INCHIESTA CORRUZIONE LIGURIA GIOVANNI TOTI PATTEGGIA PENA 25 MESI CON 1500 ORE LAVORI SOCIALMENTE UTILI 84.100 EURO CONFISCA
«Fare un accordo non vuol dire necessariamente riconoscere le proprie colpe ma ritrovarsi a metà strada, anzi in questo caso molto oltre la metà. Le transazioni lasciano sempre l’amaro in bocca, vuol dire che da un lato non hai combattuto fino in fondo per rivendicare le tue ragione ed essere totalmente scagionato, ma che dall’altro hai la soddisfazione di aver riconosciute molte delle tue ragioni»
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INCHIESTA CORRUZIONE LIGURIA TOTI PATTEGGIA PENA 2️⃣5️⃣ MESI
CON 1️⃣5️⃣0️⃣0️⃣ ORE LAVORI SOCIALMENTE UTILI 8️⃣4️⃣1️⃣0️⃣0️⃣ EURO CONFISCA
❇️ CASO Giovanni Toti, ex presidente della Regione Liguria : REPORT con il supporto della stampa nazionale
Inchiesta corruzione, anche Toti chiede il patteggiamento
Per l’ex presidente della Regione la proposta è 2 anni e 1 mese sostituita da 1500 ore di lavoro pubblica utilità
{di Simone Gorla su RaiNews}
La procura di Genova ha dato il consenso alle proposte di patteggiamento di Paolo Signorini e Giovanni Toti. Si aspetta la decisione finale del giudice. Toti chiede di patteggiare per i reati di corruzione e finanziamento illecito. Per l’ex presidente della Regione la proposta è 2 anni e 1 mese sostituita da 1500 ore di lavoro pubblica utilità. Interdizione temporanea dai pubblici uffici. 84.100 euro di confisca. Nel secondo filone resta ancora indagato.
❇️ L’INCHIESTA
“Doppia corruzione e finanziamento illecito”. Toti patteggia con i pm e sconterà la pena con lavori di pubblica utilità: “Amarezza e sollievo | Le reazioni in politica
Svolta a sorpresa nell’inchiesta sulla corruzione in porto e in Regione. L’ex governatore rinuncia a qualsiasi difesa nel merito, potrebbe chiudere con 2 anni e 1 mese di pena e dovrà restituire il prezzo delle tangenti e sarà per quel periodo interdetto dai pubblici uffici
MARCO FAGANDINI, TOMMASO FREGATTI, MATTEO INDICE
Il Secolo XIX
🔹VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2024
Giovanni Toti si è accordato per un patteggiamento con la procura di Genova
Accetterà una pena di 2 anni e un mese e la confisca di circa 84mila euro: l’accordo dovrà essere accettato dal giudice dell’udienza preliminare
Venerdì l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha trovato un accordo con la procura di Genova per patteggiare una pena di due anni e un mese, a cui si aggiunge una confisca di 84.100 euro. Secondo l’accordo trovato attraverso il suo avvocato, Toti si riconoscerà colpevole dei reati di corruzione impropria e finanziamento illecito e la pena detentiva potrà essere sostituita con 1.500 ore di lavori socialmente utili. L’accordo prevede anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena.
L’accordo per il patteggiamento dovrà essere concesso e approvato dal giudice dell’udienza preliminare (gup) del Tribunale di Genova: al momento non è stata ancora fissata un’udienza. Toti ha commentato pubblicamente la decisione: «Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte».
Toti era al centro di un’estesa inchiesta della procura di Genova: secondo i magistrati avrebbe ricevuto tangenti in cambio di favori, in particolare la concessione di spazi del porto di Genova all’azienda di servizi portuali di Aldo Spinelli. Toti era stato messo agli arresti domiciliari il 7 maggio, si era dimesso da presidente della Liguria lo scorso 26 luglio e quindi aveva ottenuto la revoca degli arresti domiciliari il 1 agosto: le precedenti richieste di revoca erano state respinte dalla Procura per il pericolo di reiterazione del reato.
I magistrati accusano Toti di aver accettato finanziamenti per #74100euro (40mila nel dicembre del 2021, 30mila nel 2022, 4.100 nel 2023) attraverso il suo comitato elettorale a fronte di diversi impegni.
Il più rilevante riguarda il rinnovo per 30 anni della concessione del terminal chiamato Rinfuse (i terminal sono le aree del porto concesse alle aziende per gestire l’arrivo e la spedizione delle merci) a un’azienda partecipata dal gruppo Spinelli.
La pratica di rinnovo era bloccata dall’Autorità di sistema portuale del mar ligure occidentale.
Insieme a Toti, lo scorso maggio, erano state arrestate anche altre persone, tra cui lo stesso Spinelli e Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’autorità portuale che gestisce il porto di Genova.
Anche Signorini ha trovato un accordo con la Procura per il patteggiamento: pena di tre anni e cinque mesi, confisca di 100mila euro e interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Nell’indagine è coinvolto anche il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, che secondo la procura avrebbe accettato un finanziamento da Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, per il pagamento di alcuni spazi pubblicitari destinati alla campagna elettorale. Moncada avrebbe pagato la pubblicità elettorale in cambio dell’impegno di sbloccare due pratiche per l’apertura di due punti vendita a Sestri Ponente e Savona ferme negli uffici della Regione Liguria.
🔹COLPO A SORPRESA
Caso Liguria, Toti trova accordo con la Procura per patteggiare: due anni ma pena convertita in 1.500 ore di lavori socialmente utili
L’ex presidente della Regione: “Amarezza e sollievo per la fine di una vicenda tormentata”
L’accordo dovrà essere confermato dal gup. Anche Signorini patteggia
13 Set 2024 – 21:15
L’inchiesta per corruzione che ha sconvolto la Liguria potrebbe chiudersi a breve per uno dei protagonisti, l’ex presidente Giovanni Toti.
I suoi legali hanno trovato l’accordo con la Procura per patteggiare due anni e un mese.
Adesso però la decisione spetterà al gup che dovrà fissare una udienza. La pena che Toti patteggia con la procura verrà sostituita con lavori socialmente utili per 1.500 ore.
L’ex presidente della Regione ha così commentato l’accordo:
“Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte”
E ha precisato: “Un patteggiamento non vuol dire essere colpevoli”.
Nell’accordo tra i pm e l’avvocato Stefano Savi prevista anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena e la confisca di 84.100 euro.
I reati patteggiati sono corruzione impropria e finanziamento illecito.
Il commento di Toti
Dopo aver esposto i sentimenti contrastanti legati all’accordo sul patteggiamento, Giovanni Toti ha aggiunto: “Di fronte a questo finale, credo appaia chiara a tutti la reale proporzione dei fatti avvenuti e della loro conclusione, che pone fine alla tormentata vicenda che ha pagato una istituzione oltre alle persone coinvolte e che lascia alle forze politiche il dovere di fare chiarezza sulle troppe norme ambigue di questo paese che regolano aspetti che dovrebbero essere appannaggio della sfera politica stessa e non a quella giudiziaria”
Toti: “Un patteggiamento non vuol dire essere colpevoli”
“Un patteggiamento non vuol dire essere colpevoli, un accordo con la Procura vuol dire trovare una mediazione tra le loro accuse: quattro anni di inchiesta, intercettazioni e pedinamenti, si risolvono in qualcosa di molto derubricato rispetto a ciò di cui venivo accusato. Si dice che la montagna ha partorito il topolino, mi sembra che sia questo il caso”
Così l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti dopo la notizia del suo patteggiamento.
“Un accordo che riconosce moltissime delle nostre ragioni – sostiene Toti, – nessun atto illecito è stato compiuto, tutte le pratiche sono legittime, tutti i soldi donati al mio comitato sono stati usati per la politica e non per arricchimento personale. Resta, ad avviso dei pm, l’accusa di corruzione ambientale, ma se parlare con le imprese e portarle a investire quando le stesse sono finanziatrici della politica significa commettere un reato il problema non è di Toti, ma della politica. Non ho ammesso nessuna colpa e vedermi riconoscere dalla Procura tutto questo è già un successo”
L’ex presidente precisa anche che “mi prendo io un piccolo pezzo di responsabilità rispetto al collegamento tra quegli atti e i finanziamenti ricevuti dal Comitato Toti, per me del tutto legittimo e che non ha discriminato né aiutato nessuno. Ma qualsiasi accordo prevede che ci si incontri a metà strada: in questo caso, ero accusato di corruzione propria, impropria, traffico di influenze, falso… una serie di accuse che alla fine anche i pm hanno deciso che potevano essere derubricate in molto meno”
Anche Signorini patteggia Patteggiamento concordato con la procura anche per l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova Paolo Emilio Signorini. I suoi legali Mario ed Enrico Scopesi hanno concordato con la procura una pena di tre anni e cinque mesi e una confisca di poco più di 100mila euro oltre all’interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Anche in questo caso sarà il giudice per l’udienza preliminare ad accogliere la richiesta.
🔹Giovanni Toti verso patteggiamento, l’accordo è di 2 anni e confisca per 84.100 euro
L’ex presidente della Liguria, Giovanni Toti, patteggia una pena di 2 anni e 1 mese con 84mila euro di confisca, evitando il processo grazie ai lavori socialmente utili
Pubblicato: 13 Settembre 2024 17:22
Giorgia Bonamoneta
GIORNALISTA su QuiFinanza
L’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha raggiunto un accordo con la Procura di Genova per patteggiare una pena di 2 anni e un mese, con una confisca di 84.100 euro. L’accordo, se confermato, mette fine a un’inchiesta che dura da diversi mesi e che lo ha visto al centro di accuse legate a corruzione e finanziamento illecito.
🔺Accordo con la Procura:
cosa prevede il patteggiamento
Il patteggiamento, che dovrà essere ratificato dal giudice dell’udienza preliminare (gup) il prossimo 15 ottobre, consentirebbe a Giovanni Toti di evitare un processo che era già stato fissato per il 5 novembre.
Grazie alla legge Cartabia, la pena detentiva sarà convertita in 1.500 ore di lavori socialmente utili, con l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per la durata della pena.
Toti ha commentato la decisione, esprimendo un mix di sentimenti: “Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non convincere fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte”
L’ex governatore ha anche sottolineato che gli atti della pubblica amministrazione coinvolti sono stati pienamente legittimi, cercando così di minimizzare il peso delle accuse di corruzione.
🔺Quali sono le accuse?
Giovanni Toti era stato arrestato il 7 maggio scorso, nell’ambito di un’inchiesta che ha portato all’arresto di diverse figure chiave, tra cui Aldo Spinelli, imprenditore nel settore portual e Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’autorità portuale di Genova.
Secondo l’accusa, Toti avrebbe ricevuto tangenti in cambio di favori concessi all’azienda di Spinelli, tra cui il rinnovo della concessione di un terminal portuale per 30 anni.
Le accuse si concentrano su tre finanziamenti per un totale di 74.100 euro, erogati tra il 2021 e il 2023, a favore del comitato elettorale di Toti.
I magistrati sostengono che i contributi di 40mila euro nel 2021, 30mila euro nel 2022 e 4.100 euro nel 2023 sono stati mascherati come finanziamenti legittimi ma, in realtà, legati ad accordi corruttivi.
Il contributo finale di 4.100 euro sarebbe stato utilizzato per riservare posti a una cena elettorale.
Un’altra accusa di corruzione riguarda il pagamento di spazi pubblicitari da parte di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, per sostenere la campagna elettorale di Toti in cambio di favore relativi all’apertura di due punti vendita nella regione.
🔺Inchiesta sul ruolo di Spinelli e non solo
Anche Paolo Signorini, coinvolto nella stessa inchiesta, ha raggiunto un accordo con la Procura per patteggiare una pena di 3 anni e 5 mesi, con la confisca di 100mila euro.
Signorini è accusato di aver accettato tangenti da Spinelli, inclusi 22 soggiorni a Montecarlo pagati dall’imprenditore, che copriva anche le spese per le giocate al casinò.
Il futuro di Aldo Spinelli è ancora incerto: si parla di un possibile patteggiamento di circa 3 anni, ma la sua posizione rimane in fase di definizione. Spinelli e Toti sono stati posti agli arresti domiciliari per tre mesi a causa delle accuse e Toti ha deciso di dimettersi dalla presidenza della Regione Liguria lo scorso luglio per ottenere la scarcerazione.
🔺Toti, accordo con i pm per il patteggiamento, due anni e un mese per corruzione e finanziamento illecito:
“In me amarezza e sollievo”
L’ex governatore concorda con l’accusa anche una confisca di 84.100 euro, sconterà la pena con 1500 ore di lavori di pubblica utilità.
Via libera anche per Signorini.
Ora la decisione spetta al Gip
❇️ Svolta clamorosa e improvvisa nell’inchiesta per corruzione elettorale che ha travolto negli scorsi mesi la Regione Liguria
L’ex governatore Giovanni Toti si è accordato, attraverso il suo avvocato Stefano Savi, con la Procura di Genova per patteggiare una pena di due anni e un mese, da scontare tramite 1500 ore di lavori di pubblica utilità che andranno definiti prossimamente, e la confisca di 84.100 euro.
🔹Ora l’ultima parola spetta al Gip ma l’esito visto l’accordo tra le parti, appare scontato
🔹Ha trovato l’ok al patteggiamento anche l’ex presidente del porto di Genova Paolo Signorini: la pena di tre anni e cinque mesi gli dovrebbe permettere di evitare il carcere
Ancora non è chiaro l’orientamento dell’altro grande imputato, ovvero l’imprenditore Aldo Spinelli, anche lui a giudizio immediato come Toti e Signorini.
Toti era stato arrestato e messo ai domiciliari il 7 maggio e a inizio agosto era stato rimesso in libertà dopo le sue dimissioni formali da presidente della Regione Liguria, dove il 27 e 28 ottobre si andrà al voto, con le candidature di Andrea Orlando per il centrosinistra e del sindaco di Genova Marco Bucci per il centrodestra.
Il patteggiamento è riferito alle accusa di corruzione impropria e finanziamento illecito ai partiti. E naturalmente viene visto da prospettive molto diverse dagli inquirenti e dallo stesso Toti. Per l’accusa non può che essere considerato come un riconoscimento della bontà del lavoro svolto finora. Per l’ex governatore, invece «come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte».
Toti, assistito dal legale Stefano Savi, spiega poi che «resta quel reato “di contesto” definito corruzione impropria, legato non ad atti ma ad atteggiamenti, una accusa difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni»
🔹Patteggiamento per Toti: 1.500 ore di servizi sociali.
«Ma non ci fu corruzione»
Accordo con la Procura: condanna a 2 anni e un mese convertita in pena alternativa.
L’amarezza dell’ex governatore:
«Lasciato solo dalla politica»
Il Pd: «Avevamo ragione noi»
Chi ci ha parlato nelle ultime ore racconta di una decisione «sofferta», a lungo ponderata. Sulla quale alla fine ha prevalso la volontà di chiudere nel modo più rapido una…
🔹 Cosa c’è dietro il patteggiamento di Giovanni Toti: «Così riconosce i suoi reati»
14 SETTEMBRE 2024 – 05:04
di Alessandro D’Amato su OPEN
Il centrodestra: ci ha portato a gridare al golpe e adesso si accorda con i giudici? La replica dei totiani: è stato lasciato solo. Il nodo della non-candidata Ilaria Cavo
«Ma non era innocente?». La scelta di Giovanni Toti suona come uno schiaffo per il centrodestra. La decisione di andare al patteggiamento con la procura per le accuse di corruzione impropria e finanziamento illecito ai partiti pesa sulla campagna elettorale in Liguria. Che fino a ieri era impostata sulla difesa dell’ex governatore. E che oggi dovrà cambiare. Toti ha accettato una pena di due anni e un mese, commutata in 1.500 ore di lavori socialmente utili. Più la confisca di 84 mila euro, prelevati dalle casse del suo Comitato. L’imputato ricorda che patteggiare «non vuol dire essere colpevoli». Anche se è implicita l’ammissione dell’accusato. Esattamente quello che dice il candidato del centrosinistra alla Regione Andrea Orlando: «Si tratta di un implicito riconoscimento di responsabilità».
