AttualitàBasilicataBlog

ROSSELLA GRENCI UNA VITA DEDICATA AL BENESSERE DEI BAMBINI

L’intervista alla logopedista che racconta l’amore per la scrittura e per il suo lavoro. È autrice di libri sulla dislessia che ancora oggi fanno scuola tra genitori e professionisti del settore

Alla base vi è un sentimento non usuale e cioè aiutare gli altri, offrire il proprio sapere o i propri saperi per il benestare e il benessere dei propri simili. Essere una logopedista che si occupa di dislessia significa conoscere molte storie e molte “guarigioni”. Significa osservare per comprendere la “cura” migliore e Rossella Grenci è dal 1986 a disposizione della comunità potentina e lucana.

Mi piacerebbe conoscere i suoi esordi e perché ha studiato queste materie e perché, da allora, ha dedicato tutta la sua esistenza a chi ha un Disturbo Specifico di Apprendimento.

«Grazie per questa domanda che mi fa tornare agli anni della giovinezza. La mia predisposizione verso tutto ciò che è nuovo e che ha a che fare con la cura, intesa a 360 gradi, ha fatto sì che mi avvicinassi alla mia professione. In regione mancava del tutto questa figura e questo mi ha incoraggiato a intraprendere il mio percorso. La svolta però, è avvenuta sicuramente con la nascita dei miei figli: ho deciso di dedicarmi in modo esclusivo all’età evolutiva e, in seguito, ai Disturbi Specifici di Apprendimento. Un ulteriore motivo di questa scelta la posso ravvisare nel fatto che mia mamma, Anna Maria De Rosa, è stata un’insegnante di Scuola Primaria, amava molto il suo mestiere e ritengo che sia stata una visionaria perché ha svolto il suo lavoro con passione e sguardo al futuro»

Anche io ho avuto la fortuna di avere una mamma maestra delle elementari che amava molto il suo mestiere e mi ha insegnato ad amare i più deboli. Siamo fortunate…Navigando sul suo interessantissimo blog si viene subito rapiti dall’elenco dei dislessici famosi da Napoleone a Tom Cruise, è un interessante elenco! Ci racconta del suo libro famosissimo sull’argomento?

«Il mio libro “Le aquile sono nate per volare. Il genio creativo nei bambini dislessici”, quest’anno ha compiuto il suo ventesimo compleanno ed è ancora un testo di riferimento per genitori, dislessici e professionisti del settore. L’esperienza diretta mi diceva che non c’era solo quello il “deficit” di lettura, scrittura o calcolo, ma c’era altro, un lato nascosto, l’altra parte della medaglia. La letteratura anglosassone sull’argomento mi ha aperto un mondo ancora sconosciuto in Italia. Da lì è partita la mia ricerca che, negli anni, non si è mai fermata. Infatti, in seguito ho pubblicato anche un libro per bambini e ragazzi: Storie di Straordinaria Dislessia. 15 dislessici famosi raccontati ai ragazzi. Questo libro è un modo per incoraggiare i giovani dislessici a non demordere, a non farsi fermare dalle difficoltà, perché in fondo ognuno può rispecchiarsi nell’infanzia di questi personaggi che a scuola erano un disastro e hanno dovuto faticare non poco ma che, quando hanno capito qual era la loro strada, l’hanno percorsa con convinzione, anche se intorno a loro tutto sembrava scoraggiarli»

La scrittura ha catturato la sua vita quanto la sua professione e, infatti, ha scritto molti libri, può raccontarci di alcuni di essi? Se mai specificando i titoli che sono molto particolari…Cosa si potrebbe fare a Potenza per aiutare i dislessici sia bambini sia adulti?

«Altri due miei libri più recenti sulla dislessia sono un saggio dal titolo “La dislessia. Dalla scuola al lavoro nel terzo millennio” e un manuale per i genitori dal titolo “Il mio bambino è dislessico”. È vero, la scrittura mi ha sempre accompagnato. Amo leggere da quando ero piccolissima e scrivere ha sempre avuto per me un alone di divino, entrare in contatto con un’entità superiore. Quando scrivo, infatti, dimentico tutto ciò che mi sta intorno e mi immergo totalmente nello studio, se devo scrivere un saggio scientifico, o nella storia che voglio raccontare, se sto scrivendo un romanzo o un libro per bambini. A Potenza, negli anni, insieme all’Associazione Italiana Dislessia e all’Associazione Insieme della compianta amica Antonella Amodio, è stata fatta sensibilizzazione e formazione, ma le cose cambiano velocemente e c’è sempre tanto da fare, anche perché adesso si può avere una diagnosi anche in età adulta e nuove leggi tutelano l’ingresso nel mondo del lavoro di queste persone. Purtroppo, non esiste ancora un centro di riferimento per la diagnosi negli adulti, nonostante le proposte fatte agli enti preposti, e la stessa diagnosi nei bambini ha tempi estremamente lunghi, per mancanza di personale e di percorsi mirati. Inoltre, i centri di riabilitazione non riescono a prendere in carico i bambini in tempi utili a causa degli insufficienti stanziamenti regionali dedicati»

