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«UNA CITTÀ CULTURALE È QUELLA CHE PRODUCE CULTURA»

L’intervista a De Ruggieri individuato da Bardi come referente del progetto “Zes cultura”. Il già sindaco di Matera: «Un vero e proprio progetto industriale che utilizza la cultura come lievito produttivo»

L’ idea nasce dalla volontà di consolidare e rilanciare l’esperienza di Matera Capitale Europea della Cultura, candidando la città e la Basilicata a luogo di produzione di cultura. Il progetto della “Zes cultura” lanciato dal presidente della Giunta regionale, Vito Bardi, punta a creare un modello unico in Europa, in grado di tradurre in opportunità di sviluppo la propensione culturale e creativa del territorio. La proposta – oggetto di un’interlocuzione con il Governo centrale e di interventi legislativi – può già contare su una figura a cui il presidente Bardi ha affidato il ruolo di referente. Si tratta di Raffaello De Ruggieri, già sindaco di Matera, tra i fondatori dello storico circolo culturale La Scaletta, intellettuale e profondo conoscitore della storia della città. Ed è proprio un aspetto storico a cui De Ruggieri fa riferimento quando spiega la genesi della “Zes cultura”: «Innanzitutto parliamo di un vero e proprio progetto industriale che utilizza la cultura come lievito produttivo. L’idea di insediare a Matera fabbriche della conoscenza risale al 1987. Non è, dunque, un’improvvisazione, ma una maturazione che dura da 40 anni. Tutto parte da una considerazione di fondo. Una città culturale – sottolinea De Ruggieri – non è quella che consuma o acquista cultura ma una realtà che produce, diffonde e scambia cultura. Il concetto di partenza, insomma, è la cultura come produzione e non come consumo». Sulla base di questo incipit si è arrivati a pensare alla “Zes cultura”? «Sì, ed è una tappa che completerebbe un percorso cominciato nel 1996 con il riconoscimento Unesco dei Sassi e proseguito nel 2014 con la designazione di Matera Capitale europea della cultura». La Zona economica speciale viene associata a stabilimenti industriali, a capannoni, a vantaggi localizzativi. Cosa c’entra tutto questo con la cultura? «C’entra perché, come dicevo, il nostro è un progetto prima di tutto industriale che produce cultura. Mutuando la logica delle Zes vogliamo che Matera non sia solo attraente per la bellezza del suo territorio, ma che abbia anche un appeal per le imprese». Come si può essere attrattivi anche per le aziende? «La Regione deve offrire a prezzi calmierati e politici gli spazi produttivi. E dobbiamo far trovare già una struttura pronta dove le imprese possono collocarsi. Non un bunker, ma una situazione logistica accattivante». Era la filosofia di Adriano Olivetti… «Proprio così. È stato un grande imprenditore ma anche uomo di cultura e sociologo. Ci ha insegnato che una bella fabbrica può essere più attraente per la scelta di un investimento. Nel 1955, a Pozzuoli, i suoi operai lavoravano con la vista sul golfo di Napoli e da quell’idea “olivettiana” è nato il richiamo a Matera e al borgo La Martella. Il cuore della “Zes cultura” è in otto ettari dove collo- care una “fabbrica giardino” nel mezzo di un parco verde. Qui la Regione creerà ulteriori vantaggi competitivi, a partire da un asilo nido e da una scuola materna all’interno dell’azienda, da un centro di ricerca da un’ampia area espositiva per i prodotti culturali». Di quali prodotti culturali sta parlando? «Pensiamo agli audiovisivi al cui interno sviluppare due settori in particolare, i videogiochi e i cartoni animati. Ma cultura è molto altro ancora. Anche il cinema, l’editoria, la moda, il made in Italy, l’artigianato di qualità a cui agganciare aree di alta formazione per chi deve lavorare nella fabbrica». Più imprese più lavoro. Ritiene che la “Zes cultura” possa determinare importanti ricadute sull’occupazione? «Ne sono convinto. Oggi le imprese culturali e creative chiedono al Governo nazionale di attivarsi sul fronte della formazione perché per tenere in piedi la produzione hanno bisogno di 362mila profili professionali».

Rosamaria Mollica

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