La riabilitazione
Se il tribunale darà l’ok al patto con la procura, Toti otterrà la riabilitazione completa. E la possibilità di tornare a fare politica e a candidarsi alle elezioni. Nel frattempo potrà tornare a fare il giornalista ma non potrà lasciare l’Italia. La sospensione dai pubblici uffici varrà finché la pena non sarà scontata. Sceglie la stessa strada anche l’ex presidente del Porto di Genova Paolo Signorini. L’accordo con la procura prevede tre anni e cinque mesi di pena. E presto potrebbe seguire la stessa strada anche Aldo Spinelli. Toti oggi spiega al Corriere della Sera che fare un accordo «non vuol dire riconoscere le proprie colpe ma trovarsi a metà strada. Anzi, in questo caso molto oltre la metà. Hai la soddisfazione di veder riconosciute molte delle tue ragioni». Dice di essere passato «da Al Capone ad aver parcheggiato l’auto in divieto di sosta». E dice che il sindaco di Genova Marco Bucci sapeva della sua decisione.
Non contentissimi
Mentre gli alleati di centrodestra vengono dipinti come «non contentissimi» della decisione. Ma lui ribatte accusandoli di averlo lasciato solo: «Non ho visto un lungo corteo accompagnarmi verso il Golgota. In tutta franchezza, quando mi sono girato con la croce sulle spalle ho visto il vuoto dietro di me». Ma Bucci, in un’intervista a Repubblica, dice l’esatto contrario: «Non sapevo nulla del patteggiamento, ma è una sua scelta. Per me come candidato non cambia nulla». Il sindaco in campagna elettorale anche se malato di cancro – e con la moglie che lo definisce «un incosciente» – ricorda che deve fare immunoterapia il 27 settembre e poi a fine ottobre: «Per il resto sono libero e faccio campagna elettorale». Intanto i retroscena dipingono un centrodestra spiazzato per la decisione dell’ex governatore.
Come l’ha presa il centrodestra
Tra i più irritati ci sarebbe Matteo Salvini, che ha dissimulato a fatica lo sconcerto.
A destra ci si interroga sulle ragioni di Toti.
E c’è chi la definisce una vendetta dell’ex governatore perché si è trovato solo.
E per non aver visto come premiata la scelta di non puntare su Ilaria Cavo, a lui vicina, come candidata contro Orlando.
La sua lista non correrà alle elezioni regionali. I candidati pensavano di confluire nella lista civica di Bucci.
Ma dopo quello che è accaduto potrebbe esserci un ripensamento.
«Giovanni ha passato mesi ad auto raccontarsi come martire della giustizia, ci ha portato a gridare al golpe, e ora patteggia? O voleva fare promozione al suo libro in uscita, o ha sbagliato»
è la voce più sentita.
Il Cerchio Magico totiano replica secco:
«Se i partiti del centrodestra si fossero schierati davvero con lui, allora sì, avrebbe potuto andare avanti e affrontare il peso di otto anni di processo: ma così chi glielo fa fare? Ha tutta la vita davanti per investire su altro»
🔹Toti, il patteggiamento a sorpresa e lo sfogo:
«Ero sul Golgota, mi hanno lasciato solo»
{di Giuseppe Guastella su Corriere della Sera}
14 settembre 2024
L’ex governatore della Liguria parla al «Corriere» dopo la decisione di patteggiare con la Procura:
«Sono vittima di leggi populiste»
Giovanni Toti si accende l’ennesima sigaretta sul terrazzo del suo avvocato dove spira un vento leggero, troppo freddo per la stagione.
Dall’arresto si proclama innocente. Ora decide di patteggiare. Perché?
«Perché sul piatto la Procura ha messo qualcosa di irrifiutabile a fronte della prospettiva di decenni di udienze per un giudizio immediato, un secondo e forse un terzo filone di indagine che avrebbero occupato un ventennio di vita personale e del Tribunale. La seconda ragione è perché i pm hanno sostanzialmente confermato che non c’era un atto illegittimo tra quelli che, secondo loro, sarebbero stati da me influenzati così come, evidentemente, erano legittimi i finanziamenti al Comitato Toti. Io mi ritengo innocente perché ho agito per l’interesse pubblico»
Qualcuno potrebbe pensare che se ha patteggiato Toti avrà fatto qualcosa.
«Fare un accordo non vuol dire necessariamente riconoscere le proprie colpe ma ritrovarsi a metà strada, anzi in questo caso molto oltre la metà. Le transazioni lasciano sempre l’amaro in bocca, vuol dire che da un lato non hai combattuto fino in fondo per rivendicare le tue ragione ed essere totalmente scagionato, ma che dall’altro hai la soddisfazione di aver riconosciute molte delle tue ragioni»
Quando le hanno proposto di patteggiare come ha reagito?
«Francamente, viste le prime conseguenze dell’inchiesta, e cioè i domiciliari di un governatore, le dimissioni, pensavo che i pm avessero la sensazione di una centrale di malaffare di vastissime proporzioni»
Che non è emersa.
«Come abbiamo sempre sostenuto. Non ho mai attaccato i magistrati e non lo farò, ma secondo me hanno interpretato male ciò che avevano. Si può sbagliare, ma se la vita politica di una regione e la vita di tante persone possono essere devastate da qualcosa che poi produce un accordo su 1.500 ore di lavoro socialmente utile io penso che sia il legislatore a dover intervenire. Se mi avessero chiesto di farne tremila senza tutto questo, l’avrei fatto ben volentieri. È il Parlamento che, in un clima di estremo populismo, ha prodotto le leggi che hanno causato tutto questo. Se la politica non avrà il coraggio di cambiare alcune situazioni resterà sempre succube di se stessa, non delle Procure»
Giudica questo patteggiamento un pareggio?
«No, una vittoria. Sono passato da essere Al Capone ad aver parcheggiato la macchina in divieto di sosta. La montagna delle accuse ha partorito un topolino»
In quattro mesi la sua vita è cambiata radicalmente.
«Per me, per la mia famiglia, per i miei collaboratori, ma è cambiata anche per una regione che aveva scelto un Governatore, una maggioranza e un indirizzo politico con obiettivi da perseguire»
Questa vicenda influenzerà la campagna elettorale.
«Spero di no. Spero che la politica capisca che quello che è accaduto in Liguria non riguarda solo una parte. In tutta franchezza, però, al netto di qualche particolare sensibilità, ho trovato un mondo politico rassegnato»
Si sente una vittima?
«Di leggi mal scritte, di una politica un po’ ipocrita e disinteressata»
Con chi ha condiviso la decisone di patteggiare?
«Con mia moglie, gli amici più stretti e le persone del cui giudizio mi fido, oltre che con i miei avvocati. Nessuno mi ha detto che sbagliavo»
Lo ha comunicato ai suoi alleati politici?
«Marco Bucci lo sapeva. Glielo ho annunciato alcune ore prima di firmare. Con gli altri alleati ci confronteremo»
Pare che non siano contentissimi.
«Invece dovrebbero esserlo. Rafforza la posizione di tutti»
Perché?
«Perché la Procura ha ammesso che erano legittime le pratiche e i finanziamenti di cui si sono giovate tutte le forze della nostra parte. Dovrebbero fare un monumento a Toti»
Forse un Toti martire sarebbe stato più utile di un Toti che patteggia?
«Non ho visto un lungo corteo accompagnarmi verso il Golgota. In tutta franchezza, girandosi con la croce sulle spalle, tranne qualche eccezione, dietro c’era un imbarazzante vuoto»
14 settembre 2024
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INCHIESTA CORRUZIONE LIGURIA GIOVANNI TOTI PATTEGGIA PENA 25 MESI CON 1500 ORE LAVORI SOCIALMENTE UTILI 84.100 EURO CONFISCA
Ministero della giustizia
🔹Lavoro di pubblica utilità
aggiornamento: 18 dicembre 2023
Il lavoro di pubblica utilità consiste nella prestazione di un’attività non retribuita a favore della collettività da svolgere presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti e organizzazioni di assistenza sociale o volontariato.
Il lavoro di pubblica utilità può riguardare sia soggetti liberi imputati che detenuti o internati.
– Il più ampio ricorso al lavoro di pubblica utilità avviene per soggetti liberi, è disciplinato dal d.m. 26 marzo 2001 ed è applicato con sentenza.
Il lavoro di pubblica utilità può essere svolto anche da detenuti ed internati, ai sensi dell’art. 20-ter dell’ordinamento penitenziario, secondo le medesime modalità previste dal d.m. 26 marzo 2001, dall’art. 21 comma 4 dell’ordinamento penitenziario e sulla base di apposite convenzioni stipulate ai sensi dell’art. 47 comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000 n. 230.