Quando ho scoperto la sua preparazione e passione sui Tuareg ho pensato a Emilio Salgari che descriveva, nei suoi famosissimi libri, luoghi mai visitati e, inoltre, che avevamo anche un’altra cosa in comune oltre il mestiere delle nostre mamme… Mi è capitato di studiare i Berberi che si stanziarono nell’Europa meridionale dopo l’egira di Maometto e arrivarono anche in molte comunità lucane ma questa è un’altra storia… La sua è una mente che necessita di viaggiare e ampliare i propri orizzonti, perché scrive libri sui bellissimi uomini blu? Ha visitato quelle regioni desertiche e ha percorso qualche itinerario di questo popolo nomade? Può raccontarci la storia della regina di questo popolo profondamente matriarcale e con una visione religiosa diversa dell’Islam più conosciuto?

«Anche io, come Salgari, ho viaggiato con la fantasia. Non ho mai visitato quei luoghi, ma ho avuto modo di conoscere alcuni uomini Tuareg in questi ultimi anni. La loro storia è estremamente affascinante: sono un popolo di origini matrilineari (e berbere) che mal si è adattato all’Islam. Uno dei dieci popoli che l’ONU ha di- chiarato in via di estinzione, a loro carico si sta consumando una forma di genocidio di cui nessuno parla perché sono una minoranza etnica, diffusa in alcuni Paesi del Nord Africa. Il mio romanzo, Stirpe di madre, racconta del periodo storico dei primi del Novecento, legato alla colonizzazione francese. Seguendo le vicende di una donna, Fatou, si conoscono le usanze di questo popolo, gli antichi riti matrilocali e la loro vita nomade, ma anche il loro declino, legato alla civilizzazione, alla creazione degli Stati e ai cambiamenti climatici. Una cultura tribale ma che ha ancora tanto da insegnarci».

È vero che sta pubblicando un altro libro? Può darci qualche anteprima…

«Il mio prossimo libro nasce dalla necessità di parlare alla scuola in modo più diretto e aperto. La scuola italiana è come una nave che va alla deriva e, nonostante si parli da decenni di rinnovarla, non c’è stato un reale passo in avanti, ora ormai indispensabile. Parto dal fatto che quelle che vengono definite neurodivergenze, la dislessia ad esempio, ha fatto in modo di far comprendere che si stanno modificando i processi di apprendimento della società digitale. Il tempo è scaduto, bisogna dare un timone a questa nave e per farlo bisognerà allargare la visuale e tenere conto degli studi di neuroscienze. I proventi di questo libro, che ho deciso di pubblicare in autonomia, saranno devoluti ad un’organizzazione umanitaria non governativa, Still I Rise, del giovane Nicolò Govoni, che è stato capace, ad oggi, di creare scuole di alta qualità in realtà di disagio, povertà ed emarginazione, sparse per il mondo. Il libro uscirà a giorni su Amazon e vi invito a seguirmi per conoscerne il titolo». Rossella Grenci ha il cuore segnato dal desiderio di aiutare il proprio prossimo ed è un’anima di profonda qualità ma la città di Potenza ha poche strutture adatte a prendere in carico i bambini dislessici anche per mancanza di personale e non esiste un centro di raccolta di diagnosi per gli adulti. Gli stanziamenti regionali sono insufficienti. Vorrei porre una domanda al Sindaco di Potenza e al Presidente della Regione Basilicata: a cosa serve avere delle eccellenze in regione e nella città di Potenza se poi date deleghe a persone senza alcuna qualità? I migliori cittadini potrebbero aiutarvi a governare meglio e a fare bella figura. Quando smetterete di giocare a fare i politici e comincerete a prendervi le vostre responsabilità? Perché la regione non mette a disposizione finanziamenti per il grande problema della dislessia e non bandisce concorsi per il personale? Perché i politici servono proprio a questo: a spendere bene i fondi pubblici… scrivo con molta calma per farmi ben capire…a volta ci potrebbe essere un problema di Disturbo Specifico di Apprendimento an- che fra i politici!!!

Di Antonella Pellettieri

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti