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AD ACERENZA DIBATTITO CONTRO LO SPOPOLAMENTO

Ottimi riscontri per il convegno dal titolo “Rimedi allo spopolamento delle aree interne della Basilicata”

Si è tenuto ad Acerenza presso la Sala Consiliare dell’Unione dei Comuni “Alto Bradano” il convegno dal titolo “Rimedi allo spopolamento delle aree interne della Basilicata” organizzato dall’Istituto di Studi sul Mediterraneo CNR-ISMed in collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno, DISA-MS. Il convegno ha visto la partecipazione del Presidente della Giunta regionale, Vito Bardi, di Alfonso Morvillo Direzione generale per la Programmazione e la Gestione delle Risorse strumentali e Finanziarie della Regione Basilicata, di Gianpiero Perri Capo di Gabinetto Presidenza Giunta Regio- ne e di Antonio Nicoletti, Direttore APT Basilicata oltre a diversi relatori di diverse Università italiane e straniere, con l’obiettivo di presentare lo studio effettuato sulle aree interne della Basilicata e sui possibili rimedi allo spopolamento delle stesse. A fare gli onori di casa il Sindaco di Acerenza e Presidente dell’Unione dei Comuni, Fernando Scattone che nel suo intervento iniziale ha voluto «ringraziare e dare il benvenuto ai tanti ospiti che hanno raggiunto Acerenza che insieme ai paesi limitrofi e associati nell’Unione, rientra in quel 72% di quei piccoli Comuni italiani che contano meno di 5000 abitanti che contribuiscono a far brillare l’Italia con il loro patrimonio artistico, culturale e ambientale. I nostri borghi offrono ai visitatori una sequenza monumentale ed ambientale eccezionale, con dei centri storici importanti e storici che impegnano tutti noi nella quotidianità a renderli sempre più accoglienti e gradevoli ai visitatori. Ci troviamo volutamente nella Sala Consiliare della nostra Unione dei Comuni “Alto Bradano” – prosegue il Sindaco- che racchiude ben 8 comuni, la prima unione dei Comuni della Regione Basilicata, Acerenza, Banzi, Cancellara, Forenza, Genzano di Lucania, Palazzo San Gervasio, San Chirico Nuovo e Tolve, con tanti servizi gestiti da an- ni. Unione dei Comuni che tra l’altro coincide territorialmente con l’area terna Alto Bradano cosi come definita dal governo centrale e regionale, otto comuni che si apprestano a chiudere la precedente strategia delle aree interne e a programmare la nuova». Il tema oggetto dello studio presentato ad Acerenza, «presuppone la conoscenza di dati e proiezioni, purtroppo nefaste sulla popolazione, che nel 2050 parlano di morte demografica per interi comuni. Da sindaco di una piccola comunità -sottolinea Scattone- con ben 9 anni di attività amministrativa ritengo di poter affermare che dove ci sono i servizi gli abitanti ritornano». Per evitare il peggio servono, evidentemente, iniziative urgenti e investi- menti mirati: «reti di connessione, trasporti, cultura, sanità, educazione. La qualità dei servizi nei piccoli paesi deve essere uguale a quella di chi abita nei centri più grandi – spiega il Primo cittadino, in questo contesto, possono trovare un terreno fertile anche i progetti di accoglienza e di integrazione degli stranieri richiedenti asilo e dei rifugiati che possono diventare un valore aggiunto. Tra le misure nazionali di contrasto allo spopolamento, un posto di sicuro rilievo è occupato dalla Strategia nazionale per le Aree interne, che mira a contrastare la marginalizzazione delle aree più interne del Paese. A una ratio non dissimile è pure ispirata la Strategia nazionale delle Green Community». Il “Rapporto di ricerca sullo spopolamento delle aree interne della Basilicata: possibili rimedi per l’inversione dei flussi migratori” è il contributo finale del progetto che ha visto impegnati ricercatori ISMed ed UNISA nel dibattito scientifico specialistico ma al contempo inter/transdisciplinare del- lo spopolamento delle aree interne/marginali della Regione sulla scia di una armatura di politiche europee, nazionali, regionali atte a contrastare/mitigare l’impoverimento socio-economico-culturale-demografico con azioni mirate di rilancio territoriale, e nasce con l’obiettivo di verificare la sussistenza di condizioni per invertire il trend migratorio dalla campagna alla città avviato negli anni ’50. Le conclusioni a cui si è giunti hanno dimostrato che le condizioni per un definitivo cambio di rotta non si sono ancora verificate. I lucani nelle città del nord o dell’estero sono mediamente soddisfatti del tenore di vita e si sentono realizzati rispetto alle condizioni di partenza. Le seconde e le terze generazioni dei migranti lucani degli anni ’50 sono poi stabilmente inseriti per cui i nuclei familiari hanno ormai sviluppato altre solide radici. Dalla ricerca emerge anche la ritrosia dei non lucani a “cambiare vita” e a trasferirsi dalla città in borghi belli, accoglienti ma sconosciuti. Non mancano però i segnali di positivo interesse per la vita nelle aree interne, manifestati in una serie di azioni che dimostrano di privilegiare uno stile di vita sano e maggiormente in sintonia con la componente culturale- paesaggistica. Cooperazione territoriale organizzata, quindi, allargata in ambiti culturali, formativi, comunicativi, può essere, in conclusione, definita la formula che consente di contrastare nel modo più efficace lo spopolamento delle aree interne della Basilicata.

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