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L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA NON SPACCA IL PAESE

Ha ragione Bardi quando difende la Legge Calderoni e non si accoda alle paure del centrosinistra. I LEP e l’accentramento del PNRR indicano il principio di sussidiarietà seguito dal centrodestra

La discussione sull’autonomia differenziata in Basilicata e nel Mezzogiorno si sta velocemente trasformando in uno scontro politico tra destra e sinistra. Il centrosinistra e i Cinque Stelle, infatti, provano a capitalizzare qualche forma di consenso dalle paure irrazionali che i meridionali hanno ogni volta che si sente parlare di maggiore autonomia per i territori e, quindi, una maggiore sfida per le capacità delle classi dirigenti. Ovviamente, questo tentativo di sollevare le ancestrali ed irrazionali paure sull’autonomia differenziata, si scontra con la realtà e rivela tutta la sua strumentalità quando si pensa che i primi passaggi in tal senso sono stati dai governi di centrosinistra e che Bonaccini, quando era solo il Presi- dente della Regione Emila Romagna e non un quasi segretario nazionale del PD, era uno dei grandi fautori del principio di trattenimento delle risorse sui territori che le producono. Proprio la metamorfosi di Bonaccini che il 10 Luglio ha portato la sua Regione ad essere una di quelle che ha chiesto il referendum contro la Legge Calderoli dicendo che «non mette un euro sui Livelli essenziali delle prestazioni, nessuna garanzia di equità territoriale e rischia di spaccare il Paese su pilastri come sanità e istruzione, per questo va cancellata» soltanto due anni fa e precisamente ad Aprile del 2022 dichiarava che «L’autonomia differenziata è una opportunità prevista dalla nostra Costituzione che noi vogliamo cogliere». Cambiare idea è sempre lecito e possibile ma quando lo si fa a secondo del promotore della proposta politica e a seconda della propria collocazione, si fa presto a dire che la posizione è strumentale.

UNA CAMPAGNA DA OPPOSIZIONE

Nel 2022 la Vice Presidente di Bonaccini era Elly Schlein che da segretaria regionale del PD sta conducendo una campagna contro la Legge Calderoli soprattutto al Sud ma che quando era al Governo della sua Regione con Bonaccini nulla aveva da dire sulle dichiarazioni del suo Governato- re. Attualmente è facile, fin troppo facile per la sinistra e per i Cinque Stelle parlare nel mezzogiorno contro l’autonomia differenziata, la stessa determinazione non c’era due anni fa quando il PD aveva l’esigenza di cercare di intercettare il malessere del Nord.

LA POSIZIONE DI BARDI

Il Generale Bardi ad oggi è l’unico governatore del Mezzogiorno che non si è piegato ad inseguire gli umori altalenanti delle paure dei cittadini. Con grande serenità a La7 ha spiegato che l’esigenza dell’autonomia differenziata nasce proprio dal fallimento dello Stato centralista e che, comunque, il funzionamento reale della Legge Calderoli è subordinata all’approvazione e al finanziamento del LEP, ovvero i livelli di prestazioni che dovranno essere garantiti in ogni parte d’Italia a prescindere dalla capacità di trattenimento del prelievo fiscale.

IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÁ

Bardi ha perfettamente ragione nella sua coraggiosa posizione. Le posizioni assunte dalla maggioranza parlamentare, infatti, vanno viste nel loro insieme e non è possibile prendere singoli pezzi dell’azione politica senza un quadro complessivo. Giorgia Meloni e la sua maggioranza Parlamentare, infatti, puntano sostanzialmente su un principio antico quanto il mondo e che da sempre ha consentito di garantire le migliori prestazioni per i cittadini e il miglior funzionamento della macchina amministrativa e politica. Se noi mettiamo insieme la decisione di accentrare sul Governo Nazionale la gestione del PNRR su cui le Regioni molto spesso hanno fallito, l’autonomia differenziata e la sua operatività successiva all’approvazione del LEP possiamo vedere tranquillamente che il centrodestra di Governo sta cercando di applicare il principio di sussidarietà verticale, principio tanto caro alla Dottrina Sociale della Chiesa e alla base di tutti i meccanismi di decentramento funzionante. Come spiega la Treccani, infatti, «la sussidiarietà verticale si esplica nell’ambito di distribuzione di competenze amministrative tra diversi livelli di governo territoriali ed esprime la modalità d’intervento – sussidiario – degli enti territoriali superiori rispetto a quelli minori, ossia gli organismi superiori intervengono solo se l’esercizio delle funzioni da parte del- l’organismo inferiore sia inadeguato per il raggiungimento degli obiettivi». Chi dice che l’autonomia differenziata spacca la Nazione, dunque, ha palesemente torto e sta cercando soltanto di raccontare una cosa non vera. I LEP, infatti, consentono allo Stato Centrale di dire che le prestazioni essenziali devono essere garantite su tutto il territorio nazionale e che le somme necessarie per garantirle devono essere assicurate dal prelievo fiscale in tutta Italia. In pratica per garantire le prestazioni essenziali nel territorio più povero d’Italia non potrà sottrarsi si utilizzeranno anche i prelievi fiscali delle zone più ricche d’Italia, tutto ciò che non servirà a questo potrà essere utilizzato sul territorio. Con questo schema nessuno resterà indietro e nessuno perderà servizi, chi avrà più capacità di investimento e di gestione ne avrà di più.

LO STATO E LA NAZIONE

La sinistra, formatasi su principi internazionalisti e con l’idea che i confini siano carta straccia, oggi è costretta ad utilizzare il concetto di Nazione da difendere per cercare di fare un po’ di legna elettorale. Ovviamente, come tutti coloro i quali si imbattono per la prima volta in un tema di cui ignorano il significato, confondono Stato e Nazione o, meglio ancora, centralismo statalista e identità nazionale. Quello che si smantella con l’autonomia differenziata è il centralismo statalista non di certo l’unità nazionale. Non credo, infatti, che qualcuno possa credere che gli Stati Uniti d’America abbiano una minore coesione nazionale dell’Italia malgrado un forte federalismo. Confondere il centralismo statalista con l’unità nazionale è sempre molto pericoloso e in alcuni casi procura effetti ridicoli, quando sentiamo il PD e il M5S parlare di frattura all’unità nazionale per criticare la Legge Calderoli ci sembra di sentire un «tutto nello Stato, niente fuori dallo Stato, niente contro lo Stato», anche queste parole si trovavano sulla Treccani era la formula con la quale Giovanni Gentile in un lemma firmato da Mussolini definiva l’identità del fascismo. Non vorremmo mai immaginare un ulteriore cambio di posizione di Bonaccini che da fautore antifascista dell’autonomia differenziata si trasformi in nostalgico del tempo in cui tutto era deciso e governato dallo Stato. In realtà l’autonomia differenziata è una grande sfida per le classi dirigenti meridionali e, per capire come siano fallaci le paure del PD e dei M5S, basti pensare alla differenza che esiste tra Nord e Sud con il centralismo imperante dal Risorgimento. Qualcuno davvero creda che non sia il caso di cambiare pagina verso una maggiore sussidarietà ed autonomia?

Di Massimo Dellapenna

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