie.

Questi soggetti sono enti non profit, ma non ne fanno parte.
Bisogna infatti fare attenzione a non sovrapporre i due concetti:
è vero, spesso gli enti non profit operano negli stessi contesti e svolgono attività molto simili.

Tuttavia, come abbiamo appena visto, non tutti gli enti non profit possono rientrare, essendo quest’ultimo precisamente regolamentato.

Terzo settore Riforma

La complessità e l’eterogeneità che da sempre caratterizza il mondo del non profit ha reso necessaria l’introduzione di una riforma che lo regolamentasse rendendolo omogeneo dal punto di vista normativo, pur mantenendo le specificità delle sue diverse componenti.

In che cosa consiste la riforma del Terzo settore?

La Riforma del Terzo settore indica un complesso di norme che disciplina il no profit e l’impresa sociale, tutt’oggi ancora in fase di completamento.

Pubblicata in Gazzetta Ufficiale nell’agosto del 2017, è stata introdotta in modo graduale.

Un passaggio importante è iniziato il 23 novembre 2021 con la trasmigrazione delle organizzazioni di volontariato (Odv) e associazioni di promozione sociale (Aps) iscritte nei registri attuali.
Saranno necessari ancora diversi mesi, almeno, per terminare il processo.

Chi ha fatto la riforma del Terzo settore?

La riforma del Terzo settore ha preso avvio nel triennio 2014-2017, nel corso della legislatura presieduta da Matteo Renzi.

Tra il 2014 e il 2016, Camera e Senato hanno esaminato le proposte delle Commissioni parlamentari, sulla base di un primo testo predisposto dal Governo, e il 25 maggio 2016 la Camera ha approvato il testo di legge.

Il Forum

Il Forum Nazionale del Terzo Settore è il principale organismo di rappresentanza del Terzo settore italiano.

Nato nel 1997, è esso stesso un ente non profit, attualmente riconosciuto dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Il Forum rappresenta 94 organizzazioni nazionali di secondo e terzo livello (per un totale di 158mila sedi territoriali) attive nel mondo della solidarietà internazionale, del volontariato, dell’associazionismo, della cooperazione sociale, della finanza etica, del commercio equo e solidale.

Il Forum svolge un ruolo di coordinamento tra le realtà associate, di comunicazione verso i cittadini e di relazione con le istituzioni nazionali e locali.
A quest’ultimo scopo, sono stati creati 20 Forum regionali.
All’interno del Forum, infine, esistono anche consulte e gruppi di lavoro tematici.

Che cosa è il RUNTS

Il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS Registro Terzo Settore) è il registro telematico istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per assicurare la piena trasparenza degli enti del Terzo settore (ETS).

Rappresenta una delle novità più importanti introdotte dalla riforma in quanto ha permesso di superare un sistema di registrazione degli enti frammentario.

L’iscrizione al RUNTS consente di ottenere la qualifica di Ente del Terzo Settore.
O, a seconda dei casi, quelle specifiche di Organizzazione di Volontariato (ODV), Associazione di Promozione sociale (APS), Ente Filantropico, Rete Associativa.
Inoltre, permette di beneficiare di agevolazioni, anche di natura fiscale, di accedere al 5 per mille e in alcuni casi a contributi pubblici.

Chi controlla il Terzo settore?

In base alla Riforma, il Consiglio nazionale del Terzo settore – istituito presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali –
“ha funzioni di vigilanza, monitoraggio e controllo”

I controlli riguardano la presenza dei requisiti di iscrizione al RUNTS e l’adempimento di tutti gli obblighi ad esso collegati, così come il giusto impiego delle risorse utilizzate.

{Valeria Vitali
A proposito di Valeria Vitali
Dopo una laurea in Scienze Politiche presso Università degli studi di Pavia e un Master in Cooperazione e Sviluppo a Barcellona, ha iniziato il suo percorso professionale in Italia, occupandosi di comunicazione, per poi allargare i suoi orizzonti all’estero. È proprio qui che nasce l’idea di Rete del Dono, l’idea di diffondere in Italia una rivoluzione culturale che avvicini le persone al dono, inteso come gesto di impegno civile. L’innovazione digitale ha fatto la sua parte, facilitando e dando maggior concretezza a questo progetto costruito insieme ad Anna Siccardi.}

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