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«VALORIZZIAMO LE TIPICITÀ ALIMENTARI DEL PARCO»

Il prosciutto di Marsicovetere è il primo presidio slow food del Pnal, soddisfatto il commissario Tisci

Morbido ma profumatissimo, viene di norma insaporito con un composto fatto di pepe e peperone dolce macinato: è il prosciutto di Marsicovetere che dura tra i dodici e i ventiquattro mesi e viene prodotto seguendo una ricetta tradizionale che prevede la salatura a secco e un periodo di riposo di circa un mese, al termine del quale si procede con la pressatura. È grazie alla sua altissima qualità se è di- ventato il primo presidio slow food del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano. Ieri si è tenuta la presentazione a Marsico Nuovo nella sede dell’Ente Parco di questo «primo riconoscimento della qualità agroalimentare del territorio del Parco» così come ha affermato il Commissario straordinario Antonio Tisci che ci ha tenuto a precisare che «Il Parco oggi inizia a rilanciare alcune delle sue tipicità alimentari. La convinzione è che un territorio viene rappresentato dall’ecosistema, dal lavoro che ci viene realizzato, in particolare dal lavoro agricolo che sul territorio viene sviluppato insieme al lavoro artigianale. La mia intenzione è quella di mettere a sistema queste ricchezze per poter far conoscere e veicolare il territorio e insieme al territorio anche chi ci vive e ciò che su questo territorio viene prodotto». Si va oggi verso una concezione dei parchi come realtà vive dove insistono delle attività: « L’ente Parco serve a valorizzare il panorama, il paesaggio, e le attività che qui si possono svolgere. La stagionatura del prosciutto di Marsico deve tutto alla qualità del- l’aria, dell’ambiente della Val d’Agri. I pro- duttori dicono fa tutto la Valle, fa tutto l’aria della Valle, quindi è evidente che questo ecosistema produce dei capolavori, produce dei prodotti e noi pensiamo che si possa anche combattere lo spopolamento delle aree interne investendo sulle produzioni che su quel territorio insistono». Soddisfatto per l’importante riconoscimento il sindaco di Marsico Nuovo Massimo Macchia che ai microfoni di Cronache, ha affermato: «Marsico Nuovo è la porta del Parco, il primo paese di questo meraviglioso conte- nitore che finalmente inizia a riempirsi di contenuti. E lavorare su questi prodotti che ci caratterizzano e che sono identitari è sicuramente un buon viatico per tutto quello che ci sarà da fare nei prossimi mesi e nei prossimi anni». A moderare gli interventi la giornali- sta Lucia Serino. Presente all’importante iniziativa il senatore di Fratelli d’Italia Gian- ni Rosa: «Siamo in un territorio dove il Parco esiste da anni, dove una serie di norme sono applicate per salvaguardare la biodiversità, la bellezza del nostro territorio che deve diventare fonte di sviluppo. Non solo turismo, ma anche dei prodotti della trasformazione. Bisogna investire in questo comparto. Poi la Basilicata è la terra dei 5 parchi e dei 2 mari, non dobbiamo dimenticarlo. Dobbiamo conservare al meglio le nostre risorse e dobbiamo provare a dare ricchezza ai nostri cittadini proprio utilizzando queste risorse». Anche gli esponenti del Governo nazionale hanno partecipato all’evento che ha eleborato il prosciutto di Marsicovetere. Ettore De Conciliis , capo della segreteria del senatore Barbaro ha affermato: «Secondo noi le aree protette debbano essere intese come elementi compartecipi della costruzione di una identità nazionale che è fatta anche di attività umane, che sia un’attività di carattere tradizionale, culturale e anche produttivo, ovviamente con tutte le cautele e i vincoli del caso. Dobbiamo tramandare il nostro patrimonio naturalistico alle generazioni che verranno. Si ipotizza che entro il 2050 la maggior parte della popolazione mondiale sarà concentrata nelle grandi megalopoli. L’Italia potrebbe essere un’eccezione, l’Italia è il paese dei campanili, il paese della provincia, è il paese dei tessuti territoriali che hanno costruito un’identità anche attraverso la conservazione e la custodia dei patrimoni locali e fra questi chiaramente è importante che chi organizza e gestisce un’area protetta, un ente parco sappia valorizzarli tutti». In particolare l’onorevole Marco Cerreto ha ricordato come il Governo abbia «dovuto redigere una legge che andava a disciplinare e a riaffermare il ruolo dell’agricoltore custode del territorio. Lo abbiamo fatto perché avevamo capito che a livello europeo, soprattutto in virtù della nuova riforma della politica agricola comune, vi fosse un rischio concreto, quello appunto di creare un estremismo ambientalista che voleva arrivare a declinare il fatto che l’agricoltore, in quanto uomo, ma in quanto agricoltore, fosse il principale nemico dell’ambiente. Ecco, tutto questo chiaramente non alberga nella nostra visione del mondo, noi riteniamo che l’agricoltore sia il primo alleato dell’ambiente, sia il primo alleato del paesaggio rurale, lo ha di fatto plasmato in tutti questi anni e se il nostro è il Paese più bello del mondo forse, anzi sicuramente, lo si deve a tante migliaia di agricoltori che con il loro lavoro lo hanno salvaguardato, ma lo hanno reso anche bellissimo. Ecco perché è impossibile che questi due concetti diventino antitetici. Tra l’altro noi abbiamo una nazione il cui 67% della superficie è un paesaggio rurale. Siamo il paesaggio rurale forse più vasto di tutta Europa. Il connubio, l’alleanza, la sinergia, l’armonizzazione tra le produzioni tipiche di qualità dei territori centenari e preesistenti ai parchi e i parchi stessi non possono che essere volano di una ricchezza non solo economica ma anche di una ricchezza spirituale e armonica».

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