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LA CROCE D’ELISA TRA VERITÀ E PERDONO

TACCO&SPILLO

Non vorremmo fare le pulci teologiche a monsignor Carbonaro, Arcivescovo di Potenza per salvifica decisione di Papa Francesco e che con nostra grande gioia e soprattutto a dispetto del suo incendiario predecessore ha finalmente riabbracciato il martirio della povera Elisa con i modi d’umiltà cristiana e di comprensione sofferta della sua Croce e di quella della famiglia Claps, ma il suo gesto pubblico di recarsi, a pochi giorni dal triste anniversario della scomparsa, davanti alla tomba per raccogliersi in preghiera ed affidare “allo sguardo misericordioso e medicale di Dio, capace di ogni perdono, tutta la storia di Elisa” deve finalmente avere la cura della sacrosanta verità, ben oltre le responsabilità accertate in sentenza e fino a disvelare anche l’indicibile religioso che pure aleggia nelle coscienze infelici e su cui cominciare con scuse evangeliche non guasterebbe affatto. Ora sappiamo da Bonhoeffer del rischio d’intendere il perdono come un semplice lasciar correre ed invece il perdono dopo l’esperienza della Croce pretende sempre d’avere verità sulle cose. Scrive Benedetto XVI:“Perdono è restaurazione della verità, rinnovamento dell’essere e superamento della menzogna…”

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