La prestazione di lavoro, ai sensi del decreto ministeriale 26 marzo 2001, viene svolta
a favore di persone affette da HIV, portatori di handicap, malati, anziani, minori, ex detenuti o extracomunitari
nel settore della protezione civile
nel settore della tutela del patrimonio pubblico e ambientale
in altre attività pertinenti alla specifica professionalità del condannato.
L’attività viene svolta presso gli Enti che hanno sottoscritto con il Ministro, o con i Presidenti dei Tribunali delegati, le convenzioni previste dall’art. 2 comma 1 del d.m. 26 marzo 2001, che disciplinano le modalità di svolgimento del lavoro, nonché le modalità di raccordo con le autorità incaricate di svolgere le attività di verifica.
La sanzione è stata introdotta dall’art. 54 del decreto legislativo 28 agosto 2000 n. 274.
Lo spettro di applicazione della sanzione è stato negli anni esteso a numerose e diverse fattispecie penali, che hanno configurato il lavoro di pubblica utilità come una modalità di riparazione del danno e di restituzione alla collettività, collegata all’esecuzione di diverse sanzioni e misure penali, che vengono eseguite nella comunità.
Attualmente, infatti, il lavoro di pubblica utilità trova applicazione anche:
– Nei casi di violazione del Codice della strada (C.D.S) previsti all’art. 186, comma 9-bis e art. 187, comma 8-bis del d.lgs.285/1992
L’art. 186 C.D.S. così come l’art. 187 C.D.S. del d.lgs.285/1992 prevedono la pena detentiva dell’arresto e quella pecuniaria dell’ammenda, che variano di importo a seconda della gravità delle circostanze indicate negli articoli medesimi.
Tuttavia, l’art. 186, comma 9-bis C.D.S. e l’art. 187, comma 8-bis C.D.S., prevedono la possibilità di sostituzione delle pene predette con l’effettuazione di lavori di pubblica utilità, in determinati casi.
Detta sostituzione può essere disposta dall’autorità giudiziaria anche con il decreto penale di condanna, se non vi è opposizione dell’imputato, oppure può essere concessa, a seguito di espressa richiesta dell’imputato, con la sentenza che chiude il procedimento, in particolare con la sentenza che applica la pena su richiesta ai sensi dell’art. 444 c.p.p. (patteggiamento).
– Nei casi di violazione della legge sugli stupefacenti ai sensi dell’art. 73, comma 5-bis, del D.P.R. 309/1990
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque commette uno dei fatti previsti dall’art. 73 del D.P.R. 309/1990 che, per i mezzi, la modalità o le circostanze dell’azione ovvero per la qualità e quantità delle sostanze, è di lieve entità, è punito con le pene della reclusione da sei mesi a quattro anni e della multa da euro 1.032 a euro 10.329.
Limitatamente ai reati di cui al presente articolo, commessi da persona tossicodipendente o da assuntore di sostanze stupefacenti o psicotrope, il giudice, con la sentenza di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell’art. 444 del codice di procedura penale, su richiesta dell’imputato e sentito il pubblico ministero, qualora non debba concedersi il beneficio della sospensione condizionale della pena, può applicare, anziché le pene detentive e pecuniarie, quella del lavoro di pubblica utilità di cui all’art. 54 del d. lgs. 274/2000, secondo le modalità ivi previste.
Con la sentenza, il giudice incarica l’ufficio locale di esecuzione penale esterna di verificare l’effettivo svolgimento del lavoro di pubblica utilità.
L’ufficio riferisce periodicamente al giudice.
In deroga a quanto disposto dal citato art. 54 del d.lgs. n. 274/2000, il lavoro di pubblica utilità ha una durata corrispondente a quella della sanzione detentiva irrogata.
Esso può essere disposto anche nelle strutture private autorizzate ai sensi dell’art. 116, previo consenso delle stesse. In caso di violazione degli obblighi connessi allo svolgimento del lavoro di pubblica utilità, in deroga a quanto previsto dal citato art. 54 del d.lgs. n. 274/2000, su richiesta del pubblico ministero o d’ufficio, il giudice che procede, o quello dell’esecuzione, con le formalità di cui all’art. 666 del codice di procedura penale, tenuto conto dell’entità dei motivi e delle circostanze della violazione, dispone la revoca della pena con conseguente ripristino di quella sostituita.
