I BOMBARDAMENTI DEL 1943: UN DRAMMATICO CAPITOLO DI POTENZA CHE È GIUSTO RICORDARE
Il consigliere regionale Michele Napoli rievoca i tragici fatti dell’8 e 9 settembre accaduti nel capoluogo
La città Capoluogo, l’8 ed il 9 settembre 1943, fu teatro di uno dei tanti tragici episodi che segnarono il passaggio della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Fu duramente colpita dai bombardamenti aerei delle forze alleate, in particolare statunitensi, nell’ambito dell’avanzata verso la liberazione dell’Italia dalle forze dell’Asse. Questi eventi, che segnarono profondamente la città e i suoi abitanti, vanno inquadrati in un contesto storico e strategico complesso, dominato dalle fasi finali dell’occupazione tedesca e dall’inizio della campagna di liberazione alleata. Dopo gli sbarchi degli Alleati in Sicilia a seguito dell’Operazione Husky, la Penisola era diventata il nuovo teatro delle operazioni militari per le forze alleate anglo-americane con l’Italia in una posizione di stallo politico e militare: il governo italiano negoziava segretamente con gli Alleati per una resa mentre l’esercito tedesco continuava a rafforzare la sua presenza nel Paese temendo un imminente tradimento italiano. L’8 settembre 1943 fu un giorno cruciale. Il generale Eisenhower, comandante delle forze alleate nel Mediterraneo, annunciò l’armistizio di Cassibile, firmato segretamente il 3 settembre tra il governo Badoglio e gli Alleati. Questo annuncio colse di sorpresa i civili italiani e molte delle forze armate, che si trovarono sprovviste di direttive chiare e in una condizione di caos. Le forze tedesche, ben organizzate e pronte all’eventualità di una defezione italiana, reagirono immediatamente occupando rapidamente molti territori italiani, nel mentre gli Alleati cercavano di accelerare la loro avanzata attraverso il sud della Penisola. In questo contesto, Potenza assumeva una posizione di notevole importanza strategica. Situata lungo le principali vie di comunicazione tra il sud e il centro Italia, la città rappresentava un nodo cruciale per le operazioni militari. La sua vicinanza alla costa tirrenica e al fronte meridionale, dove gli Alleati stavano proseguendo l’avanzata dopo lo sbarco a Salerno, la rendeva un obiettivo militare di primaria importanza. Le forze tedesche avevano stabilito postazioni nella zona per rallentare l’avanzata alleata con la città diventata un punto logistico fondamentale per i rifornimenti e le comunicazioni dell’esercito tedesco. La popolazione civile, già provata da anni di guerra e di privazioni, si trovava dunque in una situazione di estremo pericolo. Nonostante la consapevolezza della vicinanza del conflitto, molti cittadini di Potenza non erano preparati alla devastazione che avrebbe colpito la città. Gli attacchi aerei sul Capoluogo furono condotti dalle forze aeree statunitensi. Furono bombardamenti strategici, con l’obiettivo di distruggere le infrastrutture cruciali per le comuni- cazioni e la logistica tedesca. Tra i principali bersagli la stazione ferroviaria di Potenza, i ponti e le strade che collegavano la città alle altre località circostanti. Aree residenziali, ma anche negozi e edifici pubblici. rimasero colpiti ed elevato fu il numero di vittime civili. Il primo bombardamento si registrò l’8 settembre 1943 e fu di particolare intensità. Molti dei civili furono colti di sorpresa, nonostante le sirene d’allarme che avevano suonato poco prima dell’attacco. Il caos e la distruzione che seguirono l’attacco furono spaventosi: diverse centinaia furono le vittime tra i civili. Il bombardamento dell’8 settembre può essere visto come una diretta conseguenza dell’armistizio reso pubblico proprio in quelle ore. Le forze alleate erano consapevoli della necessità di accelerare la pressione sui tedeschi e di mettere fuori uso le infrastrutture che questi ultimi stavano utilizzando per il loro ritirarsi verso il nord. Al contrario, la popolazione di Potenza si trovò in una situazione di estremo pericolo proprio mentre la resa dell’Italia doveva rappresentare un passo verso la fine della guerra. Il 9 settembre, il Capoluogo fu colpito nuovamente. Le forze alleate intensificarono gli attacchi, mirando ancora alle infrastrutture ferroviarie e alle strade che collegavano la città con il resto del paese. Anche in questo caso le bombe non risparmiarono edifici civili, scuole e chiese mentre il bilancio delle vittime si aggravò ulteriormente. Molti dei sopravvissuti al bombardamento del giorno precedente si erano rifugiati nei pochi luoghi che ritenevano sicuri, come i sotterranei delle case o le campagne circostanti. Uno degli edifici più colpiti fu l’antico convento di San Francesco. Subì gravissimi danni, insieme a numerose altre strutture di rilevanza storica. Alla distruzione materiale si accompagnò il dramma umano: intere famiglie furono spazzate via e i superstiti si trovarono ad affrontare un panorama di devastazione e lutto. I bombardamenti lasciarono una cicatrice indelebile nella storia di Potenza. La distruzione della città rese necessaria una lunga e difficile opera di ricostruzione nel dopoguerra. Dal punto di vista militare, i bombardamenti su Potenza contribuirono ad accelerare la ritirata delle forze tedesche verso nord, ma ebbero un prezzo altissimo in termini di vite umane e di sofferenza per la popolazione civile. Come in molte altre località italiane, anche a Potenza il passaggio del fronte lasciò dietro di sé morte, distruzione e miseria. I bombardamenti americani su Potenza dell’8 e 9 settembre 1943 rappresentano un tragico capitolo della Seconda Guerra Mondiale. Come molte altre città italiane, il Capoluogo pagò un prezzo altissimo in termini di vite umane e di distruzione, un prezzo che rimane impresso nella memoria storica della comunità locale che pare giusto ricordare.
Di Michele Napoli