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PROVINCIA DI MATERA SARÀ MANCINI VS DE FILIPPO

All’ultimo minuto il centrosinistra trova la quadra, obbliga Albano al ritiro e impone la disciplina di partito. Ennesima mortificazione per Bennardi che sarà costretto a votare il candidato scelto da chi voleva mandarlo a casa

Il centrosinistra alla fine, proprio alla fine del tempo massimo concesso ha trovato la quadra sulla candidatura alla Presidenza della Provincia di Matera. E, così, per la successione a Piero Marrese ad Arturo De Filippo candidato del centrodestra con l’aggiunta di Italia Viva e Azione si contrapporrà il Sindaco di Pomarico Francesco Mancini. Entrambi gli schieramenti puntano, dunque, sulle aree interne ed evitano i comuni più grandi ma la scelta del Partito Democratico rischia di non essere scevra di condizionamenti.

L’ACCORDO SOLO ALL’ULTIMO MOMENTO

Come abbiamo detto nei nostri scorsi articoli la situazione nel centrosinistra era tutt’altro che fluida e semplice da risolvere. Alla contrapposizione interna tra Marrese e Cifarelli si aggiungeva la necessità di allargare il quadro della coalizione in modo da ottenere il supporto anche del Movimento Cinque Stelle i cui voti nel capoluogo di provincia sono tutt’altro che ininfluenti grazie al meccanismo del voto ponderato che, limitando l’elettorato attivo ai soli consiglieri comunali, attribuisce un peso differente a seconda del numero di elettori del Comune che si rappresenta. Il Sindaco Bennardi aveva provato a proporre uno scambio tra il sostegno al candidato del PD in cambio di un sostegno alla sua amministrazione da parte dei Dem. Incassato il no è stato costretto a fare da solo in Comune e oggi sarà obbligato a scegliere tra il centrodestra e il sostegno senza niente in cambio al candidato scelto u unilateralmente dal Partito Democratico. Uno schiaffo in pieno volto a Bennardi che dovrà dare senza ricevere pur essendo determinante per l’elezione del Presidente della Provincia. Le trattative, del resto, si devono saper fare ed evidentemente il M5S non aveva nulla di concreto da offrire nel momento in cui si trova nel cul del sac del “bere o affogare” senza la possibilità di proporre una propria candidatura neanche come ipotesi di negoziato. L’accordo raggiunto all’ultimo minuto, però, non lascia pochi strascichi all’interno del centrosinistra. L’area che fa capo a Marrese, infatti, fino all’altro ieri faceva quadrato intorno al Sindaco di Pisticci Albano sul quale ci sarebbe stata verosimilmente la facile convergenza del M5S. Solo ieri il Sindaco di Pisticci ha saputo che non c’era più la volontà del PD di sostenere la sua candidatura e che i “capi” del Partito avevano trovato la propria intesa intorno a Francesco Mancini. Una decisione che ha sorpreso molto il candidato in pectore che, quindi, tutt’altro che arreso alla decisione partitocratica ha provato fino alla fine a proporre una sua candidatura autonoma spaccando il fronte progressista tanto da obbligare i vertici del PD ad andare direttamente dai potenziali sottoscrittori per notificare l’incompatibilità tra il sostegno ad Albano e la permanenza nel PD. In pratica l’accordo dei vertici Dem è stato calato tanto sulla testa del M5S quanto su quella di Albano ed imposta con autorevolezza a tutti gli esponenti del Partito e del centrosinistra.

GLI EFFETTI DI QUESTA DECISIONE

E’ chiaro che non è possibile prevedere quali siano gli effetti di questa imposizione. Verosimilmente sia il M5S che i supporter di Albano con la coda tra le gambe e la dignità perduta sosterranno a spada tratta un candidato che non volevano e che devono subire. Verosimilmente non ci sarà alcun moto di orgoglio da parte di nessuno dato che la forza autocratica del Partito sarà in grado di imporre anche ai più riottosi le proprie decisioni. La partitocrazia, del resto, trova il suo fondamento proprio nell’incapacità dei territori di costruire classi dirigenti indipendenti dalle gerarchie di Partito. Da parte nostra sarà divertente constatare l’ennesima umiliazione che il Sindaco Bennardi e ciò che resta dell e truppe del M5S saranno costrette a subire passando sotto le forche caudine della decisione unilaterale del PD.

LA PARTITA È APERTA

Mai come questa volta, però, la partita appare aperta. Da un lato, infatti, la coalizione Bardi è riuscita a ripresentarsi alle elezioni provinciali di Matera con il centrodestra unito ad Italia Viva ed Azione, dall’altro esistono nei Comuni della Provincia tantissimi consiglieri comunali che non stanno con nessun partito o che, comunque, vivono la politica con la passione e l’indipendenza economica e professionale. Una situazione che potrebbe rendere molto fluido il voto e magari convincere qualcuno che la propria autonomia di valutazione non può essere coattata da un ordine delle segreterie di quello che fu il Partito Regione. Certo l’eventuale vittoria di De Filippo sarà legata alla capacità che il centrodestra, Italia Viva e Azione avranno di andare a convincere gli indecisi, di motivarli ad una possibilità di cambiamento e di insinuare il seme del dubbio su chi, invece, si sente legato all’appartenenza al M5S o al PD e, soprattutto, teme una eventuale vittoria della coalizione Bardi anche nella provincia di Matera. Si vota il 29 settembre, ci sono venti giorni che potranno servire per Mancini per compattare i suoi e per De Filippo e i partiti di riferimento per provare a convincere qualche indeciso. Piero Marrese vinse le ultime elezioni provinciali senza avversario e con un plebiscito. Questa volta la situazione è molto diversa.

Di Massimo Dellapenna

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