Avverso tale provvedimento di revoca è ammesso ricorso per cassazione, che non ha effetto sospensivo. Il lavoro di pubblica utilità può sostituire la pena per non più di due volte.
– Come obbligo dell’imputato in stato di sospensione del processo e messa alla prova ai sensi dell’art. 168-bis del codice penale, introdotto dalla l. 67/2014.
Nei casi di sospensione del procedimento e messa alla prova l’Ufficio di esecuzione penale esterna ha il compito specifico di definire con l’imputato la modalità di svolgimento del lavoro di pubblica utilità, tenendo conto delle attitudini lavorative e delle esigenze personali e familiari, raccordandosi con l’ente presso cui sarà svolta la prestazione gratuita. Il lavoro di pubblica utilità diventa parte integrante e obbligatoria del programma di trattamento per l’esecuzione della prova.
Nel corso dell’esecuzione, l’UEPE cura l’attuazione del programma di trattamento svolgendo gli interventi secondo le modalità previste dall’art. 72 della legge 354/1975, informa il giudice sullo svolgimento del lavoro di pubblica utilità, sulla necessità di eventuali modifiche o inosservanze che possano determinare anche la revoca della prova.
– Come obbligo del condannato ammesso alla sospensione condizionale della pena, ai sensi dell’art. 165 codice penale e art. 18-bis delle Disposizioni di coordinamento e transitorie del codice penale.
Secondo l’art. 18-bis delle Disposizioni di coordinamento e transitorie del codice penale, nei casi di cui all’articolo 165 del codice penale, il giudice dispone che il condannato svolga attività non retribuita a favore della collettività osservando, in quanto compatibili, le disposizioni degli articoli 44, 54, commi 2, 3, 4 e 6, e 59 del d.lgs. n. 274/2000.
– Come lavoro di pubblica utilità sostitutivo di pena detentiva breve (art. 56-bis della l. n. 689/1981).
Nel caso del lavoro di pubblica utilità sostitutivo, l’art. 56-bis della l. n. 689/1981 riprende la nozione contenuta all’art. 54, comma 2 d.lgs. 274/2000, definendolo come una “prestazione di attività non retribuita in favore della collettività da svolgere presso lo Stato, le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato”.
Il nuovo art. 56-bis disciplina il lavoro di pubblica utilità che, per la prima volta nel nostro ordinamento, viene introdotto quale pena sostitutiva della pena detentiva irrogata per qualsiasi reato in misura non superiore a tre anni.
Riguardo al luogo di esecuzione della prestazione lavorativa, si prevede che il lavoro di pubblica utilità sostitutivo debba essere svolto di regola nella regione in cui risiede il condannato.
Quanto alla durata, la prestazione deve consistere in non meno di sei e non più di quindici ore di lavoro settimanale.
Tuttavia, se il condannato lo richiede, il giudice può ammetterlo a svolgere il lavoro di pubblica utilità per un tempo superiore, non eccedente le otto ore giornaliere.
Ai fini del computo della pena, un giorno di lavoro di pubblica utilità consiste nella prestazione di due ore di lavoro.
Si specifica che la prestazione lavorativa non debba pregiudicare le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute del condannato.
In caso di risarcimento del danno o di eliminazione delle conseguenze dannose del reato, ove possibili, è prevista la revoca della confisca eventualmente disposta, salvi i casi di confisca obbligatoria.
L’articolo in esame demanda ad un decreto del Ministro della giustizia, d’intesa con la Conferenza unificata, la definizione delle modalità di svolgimento del lavoro di pubblica utilità.
L’art. 56-bis prevede che, in attesa dell’emanazione del decreto del Ministero della giustizia, si dovrà fare riferimento, per quanto compatibili, ai d.m. 26 marzo 2001 e d.m. 8 giugno 2015 n. 88, adottati, rispettivamente, per disciplinare le convenzioni atte a consentire lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità quale pena principale irrogabile dal giudice di pace e ai fini della sospensione del procedimento con messa alla prova dell’imputato.
Strumenti
Convenzioni, accordi, protocolli
Decreti e circolari
Legislazione
D.lgs. 285/1992
D.p.r. 309/1990
L. 67/2014
L. 689/1981